Capitolo 57

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POV di Miriam:

Apro la porta di casa ed entro. “Sono a casa!” dico, ma nessuno mi risponde. Curiosa, chiudo la porta e poi mi dirigo in cucina. Mentre cammino, un odorino che mi fa venire l’acquolina pervade l’intera stanza. L’odore proviene dal forno, mi avvicino. Guardo dal vetro del forno e vedo il mio piatto preferito al forno. I maccheroni al formaggio! Wow. Penso subito. Mio padre si è proprio superato questa volta. Chissà dov’è.. mentre continua a guardare quella delizia sento qualcuno che è nella stessa stanza.

“Ben tornata signorina” mi giro di scatto. È mia nonna. Aspetta… mia nonna?!

“Nonna..” dico sorpresa “Che ci fai qui?”

“Beh..” si avvicina al forno prendendo poi due presine “Tuo padre ha ricevuto una chiamata urgente dal lavoro e perciò mi ha chiesto di cucinarvi qualcosa ed eccomi qua insieme al nonno” dice controllando la cottura della pasta. Sospiro un po’ triste. Mi sarebbe piaciuto stare un po’ con papà, visto che non capita spesso.

“Oh capisco..” dico facendo un piccolo sorriso. Mia nonna sa che tengo tanto a papà.

“Tranquilla tesoro.. sarà a casa per cena” dice sorridendo per farmi tornare il sorriso.

“Si.. hai ragione” dico guadandola e ricambiando il sorriso. Mi guarda intenerita sorridendo. “Dov’è il nonno?” le chiedo poi.

“Oh beh.. credo sia in veranda a leggere un giornale..” dice ridacchiando. Beh.. mio nonno fa sempre le stesse cose.. non è “originale” ecco perché ride, mia nonna. Mi unisco a lei. Dopo qualche secondo ancora, sento scendere qualcuno dalle scale. Mi giro e vedo che è Ginny. Subito, mi volto come se niente fosse. Lei scende con lo sguardo basso e non credo mi abbia visto. Appena scende dalla scale, non sento più i suoi passi. Sicuramente si sarà fermata a guardarmi, ma io faccio finta di niente..   

“Oh.. nonna” dice quasi imbambolata per poi andare verso di lei e abbracciarla.

“Oh ciao tesoro” dice mia nonna dolcemente dandole un bacio sulla fronte. Gli sorride. Continuo a fare finta di niente..

“Sei a casa Miriam” mi dice con un filo di voce. Io fisso un quadro, senza risponderle. Poi, dopo ancora qualche secondo, decido di andarmene da quella stanza: è una tortura. A passo svelto salgo le scale e mi dirigo in camera mia.

Apro la porta, entro e selvaggiamente la sbatto, continuando a raggiungere il letto dove poi mi butta a pancia in giù. La porta non sbatte, credo si sia inceppata con qualcosa ma non mi importa, ho la testa sprofondata su un cuscino e le lacrime di rabbia scendono sole, seguite da singhiozzi. Inoltre con questi capelli sparsi per tutto il cuscino non vedo niente. Poi, sento una voce.

“Miriam…” riconosco quel filo di voce. Subito alzo leggermente la testa dal cuscino e fisso il muro spalancando gli occhi. Il mio pianto si placa e anche i singhiozzi, ma non mi giro, rimango immobile. È Ginny.

Dopo qualche secondo di silenzio, sento che cautamente chiude la porta e si avvicina al mio letto, sedendosi. Io rimango ferma come prima, senza muovere un muscolo ma le lacrime, anche se silenziose, scendono.

Sento che dopo qualche secondo, singhiozza anche lei. Mi viene un colpo al cuore.

“Miriam…” continua a dire per ottenere la mia attenzione “Mi guardi?” dice con voce tremante. Posso sentire che sta piangendo anche lei. Ma non mi volto.

“Miriam, ti prego…” dice con voce  cauta supplicante. Continua a piangere. Dopo qualche secondo di silenzio, decido di voltarmi. La guardo. Subito noto i suoi occhi azzurrissimi e i suoi contorni rossi. Singhiozzo senza dire niente. Suppongo che anche i miei siano così, in questo momento. E devo dire che non è un bello spettacolo. Giuro che in sedici anni di vita, non l’ho mai vista piangere: è sempre stata una ragazza forte moralmente, molto più forte di me. Ci guardiamo singhiozzando entrambe. Vorrei stringerla ma non c’è la faccio. Non riesco neanche a parlare. Mi sento il mondo addosso. Spezza il silenzio.

Inevitable»h.s REVISIONE IN CORSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora