Capitolo 84

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"Ti prego, io..." disse Gin in preda all'angoscia.
"Tu cosa? Cosa vuoi dire... Che non è colpa tua e che non lo sapevi? Che non avresti mai immaginato tutto quello che è successo?!!!" la interruppe duramente Nancy.
"Io..." Gin si inginocchiò a terra disperata piangendo e portandosi le mani al viso.
"Sei una piagnucolona, un'incidente che avrei dovuto eliminare fin da subito!!!".

Quelle parole erano come delle pugnalate al cuore, era tutto ciò che aveva sempre pensato: era stata solo un peso e una delusione per sua madre ed era anche responsabile della sua morte. Aveva capito fin da subito che sua figlia sarebbe stata un'amazzone e sarebbe poi stata perseguitata per il suo sangue.
Che senso aveva la sua vita se era solo un pericolo per tutti coloro che la circondavano?
Forse era un bene che fosse morta, in questo modo non ci sarebbe stata più alcuna possibilità di guerre e non avrebbe più potuto nuocere a nessun'altro. Dean sarebbe stato al sicuro, si sarebbe rifatto una vita e col tempo meglio ancora l'avrebbe dimenticata. Preferiva saperlo vivo, al sicuro ma lontano, lontano da lei e da quelle sue origini maledette.

"Cosa c'è... Ti ho ferita? Cosa ti aspettavi eh?! Un abbraccio? Conforto dalla tua mammina?! Guardami! Sono all'inferno!" continuò ad infierire Nancy.
"Ti prego... Basta..." supplicò Gin.
"Basta?! BASTA MI STAI CHIEDENDO?! I DEMONI MI TORTURANO OGNI MINUTO, OGNI ORA, OGNI MALEDETTO GIORNO CHE PASSO QUA! DOVRESTI ESSERCI TU AL MIO POSTO! SEI UN MOSTRO GINEVRA!!!".
Gin perse nuovamente i sensi iniziando a scivolare in una lenta agonia dove tutto era nero e non vedeva alcuna via d'uscita.

"Ginevra... Ginevra reagisci..." una voce femminile la fece rinvenire in un altro luogo a lei familiare.
Era davanti alla casa di Jake, quella era la casa dove aveva vissuto con lui gli anni più belli della sua infanzia e adolescenza, ma era anche il posto dove lui morì, Gin lo mise in vendita subito dopo.
"E adesso cosa ci faccio qui? Questo è veramente il mio inferno" pensò tra sé.
Tutto era come lo aveva lasciato: in giardino c'era una vecchia quercia quasi del tutto spoglia con le foglie a terra, c'erano l'altalena e lo scivolo dove giocava quando era piccola, la cuccia di Dylan il cane di Jake.
La casa a due piani era un po' trasandata da fuori, aveva una veranda all'ingresso e il garage a fianco dove Jake svolgeva la sua attività di meccanico.
Gin si recò proprio lì al garage, vi entrò e subito fu invasa da quel caratteristico odore di oli lubrificanti, benzina e attrezzi da lavoro che conosceva bene.
Dentro c'era parcheggiata la sua Ranger ma aveva un aspetto diverso, era vecchia e trascurata come quando l'aveva acquistata.
Lì dentro con Jake aveva imparato tutto sulla meccanica delle auto, passò tantissime ore ad aiutarlo, per lei era la cosa più bella che ci potesse essere, ma tutti i ricordi più belli che aveva vennero ben presto spazzati via dalla scia di sangue che trovò proprio lì.

Aveva 18 anni, stava per diplomarsi e un sabato sera era uscita con Maya e Kate per andare a ballare, usarono la macchina di Maya pertanto la Ranger restò al garage.
Tornò a notte fonda, quando scese dall'auto tutti i suoi sensi da amazzone, che si stavano sviluppando già da tempo, la misero in allerta.
Il portone del garage era aperto e tremolavano alcune luci all'interno, appena varcò la soglia trovò un grandissimo caos ovunque: i carrelli con gli attrezzi e molti scaffali erano rovesciati a terra, poi il suo sguardo si soffermò sulla sua Ford, un lato della portiera era macchiata con diversi schizzi di sangue e sul pavimento c'era una scia che andava dietro la macchina. Gin non camminava, in quel frangente fluttuava in quella direzione, il suo corpo si muoveva senza che lei se ne rendesse conto, la sua mente era confusa e spaventata e, quando lo vide steso a terra immobile e senza respiro, si paralizzò dallo shock.

Gin stava rivivendo in pieno quel ricordo: "No... No... Non può essere vero.... JAKEEEEEE!!!!".

L'Amazzone E Il CacciatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora