Capitolo 84

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Chloe

<<Mi dica>> dico svogliata incrociando le braccia al petto.
<<Senti Chloe, so che ce l'hai con me per come mi sono comportato, ma non l'ho fatto con cattiveria>> confessa, <<non l'ha fatto con cattiveria, ma sta scherzando? Ha preso a cazzotti un ragazzo che non le ha fatto niente, be'... Non al momento. Lei è una persona adulta ormai, e deve dare il massimo insegnamento ai propri alunni. Però comportandosi così, da adolescente ribelle, non darà mai il buon senso ai suoi studenti>> dichiaro incazzata, <<lo so Chloe, ma ti ripeto mi dispiace. Mi dispiace tanto, però non è che potremmo superare questa cosa e andare avanti?>> chiede, <<a me sinceramente non cambia la vita chiarire con lei le cose o meno, perché lei per me non è nessuno. È solamente il mio professore di economia, e tale deve rimanere. Non so che strane idee si sia fatto su di me, però secondo me è meglio prendere le distanze>> dico schietta. Non vedo perché debba perdonarlo, soprattutto se la sua presenza nella mia vita è indifferente.
<<Non voglio avere problemi con te, per questo ti chiedo di darmi un'altra possibilità>> dice lui, <<non si tratta di dare un'altra possibilità, si tratta semplicemente di un rapporto che non mi interessa avere con lei. Io non so perché lei mi stia così attaccato, né tantomeno perché abbia fatto quel gesto orribile. Però per me lei è solo un professore, non è nessuno di importante. Mi creda, mi dispiace parlarle così, perché questa non sono io. Però mi sta spingendo da una parte a comportarmi in questa maniera, perché io non ne posso più di averla nella mia vita e di avere una persona come lei, sempre pronta a immischiarsi in situazioni che nemmeno la riguardano>> ammetto tranquillamente.
<<Cosa posso fare per farmi perdonare?>> chiede sospirando, <<quale parte di non voglio avere un rapporto con lei, non le è chiara? Voglio semplicemente che lei mi lasci stare, e che lasci stare anche Dylan>> dico iniziandomi a scaldare, <<Chloe smettila, ti stai comportando come una bambina>> mi rimprovera, <<Come una bambina? Ma come si permette...>> dico esterrefatta, <<mi stia bene ad ascoltare, lei non è nessuno per parlarmi così è chiaro? E poi qui l'unico bambino è lei, non di certo io. Picchiare un ragazzo, ma in generale una persona, non è da persone mature. Perché con la violenza non si risolve niente, anzi, si peggiorano le cose e per di più bisogna prenderci tutte le nostre responsabilità. Lei facendo quel che ha fatto, si è dimostrato una persona orrenda e irrispettosa. Non sta insegnando così il buon esempio, quello che ormai,come già le ho detto: dovrebbe dare ad ogni alunno>> ringhio a denti stretti, <<quindi ancor prima di parlare, pensi molto bene a quello che sta dicendo. Lei non mi conosce come io non conosco lei, e non ci tengo a conoscerla. Non ci tengo ad avere qualsiasi rapporto, stretto o meno, con lei. Voglio semplicemente essere lasciata stare e voglio che si faccia una vita, senza di me. Il nostro rapporto deve essere un rapporto formale, non voglio niente con lei, né tantomeno delle chiacchierate come abbiamo avuto in passato>> aggiungo schietta.
<<Non parlarmi così>> mi punta il dito contro e si avvicina di un passo, <<perché sennò cosa fa? Picchierà pure me?>> chiedo incitandolo. Non ho paura di lui, e non devo farmela venire.
Non so chi ho davanti, ma non penso sia una persona violenta.
