Capitolo 65

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POV di Nathan:

Quell’Horan.. adesso si ci mette anche lui? Giuro che se non mi sfogo con qualcuno o con qualcosa tiro un pugno al primo che vedo. Sono ragazzi anche loro.. dovrebbero capire che quando uno di loro fa così non vuole rotti i coglioni.. ma forse non ci arrivano.. troppo arretrate le loro mentalità maschili..

Ho le mani in tasca, lo sguardo basso e sento brezze di freddo. E’ già da un po’ che ho questi momenti acidi.. da quando il mio cuore non batte vicino a quello di Miriam.. il mio problema è lei.. non ho mai provato qualcosa del genere e soprattutto non è mai durato così.. tanto, ecco. Poco fa stavo leggendo dei messaggi: l’ultima nostra conversazione risale a un mese fa.. quando ancora mi chiamava amore.. vorrei riportare il tempo indietro e ricominciare.. solo questo. Ma non si può, devo pensare al presente. Che mi serva da lezione. Era lei che colorava le miei giornate grigie. Era lei che copriva il freddo in caldo. Era lei che trasformava la mia acidità in amore. Wow.. che effetti questa ragazza su di me…

 Beh.. non mi è nuovo questo posto. Ecco perché non mi attrae più di tanto. Sono venuto una decina di volte qui ad Oslo, insieme ad Amanda. Quando stavamo ancora assieme, una volta al mese faceva un viaggio in Europa e mi portava sempre con lei e qui ci siamo venuti spessissimo e abbiamo alloggiato più volte in questo Hotel e quel letto che ho scelto d’istinto è stato sempre il mio e non voglio che lo abbia Styles né tanto meno Horan, adesso. Quella stanza è stata una delle tante dove io e Amanda abbiamo superato noi stessi, una notte. Là ero ancora un ragazzino. Non potevo capire a cosa andavo incontro.

Sono arrivato quasi alla fine del lungo corridoio e mi chiedo quale sarà la stanza di Miriam, ho sentito che è con Amanda, spero si trovi bene. Ho bisogno di stare solo.. in un posto che solo io conosco.. il 4° piano dell’hotel. Salgo le scale facendo attenzione se qualcuno è nei paraggi. Perfetto. Non c’è nessuno. Proseguo. Senza fare rumore raggiungo il 4° piano e prendo le chiavi appese al muro. Non so perché le mettano lì ma meglio per me. Le prendo e con cautela apro la porta che c’è davanti a me. Ecco che mi ritrovo in una super veranda dove c’è un panorama spettacolare. È giorno ma.. niente può ostacolare il così tanto bel vedere. L’aria è fredda ma della neve nessuna traccia. Forse domani spunterà qualche fiocco nel pomeriggio. I capelli sono spostati continuamente dai soffi di vento che mi trascinano ma non mi muovo. Mi appoggio al muretto e guardo l’orizzonte. Il mare che credo assomigli ai miei occhi. Il magnifico porto che ricordo ancora. I palazzi, i bambini al parco che giocano, le viuzze e le case con quelle forme particolari. C’è così tanta differenza dall’America.. forse, se qui mi sento diverso, è perché l’America per quanto sia bella, è troppo incasinata, proprio come me e non mi fa bene. È troppo “giusta” per me e per il mio carattere. Questo mi rende tutto difficile.. forse, per dimenticarmi di tutto e di tutti, ho bisogno di starmene un po’ per i fatti miei dove voglio.. e credo che qui, sarebbe perfetto… per dimenticare Miriam, sarebbe perfetto…

Dopo altri 10 minuti di silenzio, guardo l’ora. Meglio che scenda. Non voglio che i prof non mi trovino in stanza..

**

[2° giorno di gita, a pranzo]

“Ragazze, secondo voi che si mangia oggi?” chiede Benny mentre ci incamminiamo verso il ristorante accanto all’hotel.

“Non ne ho idea ma dalla mia stanza sentivo un odore tipo di..”

“Patatine fritte e Hamburger” continua Sonia, la cugina di Benny.

“Si proprio così” ribatte Benny.

“Beh.. sinceramente non m’importa” dico sorridendo.

“Sei la solita..” dice Vale “Come fa a non piacerti il cibo? Io mi ci sposerei all’istante!” ridiamo.

“Beh.. non siamo tanto amici.. tutto qui” rispondo facendo una smorfia. Le altre ridono. Incrocio lo sguardo di Ginny che nel frattempo parla con Diana. Faccio una smorfia e mi giro di nuovo.

Inevitable»h.s REVISIONE IN CORSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora