Capitolo 91

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Gin si svegliò completamente sudata e indolenzita, gli occhi fecero fatica ad adattarsi al buio di quel luogo schifoso dove era tenuta prigioniera.
Era appesa con le mani legate in alto, le gambe e i piedi invece erano liberi e penzolanti.
Appena sotto appoggiata per terra c'era una ciotola in legno con qualcosa dentro di non ben definito che stava bruciando, era posta in modo che il fumo andasse proprio in direzione del suo viso; doveva trattarsi di un altro maleficio per debilitarla.
Dopo qualche minuto realizzò che era finalmente uscita da quell'incubo, difatti si rese conto della presenza dell'anello al dito e dei bracciali sotto le maniche del giubbino in pelle.
"COME HAI FATTO A LIBERARTI!!" inveí brutalmente la strega.
Quella creatura infernale finalmente si rivelò: aveva i capelli lunghi e radi, sporchi e di un colore tra il marrone il grigio, la pelle grigia e raggrinzita, le pupille completamente nere e malvage, emanava un terribile olezzo di marciume. I pochi denti rimasti erano neri, le mani esili e sudice, era un orrore, una creatura della peggior specie che andava eliminata senza nessuna pietà.
"VOGLIO SAPERE COME HAI FATTO! QUEI DANNATI GINGILLI CHE HAI COSA SONO? EMANANO UN'ENERGIA POTENTE, LA VOGLIO TUTTA! TI STRAPPERO' IL CUORE DAL PETTO E LO DIVIRERO' MENTRE STARÀ ANCORA PULSANDO!!!" urlò la strega infuriata mentre afferrava un coltello per scagliarsi contro la cacciatrice.
Gin, dopo tutto quello che aveva subito, finalmente era libera e non aveva alcuna intenzione di subire altre torture.
Si levò in aria con le gambe e, appena la strega fu vicina, la colpí fortemente sul torace facendola rotolare indietro fino a scontrarsi contro un tavolo pieno di porcherie che solo un mostro del genere poteva avere.
La corda ai polsi era legata stretta ma Gin era molto abile e riuscì a liberarsi nonostante si lacerò la pelle.
Corse verso il suo zaino e trovò tutte le sue armi, prese un pistola e il suo coltello d'argento.
La strega la sorprese da dietro afferrandola per il collo, la cacciatrice di dimenò per farla atterrare ma senza risultato, così impugnò la pistola che era caricata anch'essa con proiettili in ferro e argento, le sparò ad un fianco ma nonostante il lamento per il colpo subito ancora non cedeva.
Indietreggiò e la sbatté violentemente più volte con i muri finché finalmente cadde a terra tramortita. Quello fu il momento propizio: impugnò il coltello e glielo ficcò nel cuore come se fosse un paletto.
La strega non si mosse più sembrava morta, ma l'amazzone non abbassò la guardia, sapeva che sarebbe finita solo quando l'avesse bruciata come le aveva spiegato Sam.
Prese del fil di ferro e della corda e le legò le mani dietro la schiena e i piedi, la incappucciò e la avvolse per intero in un sacco.
Vide delle taniche di benzina, la sparse per tutto il covo e gli diede fuoco, nessuno doveva trovare i resti di quel posto maledetto.
Si caricò sulle spalle il corpo della strega e corse via, fuori da quell'inferno.
Quando uscí fuori era notte fonda, non aveva idea di che giorno fosse, chissà quanto tempo era rimasta lì sotto.
Fuori nel parcheggio c'era l'auto di Kate, la aprí per prendere il sale che aveva portato da casa sua e lo sparse nel baule sopra un telo di plastica, poi vi gettò dentro la strega e richiuse il bagagliaio.
Partí subito per le rovine in mezzo ai boschi, guidava velocemente con tutta l'energia che le era rimasta e con la massima concentrazione, quella maledetta stava ancora tentando di entrarle nella mente per farla sbandare fuori strada.

Finalmente arrivò dopo un viaggio che le sembrò interminabile.
Prese della legna, il sale e il ferro e accese subito il fuoco sacro, poi in un impeto di rabbia afferrò la strega e come se fosse un sacco della spazzatura la gettò in mezzo alle fiamme.
Quella creatura mentre ardeva iniziò ad emettere dei versi terribili e diabolici, un fumo più nero della notte di levò in aria e piano piano che le fiamme consumavano il suo corpo, anche l'energia emanata del suo anello andò calando.
Gin con quel gesto non bruciò solamente quell'essere demoniaco, ma anche tutte le paure, le angosce e il dolore che la perseguitavano da tanto tempo.
Era un'altra, era diventata più forte, più determinata che mai, non avrebbe permesso più a nessuno di farle del male in quel modo.
Guardò il cielo stellato, si toccò il bracciale in pelle e disse: "Ovunque tu sia, grazie Dean".

L'Amazzone E Il CacciatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora