Capitolo 14.

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"Isla Ariel Roy!"
Esclama Lily quando entro nella nostra camera.

"Ma sei pazza Lil perché urli!"
Rispondo a tono.

"Si può sapere dove sei stata tutto il giorno, sono pure uscita a prendere qualcosa alla caffetteria ma non c'era traccia di te."

"Ho 19 anni, non 9."
Ridacchio leggermente ma comunque felice per l'attenzione che la mia amica riserva per me.
"E comunque non ero da sola, ero con Oliver."
Aggiungo appoggiando le mie cose sul letto, credo che la serata tra donne che abbiano in mente Lily e Abigail non possa approvare un semplice maglione con dei blue jeans.

"Oliver mio fratello?"

"Quanti altri Oliver conosciamo?"
Rispondo di nuovo, retorica.

"E dove siete andati?"

"A Lakelag."
Metto il telefono sotto carica, prendo una sigaretta, esco sul nostro balconcino e Lily mi segue a ruota, cosa scontata dato che vorrà sapere tutto quello che abbiamo fatto io e suo fratello.

"E' difficile che vada con qualcuno a Lakelag, fatica ad andarci persino con me."

"Davvero?"
Chiedo stupita facendo poi un tiro di sigaretta.

"Ci va con Damian, hanno un rapporto unico loro due, ma difficilmente porta altre persone. Anche se ho notato che con te si stia comportando in modo diverso."
Sorrido, non so bene cosa dire.

"Per me è lo stesso con lui, ho atteggiamenti che non ho con chiunque. Non so perché. Me lo chiedo anche io."
Rispondo sincera perché so che Lily non mi giudicherà, anzi, tutt'altro.

Mi sorride, fa un tiro di sigaretta e guarda un punto indefinito del campus davanti a noi.

"Ol è una persona che ha sofferto, che ha perso tutto nella vita. Sta provando a ripartire. Sta cercando di ricominciare. Forse più per me e per i miei genitori piuttosto che per sé stesso. Ma lo sta facendo e forse ora ha qualcosa che lo motiva un po' di più ad andare avanti. Sono grata di questo. E' la parte migliore di me."
Le trema leggermente la voce, è meraviglioso ciò che li lega.

Avevo compreso ci fosse qualcosa di terribilmente triste nella vita di Oliver, non ho idea di cosa e, sinceramente, non esigo saperla. Se dovrò sapere qualcosa sarà quando lui deciderà di parlarmene e aprirsi. Non lo forzerò, ne gli chiederò nulla.

Lily si alza, va verso la nostra porta finestra.

Si ferma un secondo ma non si gira.

"Isla?"

"Si?"

"Se te ne darà l'opportunità, prenditi cura di lui."
La voce le trema di nuovo, non aspetta una mia risposta, va verso il bagno e sento la porta chiudersi. Non la seguo, ha bisogno di stare da sola, non di essere forzata a parlare. E' giusto così.

Non sono nessuno per entrare a gamba tesa nel dolore di qualcuno e farmi spiegare cosa sia successo. Ognuno ha il diritto di viversi il dolore da solo e poi, solamente in un secondo momento, raccontarlo se ne avrà voglia. 

La confessione di un dolore, di un qualsiasi dolore, piccolo o grande che sia, è qualcosa di terribilmente intimo. Forse la confessione più intima che una persona possa fare ad un'altra.

Per questo non va forzata. 

Faccio un tiro di sigaretta, guardo l'orizzonte, sta arrivando la sera, l'aria mi fa rabbrividire.

Sento la porta del bagno aprirsi, spengo la sigaretta, rientro anche io, Lily mi abbraccia, la stringo forte anche io.

E probabilmente, anzi no, sicuramente è tutto racchiuso qua, in questo preciso istante.

-

Come immaginavo il mio look è stato deciso da Lily. Leggins neri, tacco dodici e un maglioncino nero. Alla fine non ho resistito alla tentazione e ho messo il giubbino di Oliver che si abbinava perfettamente al mio look di questa sera. 

"Non voglio fare tardi, domani ho lezione."

"Abbiamo tutte e tre lezione domani."
Puntualizza Abigail.
"Stiamo solo andando a bere qualcosa."
Aggiunge prendendomi sottobraccio.

"A bere qualcosa in un discopub."
Puntualizzo io.

"Come sei pignola Isla Ariel Roy."
Si intromette Lily.

"E' proprio necessario continuare ad usare il mio nome completo con il mio cognome?"
Alzo gli occhi al cielo, la faccio ridere e mi prende sottobraccio anche lei.

"Suona bene tutto l'insieme."

"Non mi piace."

"Però se ti ci chiama Oliver con il nome completo ti piace è."

"Lily!"
Dico stizzita.

"Che c'è? Ho detto la verità!"
Risponde la mia compagna di stanza e, la verità, è che non posso minimamente darle torto.

"Che c'è tra te e il bel tenebroso?"
Mi chiede Abigail.

"Niente, siamo solo amici."
Rispondo sperando che la conversazione possa finire qua dato che siamo arrivati al discopub. Lily sussurra qualcosa al buttafuori che annuisce e chiama una cameriera che ci accompagna in una saletta più appartata, la parte pub del locale probabilmente. La musica è meno alta rispetto all'altra stanza e di questo sono veramente grata.

Ordiniamo da bere, metto il mio telefono sul tavolo e le sigarette accanto.

"Quando ho conosciuto Oliver ci ho provato almeno per tre mesi."
Esclama Abigail e capisco che il discorso Oliver non si sia ancora concluso.

"Confermo."
Aggiunge Lily che appoggia il telefono con il quale stava mandando un messaggio.

"E?"
Chiedo io ridacchiando, non capisco davvero dove vogliano arrivare.

"E non mi ha degnata nemmeno di uno sguardo. Cioè mi trattava come una semplice conoscente. Non è mai andato oltre al ciao fino a quando non ho virato il mio interesse su Damian."

"Ragazze, non capisco, davvero."
Alzo le spalle, picchietto leggermente le unghie sul tavolo.

"Oliver non fa entrare nessuno nella sua vita così facilmente, non porta a casa le persone, non scappa dalle feste insieme ad una ragazza."
Aggiunge ancora Abby, sono consapevole che non lo stia facendo con cattiveria ma il discorso sta diventando davvero pesante.

"Non so davvero cosa dire. Siamo amici. Ci siamo trovati. Ma non c'è nulla di più."
Fortunatamente arriva la cameriera con la nostra ordinazione, dato che non c'è tanta gente Lily le chiede di farci una foto che posta su Instagram poco dopo.

Geazie a Dio il discorso Oliver non continua e parliamo di tutt'altro.

La vibrazione del mio telefono mi distrae, non può essere Jake, l'ho sentito prima e siamo d'accordo che lo chiamerò io quando tornerò in camera.

Non ho memorizzato il numero ma non posso fare altro che sorridere quando leggo il contenuto del messaggio.

"Il mio giubbino ti sta proprio bene."

Nessuna firma ma non ce n'è assolutamente bisogno.

"Ti ricordo che me l'hai regalato qualche ora fa."

"Touchè."
"Comunque mi piace vedertelo addosso."

Sorrido di nuovo, bevo un sorso del mio Jack e Cola per non dare troppo nell'occhio con le mie fin troppo curiose amiche.

"E a me piace portarlo. Forse, però, quello che mi hai appena detto mi piace di più."

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