Capitolo 85

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Chloe

L'attesissimo giorno è arrivato. Oggi è venerdì e tra due giorni è il compleanno di Dylan. Oggi partiremo e andremo in Europa. In questi giorni ho avvisato mia madre che sarei partita in anticipo e lei è stata felicissima della
mia notizia. Non avrei mai pensato che la prendesse così bene, ma sono davvero contenta che non abbia fatto storie.
Quando invece l'abbiamo detto alla madre di Dylan gli sono venuti gli occhi lucidi, voleva passare il compleanno con il figlio, ma poi ha capito quanto era fondamentale per noi questo viaggio.
<<Amore stai bene?>> mi chiede Dylan appoggiando una mano sopra la mia coscia.
Per tutto il tragitto dalla casa di Dylan, fino all'aeroporto principale di Los Angeles, l'ansia era poca. Però adesso che mi ritrovo qui, nel parcheggio dell'aeroporto, l'ansia sta salendo tutta insieme.
<<Come?>> chiedo distogliendo lo sguardo dall'aeroporto, <<ti ho chiesto se stai bene?>> chiede di nuovo, <<si certo, mai stata meglio>> rispondo con un sorriso finto.
<<Sei sicura? Sei strana. Sembri... Come posso dire, agitata...>> mi fa notare lui, <<io? Agitata?>> scoppio a ridere, <<no, come ti viene in mente?>> dico infine, <<amore hai rotto tre fazzoletti>> dice lui ridacchiando, <<cosa?>> chiedo confusa, non capendo bene a cosa si stia riferendo. Lui posa lo sguardo sulle mie gambe e lo stesso faccio io.
Non appena abbasso lo sguardo noto che sulle mie gambe ci sono pezzetti di fazzoletti ovunque, e alcuni sono anche ricaduti sul sedile fatto in pelle.
Faccio un sospiro e mi copro la testa con le mani.
<<Amore mi dispiace un sacco>> confesso ripulendo tutto e lui scoppia a ridere.
<<Non devi scusarti, ma vorrei solo sapere cosa ti prende>> dice scherzando, <<ho un po' paura. Non prendo un'aereo da quasi dieci anni>> confesso diventando seria, <<non sei sola, ci sono io lo sai>> mi stringe forte una mano e poi me l'accarezza delicatamente.
Annuisco e scendo di macchina.
Vado dritta verso il bagagliaio e prendo le valigie di entrambi.
<<Quante volte ti devo dire che sono pesanti?>> dice Dylan strappandomi di mano la sua valigia pesante, <<stavo cercando di farti un favore>> confesso, <<si ma non voglio che ti stanchi. Sono pesanti e voglio portarle io. Tu pensa a portare il bagaglio a mano vai>> mi consiglia, <<e va bene... Comunque fattelo Dylan, sei proprio esagerato. Anche questa volta ti sei portato tutto, non hai lasciato nemmeno un vestito nel tuo armadio>> confesso incrociando le braccia al petto.
<<Non è vero, due maglie le ho lasciate proprio sul letto>> dice vantandosi, <<erano maglie sporche Dylan e per di più ti sei anche incazzato quando hai scoperto di non potertele portare dietro>> gli ricordo, <<ok, forse hai ragione. Ho questo piccolo problema di portarmi dietro troppa roba, ma ti giuro che ho bisogno di tutti questi vestiti>> dichiara mettendosi una mano sul cuore, <<Dylan...>> lo guardo storto, <<sei un bugiardo e basta. Dobbiamo stare via solo quattro giorni e tu ti sei portato dietro tutto il tuo armadio. Hai messo in valigia pure le camicie e le cravatte, cosa che tu odi a morte>> gli ricordo, <<stiamo facendo tardi>> mi fa notare lui chiudendo il cofano del bagagliaio.
<<Stai cambiando discorso>> gli faccio notare, <<si anche io ti amo, adesso andiamo>> si avvia verso l'entrata ed io lo seguo, assumendo una faccia divertita. Non appena entriamo dentro andiamo immediatamente a fare la fila per il Check-in. Aspettiamo un po' e Dylan per tutto il tempo si lamenta. Odia le file e se devo dirla tutta le odio anche io, ma in confronto a lui sono molto più paziente.
Quando finalmente tocca a noi Dylan mostra alla signorina dai capelli rossi, i nostri documenti e i nostri biglietti. Lei ci mette un po' per fare il check-in, però poi ci restituisce i nostri documenti e insieme a quest'ultimi ci allega anche un foglio. Affianco al banco del
Check-in c'è un lungo nastro nero, dove appoggeremo entrambe le valigie, tranne il bagaglio a mano che ci porteremo dietro.
Non appena passiamo sotto il metal-detector, spostiamo il nostro sguardo verso l'alto e guardiamo lo schermo difronte a noi, che riporta la lista di tutti i voli in partenza.
Non appena vediamo qual'è il nostro volo, guariamo il numero del Gate e successivamente andiamo in quella stanza, per aspettare l'arrivo del nostro aereo.
Dopo aver aspettato per più di mezz'ora, finalmente ci imbarchiamo.
Ci mettiamo in fila, e quando è il nostro turno mostriamo i biglietti dell'aereo con alleganti anche i nostri documenti, al personale della compagnia aerea.
Quando finalmente ci ritroviamo sopra l'aereo, andiamo ai nostri rispettivi posti e ci sediamo. Io sono dalla parte del finestrino, mentre Dylan è affianco a me. Nel posto accanto a Dylan ci si siede un bambino piccolo, e davanti a noi si siedono la madre, la sorella e il padre di questo piccolo. <<Vi dispiace se rimane qui con voi? È piccolo e non crea problemi, però è il suo primo volo ed è un po' spaventato>> ci chiede la madre, <<ma certo signora, non si preoccupi>> le sorrido e lui si siede nel posto indicato, ovvero quello affianco a Dylan.
<<Amore ascoltami, adesso gioca con Titti ok? Io e papà siamo davanti con Sofia e affianco a te hai due bellissimi fidanzati. Se hai bisogno di qualcosa chiama me o papà, d'accordo? Non dare noia hai signori affianco a te>> si raccomanda la madre al figlio.
<<Va bene mamma>> dice lui con una vocina fin troppo adorabile.
La madre mi rivolge un'ultimo sorriso e poi si va a sedere affianco al marito. Il bambino inizia giocare con il pupazzo giallo che tiene tra le mani, ma sembra molto agitato.
Guardo Dylan e lui sembra fregarsene della creatura che ha al suo fianco.
<<Lo facciamo venire in mezzo?>> chiedo a Dylan, <<cosa? No>> dice lui, <<allora scambiamoci di posto>> propongo, <<ma sei impazzita? Perché?>> chiede, <<ha paura, non lo vedi?>> Dylan lo guarda e quando riporta lo sguardo su di me scuote la testa.
<<No che non ha paura, guardalo... Sta giocando con quel pupazzo di merda>> gli tiro una gomitata per la cattiveria che ha usato e lo
rimprovero dicendo: <<Shh, può sentirti.>>
<<E allora? Non me ne frega nulla. E poi comunque deve imparare a fare l'uomo, se ha paura di un aereo allora è meglio che se ne ritorni nella pancia di sua madre>> afferma, <<Dylan!!>> lo rimprovero di nuovo, <<è di un bambino che stai parlando, non di un adolescente. Avrà si e no cinque anni, come puoi parlare così?>> chiedo guardandolo male, <<non importa l'età, io ho dovuto imparare a convivere con questo mondo di merda all'età di cinque anni. Ne ho passate più di lui e di certo non mi spaventava l'idea di prendere un aereo>> dice schietto, <<ti sembra il momento di parlare della sua infanzia adesso? È un bambino e lui non ne sa niente di tutto questo, quindi perché non fare uno sforzo...>> faccio spallucce e lui sbuffa.
<<Non ci posso credere che ti sto facendo fare>> si alza, mostrandomi la figura del bambino.
<<Ehi tesoro, perché non vieni qui in mezzo a noi? Magari mi racconti un po' del tuo amichetto>> gli sorrido e lui mi guarda spaventato, <<mia mamma ha detto che non la devo disturbare signora>> dice lui guardandomi con un'aria innocente, <<non mi disturbi tesoro, dai vieni>> picchietto sopra il sedile e lui cambia posto. Dylan si va a mettere al posto che spettava al bambino e poi si allaccia la cintura.
<<Come ti chiami?>> gli chiedo, <<Ruben>> risponde allungandomi la sua minuscola mano, <<piacere tesoro, io sono Chloe>> gli stringo la mano e mi sorride.
<<Allora dimmi un po', lui chi è?>> indico il pupazzo, <<lui è Titti>> dice lui guardando il suo pupazzo. Per un momento sposto lo sguardo su Dylan e noto che guarda il pupazzo con un'aria schifata. Quando incrocia il mio sguardo scuote la testa, come per farmi capire che sono stata una scema a prendere confidenza con questo bambino e poi successivamente afferra il suo telefono e si infila le cuffie negli orecchi, per ascoltare la musica.
Chiude gli occhi e appoggia la testa sullo schienale. <<Lui è tuo marito?>> mi chiede il piccolo. Dylan non mi da nemmeno il tempo di rispondere che sbarra gli occhi e si toglie immediatamente le cuffie.
<<Marito di chi?>> chiede lui guardando Ruben, <<di Chloe>> risponde, <<non siamo marito e moglie>> confessa Dylan, <<quindi non siete come i miei genitori? E non state aspettando nessun bambino?>> chiede curioso il piccoletto, <<no, oddio>> risponde allarmato Dylan. Lo guardo per un momento, ma lui non sembra voler incrociare il mio sguardo. Ruben annuisce e Dylan lo guarda male per un momento, ma poi si infila di nuovo le cuffie dentro le orecchie e richiude gli occhi.
Altre persone iniziano a prendere posto sull'aereo e piano piano si riempie quasi del tutto.
<<Gentile clientela, si prega di allacciarsi la cintura di sicurezza. Tra poco si parte>> dice l'hostess. Tutti eseguiamo l'ordine e mi accerto che anche Ruben si sia allacciato la cintura.
<<Signora mi scusi, mi può dare la mano>> mi chiede il piccolo quando vede che l'aereo sta per partire. Gli sorridono e afferro la sua piccola manina. Lui appoggia la testa sul mio braccio, e si stringe il più possibile a me.

Nothing more 2 || tutto ritorna Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora