Capitolo 49

3.4K 86 0
                                    

Chloe

Quando esco dal bagno, già vestita e profumata: ritorno in camera mia e mi affaccio fuori dal balcone. Il vento mi scompiglia i capelli sciolti, portandomeli dietro l'orecchio.
<<Sei bellissima>> sussurra Dylan al mio orecchio, abbracciandomi da dietro.
Inclino la testa da un lato e continuo a guardare la vista. <<Grazie>> rispondo tranquilla, <<stai bene?>> chiede sporgendosi in avanti per vedermi, <<si>> rispondo senza incrociare il suo sguardo. Sospira e si posiziona davanti a me, impedendomi di continuare a vedere il panorama. <<Sei una pessima bugiarda Chloe, dimmi che hai>> mi ordina. Alza entrambe le mani e le posiziona tra il mio collo e la mia mandibola. Successivamente porta i palmi delle mani sopra le mie guance, e mi accarezza quest'ultime in un modo lento e dolce. <<Sono un po' giù>> confesso, <<per cosa?>> chiede aggrottando la fronte, e nel mentre continua ad accarezzarmi le guance.
<<Mi dispiace per come ti ha trattato mia madre oggi... Quando mi ha detto che te ne eri andato via mi sono sentita malissimo, sono scoppiata a piangere e ero preoccupata per te.
Ho avuto tanta paura di perderti...>> mi iniziano a venire gli occhi lucidi e la sua faccia si addolcisce, <<poi... Questo è un'altro natale senza mio padre, senza un suo augurio, un regalo, una chiamata, un messaggio. Insomma, niente di niente>> abbasso lo sguardo, <<odio le festività Dylan, le odio>> scoppio a piangere nel suo petto e lui mi stringe forte, accarezzandomi la testa con una mano.
Lo stringo più che posso e per un momento penso di fargli male, ma sono davvero felice che non si stia staccando da me e che mi stia facendo fare. Sa che ne ho bisogno.
Ho bisogno di lui, ora più che mai.
<<Di tua madre non ti devi preoccupare, non tu almeno. Sono abituato ormai a ricevere commenti del genere, ma non preoccuparti>> dice facendomi incrociare il suo sguardo. Quegli occhi verdi, tendenti quasi al grigio mi penetrano fin dentro l'anima.
E mi perdo, mi perdo nel suo sguardo. <<E per tuo padre... Be' inutile dire che mi dispiace. Capisco benissimo ogni tua emozione, e per quanto possa sembrare strano: riesco anche a percepirle. Però... Ah non so nemmeno io cosa dire sinceramente. Sono una frana nel consolare le persone, non l'ho mai fatto e...>> lo blocco posando le mie labbra morbide sopra le sue.
Mi metto in punta dei piedi e mi sorreggo grazie ai suoi fianchi. Lui ispira di scatto, ma poi schiude le labbra e mi infila subito la lingua in bocca. Mi tiene per il viso e mi spinge sempre di più verso la sua bocca. Amo il sapore che ha e mi fa impazzire sapere che non è cambiato niente da quattro mesi a questa parte, perlomeno... non in negativo.
Mi stacco e dalla mia bocca esce un: <<non ti devi preoccupare, sono io che sbaglio. Dovrei metterci una pietra sopra, ma non ci riesco. Nonostante siano passati anni dalla rivelazione di mia madre, io lo voglio ancora e molto probabilmente lo vorrò per sempre. È l'uomo più importante della mia vita Dylan..
Ti rendi conto che non lo conosco nemmeno un po'? Non c'ho mai parlato, non gli ho mai scritto, non so il suo nome, non l'ho mai visto di persona...>> mi blocca, <<aspetta, come? Non sai il suo nome?>> chiede allibito ed io nego con la testa.
Mia madre non me l'ha mai voluto dire, mi ha sempre tenuta all'oscuro di tutto.
Le uniche cose che so le sanno ormai tutti.
Vive a Los Angeles, lavora come professore e ha una nuova famiglia. Non so nient'altro.
Non so nemmeno quante figlie ha o com'è sua moglie. <<Tua madre non te l'ha mai detto?>> chiede Dylan ancora più confuso, <<mai>> rispondo, <<ma com'è possibile... Dimmi che stai scherzando ti prego>> dice sgranando gli occhi, <<no>> rispondo. Lui scuote la testa in modo confuso e poi ritorna a guardarmi.
Un lampo interrompe la nostra conversazione e subito dopo un tuono fa rumore, interrompendo il silenzio che si era creato intorno a noi, e facendomi sobbalzare dallo spavento.
<<Rientriamo che è meglio, ne parleremo dentro>> dice Dylan prendendomi delicatamente dalle spalle.
Mi giro e rientro in camera mia. Dylan mi segue e si va a sedere sul letto. Mentre chiudo la porta del balcone, Dylan approfitta il momento per guardare la stanza e non appena mi giro per guardarlo, lui fa lo stesso e mi indica le sue gambe in modo che io possa sedermi sopra di lui.
Faccio come vuole e mi siedo.
<<Perché non te l'ha mai detto?>> chiede tranquillo, <<non lo so, diceva che ormai non era più importante per la nostra famiglia e che sapere il nome o meno non avrebbe cambiato niente>> rispondo con tanto di leggerezza.
Solo ora mi rendo conto della cazzata che ho appena detto. Come ho potuto credere a quelle stronzate? Dio, ero proprio una bambina!! Certo che ha importanza sapere delle informazioni sul proprio padre.
<<Capisco... Quindi se tu un giorno volessi cercarlo, tua madre non sarebbe disposta ad aiutarti vero?>> chiede subito dopo, <<be' non credo sinceramente.
Ogni volta che parlavamo di lui, lei si agitava e se continuavo ad insistere mi urlava in faccia. Quindi a questo punto, quando ho visto che la situazione era così: ho lasciato perdere e ho sperato che per un'occasione, come per esempio per il mio compleanno oppure per Natale, lei me lo dicesse. Però quel giorno non è mai arrivato...>> abbasso lo sguardo, ma Dylan me lo rialza. <<Ehi non fare così, lo vorresti conoscere?>> chiede.
Lo voglio conoscere? Si, perché è una delle persone più importanti della mia vita e mi manca. No, perché non mi ha mai voluto e ha avuto il coraggio di abbandonare una giovane ragazza incinta, mandandola in mezzo alla strada praticamente. <<Non lo so Dylan... Ho la testa che mi scoppia>> chiudo gli occhi e sospiro, infilandomi la testa tra le mani.
<<Non ne parliamo più adesso ok? Pensiamo a passare un bel Natale e poi quando vorrai e se vorrai, torneremo a parlare di questo argomento ok?>> mi sorride per cercare di tranquillizzarmi ed io annuisco.
<<Tu come stai?>> chiedo, <<confuso e incazzato>> risponde, <<perché?>> chiedo a mia volta, <<confuso per il ritorno di mia madre. Devo ancora risolvere molte questioni con lei e devo chiarire ogni dubbio che ho.
E incazzato perché non mi capacito di quello che ha fatto mio padre. È stato uno stronzo e non lo perdonerò mai. Se mi era passata l'idea di perdonarlo, anche una piccola idea, ora come ora si è completamente cancellata>> risponde stringendo i denti.
La mascella scolpita che tanto amo, si fa strada sul suo volto. <<Vedi di non fare cazzate>> dico accarezzandogli una guancia, ma lui si scosta bruscamente e mi toglie la mano.
<<No Chloe non ricominciare, devi starne fuori e non te lo ripeterò un'altra volta ok?>> ringhia. Io mi incupisco e lui scuote la testa. <<Scusami, hai ragione. Sono stato uno stronzo, ma deve pagarla quel figlio di puttana>> dice a denti stretti, <<non voglio che tu ti faccia male... O che faccia del male alla gente, per di più a tuo padre>> confesso, <<come cazzo fai a parlare così Chloe, come? Non ti rendi conto di quello che ha fatto?>> chiede, <<si me ne rendo conto, ma ci sono tanti modi per chiarire una situazione>> dichiaro tranquilla, <<io non voglio chiarire un bel niente, voglio chiudere questa situazione. Una volta per tutte>> ringhia. Sono così nervosa quando fa così, che lo prenderei a sberle. <<Va bene fa come ti pare>> dico,
<<però... Avevi promesso che smettevi di fumarti l'erba e l'hai fatto, perché non mi prometti che smetterai anche di prendere a botte la gente?>> chiedo speranzosa, <<no, scordatelo. Non puoi chiedermi una cosa del genere e basta parlare di questo ok? Voglio cambiare per te e su questo non ci piove, ma non posso prometterti una cosa del genere. Sopratutto se si tratta di mio padre>> risponde, <<d'accordo, scusa>> dico sospirando. Lui mi prende e mi bacia.
<<Non devi scusarti, so che lo fai per il mio bene>> sussurra sopra le mie labbra.

Nothing more 2 || tutto ritorna Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora