Chloe
Il ritorno a scuola è sempre stato traumatico per tutti. Le sveglie iniziano a suonare di nuovo ogni mattina, interrompendo i nostri sogni.
Iniziano di nuovo tutti gli incontri con i compagni di corso, le chiacchiere delle tre zitelle inacidite che parlano male di tutte e i soliti gruppetti che si vantano.
Ripartono le rincorse per prendere i posti in ultima fila e le sei noiose ore di lezione.
Per fortuna io non mi faccio problemi, amo studiare e amo i corsi che frequento.
I professori non sono tanto noiosi, a parte alcuni, ma devo dire che la maggior parte sono anche simpatici.
In questo momento siamo tutti già in classe, io seduta affianco a Samuel e Dylan seduto qualche posto più in là da me.
Stiamo aspettando Smith, che ancora non si è presentato.
<<Ragazzi>> un'uomo sulla quarantina d'anni entra in classe e va dritto alla cattedra.
<<Sostituirò per una settimana il professore Smith>> conclude lui, iniziando a tirare fuori tutti gli appunti.
Sentiamo bisbigliare, e quasi tutta la classe si lamenta. <<Che cos'ha Mr. Smith?>> chiede Ashley, una delle più ficcanaso della scuola.
<<Si è assentato per malattia, ma non preoccupatevi. Non è nulla di grave.
Adesso iniziamo con la lezione>> dice, andando verso la lavagna.
Come ogni santo giorno, la routine è sempre la stessa. Il nuovo professore inizia a spiegare e le sei ore successive passano molto velocemente.
Durante l'ora di algebra non ho prestato molta attenzione alla professoressa e mi sono messa a riflettere su determinati aspetti. Alla fine delle sei lezioni la testa mi scoppia e non ho preso nemmeno un appunto. Samuel se ne accorge e mi dice: <<Tutto ok Chloe? Oggi non ti ho vista particolarmente attenta.>>
<<Si scusami, solo che stavo pensando a mia madre>> rispondo, <<è successo qualcosa?>> chiede, <<no, perlomeno non che io sappia. È tutto ok, solo che mi manca>> rispondo mentendo. È vero mi manca, ma non stavo pensando a lei.
L'assenza di Smith mi ha completamente spiazzato. Di solito è sempre presente a lezione e non fa quasi mai ritardo. Ogni volta che lo fa, si scusa sempre e non perde tempo per iniziare la lezione. Oltre al fatto che non c'era stamani mattina, durante le ore di lezione ho pensato anche alle parole che mi disse all'incirca due mesi fa. Quando abbiamo avuto quella piccola discussione fuori dall'ufficio del preside.
<<Sento che c'è qualcosa di speciale tra di noi Chloe..>> Questo era quello che diceva.
Diceva che tra me e lui c'era qualcosa di speciale: ma la vera domanda è, che cosa?
<<Con te è qualcosa di diverso, sento di doverti proteggere.. Tipo come fa un padre ad una figlia.>> Ricordo lo sbiancamento improvviso che si formò sulla mia carnagione del viso, già chiara di suo. Il bruciore agli occhi che mi offuscò la vista e la stretta al collo che mi portò a perdere fiato. Il ricordo incessante di colui che avevo perduto, ormai sin dalla nascita, mi ritornava in mente. Torturandomi ogni secondo sempre di più, fino a farmi smettere di ragionare.
<<Sono sicuro che ti ha voluto sin dalla prima volta che ha saputo di averti.. Magari era solamente spaventato all'idea di diventare padre.>> Lo giustificava.
Giustificava i comportamenti di mio padre.
Come si può giustificare una persona con una frase del genere?
Quando c'è di mezzo un figlio, una creatura innocente... Bisogna fregarsene delle conseguenze e accoglierlo a braccia aperte. Nella vita non bisogna voltare le spalle al primo problema, non bisogna arrenderci. Bisogna superarlo e andare avanti a testa alta. Lui però ha preferito scappare. Non so se aveva davvero paura, ma qualunque cosa sia... Non lo giustifica. Non lo giustifica affatto. Doveva rimanere, non doveva andarsene.
<<Oh Chloe>> mi sento scuotere e subito ritorno in me.
Scuoto un attimo la testa e guardo dove sono. Sono ancora in classe, con in mano il mio zainetto e ormai non c'è più nessuno qui intorno a me. Nessuno tranne Dylan.
<<Chloe ma che hai? Sei stata distratta per tutte le lezioni. Mi sono girato molte volte nella tua direzione, per cercare di avere un contatto visivo con te, ma me l'hai sempre negato>> dice quasi incazzato, <<per caso ho fatto qualcosa?>> aggiunge.
Il suo tono di voce cambia, e da incazzato passa ad essere preoccupato.
<<No no, tu non centri>> confesso, <<e allora che c'è piccola?>> si avvicina a me e mi posa due dita sotto il mento. Mi costringe ad incrociare il suo sguardo e per un attimo mi perdo nei suoi occhi verdi.
<<Pensavo a Smith e a mio padre>> rispondo alla sua domanda e lui assume una faccia confusa. <<Cosa c'entrano insieme quei due, si conoscono? Hai avuto delle informazioni?>> chiede curioso, <<no, però prima stavo pensando alla discussione che ho avuto fuori dall'ufficio di tuo padre, quella volta con Smith. Parlando del più e del meno uscì fuori la questione di mio padre, come già ti dissi.
E stavo ripensando al fatto che lui era pienamente d'accordo sull'atteggiamento di mio padre>> dichiaro mezza infastidita.
Ad ogni parola che dico lui sembra sempre più confuso e mi incita ad andare avanti. <<In pratica lo ha giustificato. Ha detto che molto probabilmente se ne è andato perché non era pronto a fare il padre, però sappiamo tutti che questa non è una giustificazione valida. Lo sai perfino tu che non vuoi avere figli che non si fa una cosa del genere ad una creatura. E sono certa che non ne saresti mai capace nemmeno tu di fare una cosa del genere no?>> chiedo e lui sbianca, <<no mai, ma perché me lo chiedi? Oddio... Aspetta, non dirmi che sei incinta>> dice allarmato ed io rido divertita per la faccia che sta assumendo.
<<No, ma sei matto? Però non penso che tu faresti una cosa del genere>> mi affretto a dire per tranquillizzarlo, <<no assolutamente. È vero, non voglio figli. Ma se fossi stato al posto di tuo padre, mi sarei preso comunque le mie responsabilità>> risponde sincero.
<<Però tanto io e te non avremo questi problemi, e sai perché? Perché sai già che io non ne voglio avere e quindi di conseguenza prenderemo entrambi, le giuste precauzioni>> mi attira a se e mi sorride.
Come fa ad essere felice? Mi sta negando di qualcosa che ormai desidero sin da bambina.
Una famiglia, dei figli e un matrimonio felice.
<<Oh, non è vero?>> mi riporta alla realtà sventolandomi una mano sopra gli occhi, ed io annuisco rivolgendogli un sorriso finto. Il più finto che io abbia mai fatto in tutta la mia vita.
Mi fa male sentirlo parlare così, però non posso obbligarlo. Non sappiamo nemmeno se questa relazione durerà o se sarà una cosa passeggera, perciò è normale che parli così. Magari lui sa già che questa relazione durerà poco, che dopo la laurea ognuno prenderà la propria strada e rimarremo solo un lontano ricordo. <<Comunque nessuno può giustificare quello che ha fatto tuo padre, come nessuno può giustificare quello che ha fatto mia madre. Abbiamo avuto purtroppo la stessa sfortuna Chloe, però bisogna andare avanti. Devi cercare di archiviare tutto, non ti dico di eliminarlo perché è impossibile. Però devi cercare di mettere da parte tuo padre, e pensare a te stessa. Smettila di pensare a Smith, chi se ne frega di quello che pensa? Non è nessuno, è solo un'impiccione e ficcanaso>> confessa lui, <<lo so, e hai ragione>> sospiro.
Passano alcuni minuti prima che io riapra bocca, ma poi alla fine pensandoci bene mi accorgo che ha davvero ragione e quindi di conseguenza dico: <<Basta, sono pienamente d'accordo con quello che stai dicendo tu.
E si, devo smettere di pensare a mio padre, tanto lui non perde tempo per pensare a me.
Se tornerà bene, altrimenti peccato.
Però da adesso in poi basta.>>
Mi impongo a voce alta questa parole e spero di riuscirci.
<<Esatto. Dai vieni qui>> allarga le braccia ed io mi perdo in lui.
<<Chloe sei qui?>> Samuel piomba in aula ed io mi stacco immediatamente da Dylan.
<<Grazie al cielo che sei ancora qui. Senti ti volevo dire una cosa. Sabato sera c'è un congresso di moda, è diretto da mio zio e da mio padre. Mi chiedevo se avevi voglia di fre un salto. Ovviamente puoi venire pure tu>> indica da ultimo Dylan, <<è una magnifica notizia, andiamo?>> mi giro verso Dylan, <<certo, volentieri>> risponde. Rimango piacevolmente sorpresa dalla sua risposta. Conoscendolo pensavo che si lamentasse e che rifiutasse l'invito, ma sono davvero contenta che non sia andata così. <<Ottimo, allora poi vi mando la posizione e vi faccio sapere ogni informazione>> dice Samuel con il sorriso stampato in volto. Faccio per ribattere ma Dylan mi precipita e dice: <<D'accordo, non vediamo l'ora.>>
Mi chiedo perché sia così contento di partecipare ad una sfilata di moda. Insomma, non penso che la moda faccia per lui, non perché non sia un ragazzo che la segue: ma semplicemente perché non me ne ha mai parlato prima d'ora, però devo ammettere che mi fa piacere vederlo così.
E a quanto pare mi sbagliavo, la moda lo appassiona molto.
Non smetterà mai di sorprendermi questo ragazzo. Penso.
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Nothing more 2 || tutto ritorna
Literatura FemininaCOMPLETA ッ ⚠️⚠️ A BREVE IN REVISIONE ⚠️⚠️ Questo è il sequel di "Nothing More". È consigliabile leggere il primo libro di "Nothing more" prima di questo, per poter capire meglio la storia. Lo trovate sul mio profilo. Chloe, affranta ormai dal dolor...