Capitolo 67

395 24 1
                                    


Le sue mani erano sporche di sangue...
Aveva ucciso un uomo.
Il suo carceriere...
Quello che un tempo era il suo capo...
Era libera, ma gli incubi la tormentavano.
Eppure, era lei quella che aveva subito violenza legata a delle catene.
Il rimorso la stava logorando.
Era diventata un'assassina!.

Sarim in quelle settimane guardava sua moglie o per meglio dire ció che ne era rimasto.
La dolce, ardita e sensuale Sami era scomparsa.
Lasciando il posto a una Sami vuota silenziosa, tormentata...
Non dialogava con nessuno e e il suo sguardo era perso nel vuoto.
No. Cosí non andava.
Doveva fare qualcosa.
Ma cosa si chiese?

"Sami... Torna alla realtà, non puoi continuare cosí.
Tuo figlio ti reclama.
Non hai voglia di stare in giardino con lui?"

Lei si voltó verso di lui, "se solo tu non mi avessi rifiutata in America quel bastardo non mi avrebbe rapito...
Fai il marito premuroso... Ma tu per primo hai dato un ballo per trovare moglie!
Mi fai schifo!
E nel frattempo dentro me cresce per la seconda volta un figlio tuo...
Vorrei non averti mai incontrato
Gran Sultano...
Sei solo fonte della mia sofferenza.
Mi hai abbandonata come un cane radagio e ora vorresti rientrare nella vita come se niente fosse. "

"Sami io... Ho sbagliato peró sappi che ti amo. E non c'è stato giorno che non credessi di impazzire non sapendo se tu fossi viva o meno. Tu sei il mio veleno ma sei anche il mio antidoto. Io ... Spero che tu un giorno mi possa perdonare. Ma devi capire che ora come ora con un altro figlio in arrivo non posso lasciarti andare."

Lei fece una risata amara ," non puoi o non vuoi? Non mi ami perché di questo ne sono sicura!"

Sarim quella sera guardava fuori dalla finestra e senza accorgersene per la rabbia aveva strappato le tende.
Quando vide la stoffa tra le mani si scusó con le e usci dalla stanza.

La mattina seguente bussarono alla porta.
Sami non rimase sconvolta dal vedersi comparire Yami...

" Mia cara come stai? Ti stai riprendendo?
E quel zuccone di marito che ti ritrovi ti tratta bene?
Dimmi di si o lo sfido a duello seduta stante!"

"Oh... Yami quante domande.
Solo tu hai il potere farmi sorridere."

"Be... L' intenzione era quella mia dolce donzella. Ma noto che qualcuno ha litigato con le tende... E penso di sapere il nome."

"Credo di aver sposato l' uomo sbagliato, tu si che ci sai fare con le donne."

"Ti sbagli, Sarim durante la tua scomparsa era diventato intrattabile e fragile allo stesso tempo.
Sami, lui ti ama..."

"Io non posso accettare il suo amore mi spiace."

"Perché tra di noi ci sarebbe sempre Jeck!
Anche se è morto!
Non capisci!
Finiremo con l' odiarci e io non voglio... Non posso lo amo troppo ...

"Non pensi che questo debba deciderlo io..."

Sami alzò il viso dal cuscino dove stava piangendo e nella stanza non vide più Yami ma Sarim.

"Tu mi appartieni, dal giorno in cui i miei occhi si sono possti su di te.
Non sfuggirmi perché sarebbe inutile. Bocca di rosa."

"Tu credi di amarmi, ma la tua e solo possessione.
Quando staremo. Insieme tu mi vedrai sempre come uno scarto di Jack!"

"Ho avuto modo di riflettere e il mio amore vince su tutto!
Non riesco a stare senza di te.
E ti garantisco che fissando te vedrò: il tuo splendido corpo, i tuoi magnifici occhi, i tuoi setosi capelli, e le tue dolci labbra..." dove lui si avventó senza permesso.

Doveva sentirsi violata, infondo lui non aveva chiesto l' accesso.
Ma... Quelle braccia la facevano sentire a casa.
L' odore di lui la faceva sentire a casa...
Forse. Avevano ragione sia Sarim che Yami.
Doveva lasciarsi andare e ritrovare la felicità!
Quella parola le sembrava qualcosa di cosí raro...

Una Sposa Per Il Gran SultanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora