Capitolo 64.

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"Mi mancherete tantissimo, era bello non avere più la casa vuota."
Esclama mia madre trascinando sia me che Oliver in un abbraccio.

"Non preoccuparti Carol, torneremo presto."
Il mio ragazzo sembra veramente convinto di queste parole e sono felice che abbia parlato al plurale. Che si sia messo anche lui nel tornare qua perché vuole tornarci. E sono ancora più felice del rapporto che hanno creato mia madre e Oliver. Anche con papà ha un bel rapporto ma con mia madre è qualcosa che non ho mai visto.

Torneremo a Stanford dato che domani io inizierò i test e avrò ancora i corsi per crediti extra, fra massimo quindici giorni dovrebbero rientrare tutti per le due settimane d'esami e perché ricominceranno le lezioni.

Salutiamo mia madre, accarezzo quel ruffiano di Ginger e poi usciamo insieme da casa mia. Oliver è venuto con un taxi l'altro giorno, non aveva proprio voglia di guidare, o almeno così ha detto.

Sistemiamo le nostre cose nel baule e poi mi metto al posto di guida.

"Prima di andare da te passo in segreteria a dare le ultime carte per l'iscrizione alla doppia laurea nel corso di musica."
Dico dopo un po' che siamo in strada.

"Non hai ancora detto nulla ai tuoi genitori?"
Mi chiede Oliver.

"Assolutamente no, non gli dirò nulla fino alla laurea probabilmente, farebbero tutto per farmi desistere e concentrarmi solo sulla matematica. Sono ottimi genitori ma sullo studio sono veramente pesanti, soprattutto dopo che i loro piani con Melody non sono andati come avrebbero dovuto."
Spiego semplicemente.

"Ma è la tua vita Isla Ariel."

"Si ma sono loro a pagare i miei studi."

"Secondo me potrebbero capire."

"Non se ne parla Oliver, non gli dirò nulla. Almeno per ora."

"Come vuoi."
Risponde semplicemente chiudendo gli occhi e appoggiandosi al sedile, credo non abbia dormito molto stanotte, l'ho sentito agitarsi un po' e accoccolarsi a me.

Vorrei davvero fare di più per lui, provare a prendermi un po' di tutto quel tormento che lo tortura ma se non me lo permette non lo posso fare. E dopo gli ultimi sviluppi ho deciso che non insisterò mai più su questa cosa.

Siamo arrivati a Stanford nel pomeriggio, per prima cosa siamo andati in segreteria, poi siamo andati all'appartamento di Oliver, starò da lui fin quando non tornerà Lily. Abbiamo sistemato tutte le nostre cose, dato una pulita alla casa e ordinato qualcosa per cena.

Ora sono in camera, Oliver è uscito per vedere Damian, l'ha chiesto anche a me ma ho preferito mettermi a ripassare per il primo test di domani. Non sono agitata, sono consapevole di saper fare queste cose, ma è il mio primo test universitario e sono un po' emozionata. Un anno fa, a quest'ora, la mia vita era ancora un punto di domanda per quello che mi aveva fatto Rhys e la paura di non riuscire davvero a superare tutto.

Un anno dopo è come se quella Isla sia solo un ricordo lontano, un qualcosa che è stato tanto tempo fa. Ho rimesso in piedi la mia vita, mi sono creata nuove certezze e sono entrata a Stanford, l'università che ho sempre sognato.

Sono felice.
Sto vivendo la vita che ho sempre sognato.

E credo proprio di meritarmelo.

-

"Addirittura in due per venirmi a prendere? Quale onore."
Esclamo uscendo dall'aula dove ho appena finito il mio primo test di matematica di base. Oliver e Damian ridono, il mio ragazzo mi lascia un bacio sulle labbra, Dam mi saluta con un bacio su una guancia e poi li prendo entrambi sottobraccio per uscire dalla palazzina e andare a pranzo, sto decisamente morendo di fame.

"Come è andata?"
Mi chiede Damian.

"Bene, ho fatto tutti gli esercizi e credo mi siano usciti giusti per la maggior parte, se non tutti."

"Si, sei decisamente il piccolo genio del gruppo."

"Sei esagerato."
Ridacchio e lui fa una smorfia strana.

"Dove andiamo a mangiare?"
Chiedo poi quando siamo ormai nel giardino, ci separiamo solo perché mi voglio accendere una sigaretta.

"Andiamo in un ristorante? Ho mangiato da Poppy's per tutto il weekend, voglio cambiare un po' ambiente e non mangiare più fast food."
Mi risponde Damian.

"A me va bene, però guidi tu."

"Come se fossi capace di dirti di no Isla."
Gli faccio una linguaccia simpatica che lo fa ridere mentre andiamo verso la sua auto.
Lascio i due ragazzi davanti mentre mi sistemo sul sedile posteriore, Oliver mette la musica, Damian fa una battuta sui suoi gusti musicali guadagnandosi un dito medio da parte del mio ragazzo che fa ridere lui e fa ridere anche a me.

Ogni tanto mi capita di osservarli. Damian tiene a Oliver come si può tenere a un fratello. E so che anche per Ol è così, solo che per lui è più difficile ammetterlo perché ha paura, paura di tenere a qualcuno e poi perderlo come ha fatto con Thomas.

Ma in piccoli gesti Oliver dimostra a Damian quanto ci tenga e lui se lo fa bastare.

Credo che Damian sia il Jake di Oliver.
La costante degli ultimi anni della sua vita. Che ha preso i suoi cocci e li ha rimessi insieme, che l'ha visto cadere a pezzi, prendendolo al volo, che l'ha messo tante volte davanti a tutto il resto. Quello che ha fatto Dam per Oliver non è una cosa scontata. Non è una cosa che avrebbe fatto chiunque. Non è una cosa che avrebbero sopportato tutti.

E probabilmente Oliver non è una persona per tutti.

Certo, ci sono anche Mason e Jacob ma la vera amicizia, quella con a maiuscola, quella che fa da luce quando si è persi nel buio io la vedo solo in Damian e Oliver, credo che tutti ne siano consapevoli.

Non è facile essere la costante della vita di qualcuno, è una grossa responsabilità. E non tutti accettano di esserlo perché andarsene è sempre più facile ovviamente.

Ma Damian non se ne è andato nemmeno quando sarebbe stata la scelta più giusta per sé stesso.

Nemmeno quando Oliver gli ha urlato contro di andarsene, che tanto la sua presenza non sarebbe servita a un cazzo. Parole che ovviamente erano contraddette dai suoi gesti, quando crollava fra le sue braccia, piangendo e lasciando andare tutto ciò che fino a quel momento aveva provato a tenersi dentro.

Credo che se Oliver non abbia mollato sia soprattutto merito di Damian. E io non gli sarò mai abbastanza grata per tutto questo.

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