<<Cosa? Ma sei impazzita? No, questo mai. Non potrei. Non sono un mostro, e comunque ti ho già detto che mi dispiace per Dylan. Ho chiesto scusa anche a lui e lui mi ha più o meno perdonato, non vedo perché tu non debba fare lo stesso>> dice agitandosi, <<perché ho visto con i miei stessi occhi quello che ha fatto a Dylan>> confesso, <<diamine Chloe... Quante volte ancora devo dirti che mi dispiace? Ho agito di impulso... Quando ho scoperto che ti aveva fatto soffrire in quel modo, facendoti perdere la verginità solo per sfizio, non c'ho visto più e volevo fargliela pagare>> ammette lui. Ha senso quello che dice, ma la vera domanda è: Come ha fatto a scoprire tutta questa storia di me e Dylan?
Sono poche le persone che sanno la verità.
Si possono contare su due mani più o meno.
<<E lei come ha fatto a scoprire tutte queste cose?>> chiedo incrociando di nuovo il suo sguardo, che per un momento aveva distolto da un'altra parte.
Lui sbianca e si tocca nervosamente un sopracciglio. Gli ho rivisto fare questo gesto molte volte, e il più delle volte lo faceva quando era agitato. Però adesso non vedo perché debba essere così stressato, sopratutto se gli ho solamente posto una domanda normalissima.
<<Ho sentito delle voci che parlavano di te Dylan>> ammette, <<da chi?>> chiedo curiosa, <<non so, non sono dei miei alunni. Erano comunque due collegiali>> confessa smettendo di toccarti il sopracciglio, <<quindi lei mi sta dicendo che è venuto a scoprire questa cosa da due persone che nemmeno conosce, con cui non ha mai avuto un rapporto. Ci ha creduto, e senza nemmeno porsi la domanda se questa storia era vera o meno, ha scelto di venire nella mia stanza e picchiare Dylan, giusto?>> chiedo e lui annuisce.
<<Che mentalità... Sa, se tutti facessimo così ci ritroveremo nei casini, non trova?>> lo provoco, <<a cosa ti stai riferendo?>> chiede lui non capendo, <<a nulla in particolare, però voglio che sappia che anche a me sono arrivate delle voci su di lei. E purtroppo non erano voci positive, anzi erano tutte voci negative>> confesso. Ricordo tempo fa che Dylan mi parlò dei suoi figli, e della compagna che aveva.
Non ricordo di preciso che cosa mi disse, però da come me lo ha descritto, non è nemmeno un ottimo padre.
<<E tu credi a delle stupide voci?>> chiede incrociando le braccia al petto, <<potrei farle la stessa domanda non crede?>> ribatto inacidita.
Per la prima volta sento di avere il coltello dalla parte del manico, e so di star prendendo in mano la situazione, proprio come volevo.
Lui alle mie parole si ricompone e successivamente dice: <<Ok va bene, hai ragione, ho sbagliato e dovevo essere certo della situazione ancor prima di agire. Però allora a questo punto, perché non neghi quello che è successo? Cioè, Se non sono vere queste cose, allora perché non mi dici che Dylan è innocente?.>>
Chiede e adesso ritiro tutto quello che ho detto. Mi ha messo di nuovo alla parete e non so davvero come rispondere. Adesso è lui che ha il coltello dalla parte del manico, ed io ho la punta della lama proprio al centro del mio petto. Devo stare attenta a come rispondo, perché basta sbagliare di poco, per commettere un grosso errore. Scoppio ridere e lo guardo con un'aria divertita.
<<Queste non sono cose che la riguardano, quindi se fossi in lei andrei a casa e mi farei un bel bagno di coscienza e di umiltà, e poi dopo uscirei di nuovo da casa. Lei non è nessuno per sapere i miei fatti personali, né tantomeno si deve immischiare nella mia vita amorosa. Ripeto... Non so cosa voglia da me, né tantomeno perché debba starmi così appresso, ma voglio avere un rapporto formale con lei. E adesso se non le dispiace, me ne andrei, perché mi sono stancata di perdere tempo. Buona giornata>> lo lascio lì e mi avvio verso l'uscita. Una volta fuori faccio un bel respiro e cerco di eliminare tutta la tensione che ho in corpo.
Devo ammettere che, come lunedì non è stato uno dei migliori, anzi è stato un'inizio settimanale pessimo. Però in compenso venerdì partirò con Dylan, o almeno spero, e per tutto il weekend mi concederò a lui.

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