Capitolo 44.

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"Hai l'aereo alle due e non sono nemmeno le dieci, perché stiamo uscendo adesso?"
Chiede Oliver infilando la sua valigia nella mia macchina, porteremo solo la mia auto a San Francisco, la sua resterà qua, tanto per ogni evenienza può usare questa.

"Perché sono abituata a stare con voi ventiquattro ore al giorno e mi mancherete da morire, quindi andiamo da Poppy's per fare colazione, tutti insieme."

"Ha deciso tutte lei."
Esclamo alzando le mani in segno di non colpevolezza quando il mio ragazzo lancia un'occhiataccia anche a me, Lily non dice altro, si infila nei sedili posteriori insieme al mio migliore amico.

"Non fare così, a Natale siamo tutti buoni."
Sussurro cingendo la vita di Oliver che non mi sembra particolarmente entusiasta del programma che ha stilato sua sorella per oggi.

"Sono più simile al Grinch io."

"Non è vero, ho visto benissimo quanto ti sei divertito ieri sera, anche per le stelline."

"Touché Isla Ariel."
Scoppio a ridere, Oliver mi bacia.

"Piccioncini muovetevi, avete tutte le vacanze per fare queste cose, ora state solo ritardando la mia tabella di marcia."

"Sei insopportabile Lily!"
Sbuffa Oliver che si va a sistemare sul sedile del passeggero mentre io mi metto al posto di guida accendendo subito il riscaldamento, manca pochissimo a Natale, fra due giorni è la vigilia e le temperature sono terribilmente basse.

Arriviamo da Poppy's che è quasi deserto, Roger è felicissimo di vederci, ci abbraccia e ci prepara una colazione con i fiocchi, prima di andare ci regala dei bastoncini di zucchero per augurarci buon Natale. Oliver gli ha fatto notare che non siamo più dei bambini ma la sua risposta è che non si è mai abbastanza grandi per i bastoncini da zucchero.

Ora siamo in aeroporto, perfettamente in orario con la tabella di marcia, ci vuole ancora un po' prima che Lily vada al gate.

"Stai attenta."
Sussurra piano Oliver prendendola fra le sue braccia, sono sicura che la sua voce tremi un po'. Non credo che abbia memoria di un Natale senza sua sorella. Sono gemelli, hanno un legame che credo vada oltre ogni cosa, che non sono sicura possa essere compreso da chiunque.

"Pure tu, anche se son tranquilla perché so che c'è Isla."
Sorrido, abbracciata al mio migliore amico. Oliver ridacchia, appoggia il mento sulla testa di Lily che lo stringe ancora un po', come se volesse portare una parte di lui a casa con lei, in quella casa che Oliver non vede più da ormai due anni.

Poi è il mio turno, vado a salutarla stringendola forte.

"Mi mancherai un sacco!"
Esclamo con enfasi, ed è la verità. Da mesi ormai sto con Lily ventiquattro ore su ventiquattro, a parte le volte in cui resto da Oliver che solo ultimamente sono aumentate.

"Anche tu Isla Ariel, più di quel che credi."
Mi stringe forte, avvicinandosi al mio orecchio.
"Grazie di cuore amica."

"Smettila di ringraziarmi e goditi casa."
Mi sorride, le bacio la fronte, poi la lascio tra le braccia di Jake.
Oliver mi mette un braccio intorno alle spalle.

"Noi cominciamo ad andare verso la macchina, fai buon viaggio Lil."
Esclamo mandandole un bacio volante, che lei ricambia.

"Stai attenta."
Le ripete Oliver, so quanto sia difficile per lui non averla accanto.

"Starò bene."
Lo rassicura Lily.
"E' solo qualche settimana, poi tornerò vicino a te."
So che in questa frase c'è molto di più di ciò che mi è dato comprendere, lo capisco dagli sguardi che si scambiano.

E' qualcosa che a Oliver fa male, si vede. Qualcosa di estremamente doloroso per lui.

Qualcosa che forse, per la prima volta, sono felice di non sapere.

-

"Siamo a casa!"
Esclamo entrando dalla porta che collega il garage all'ingresso.

"Sono in cucina, sto finendo di preparare il pranzo."
Risponde mia madre, ha finito ieri le ultime lezioni anche se è oggi l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale. Appoggiamo le nostre valigie accanto alla scala, le sistemerò dopo. Coccolo Ginger che appena mi ha sentito è corso da me, anche se quel traditore si struscia prima sul mio ragazzo.

"Traditore Ginger sei un traditore!"
Gli dico fingendomi offesa, Oliver ride. Ci togliamo le giacche, appendo anche la mia borsa e poi andiamo insieme in cucina. Mamma si pulisce le mani nello strofinaccio, poi si precipita ad abbracciarmi. Il Ringraziamento è stato praticamente un mese fa e non ci siamo più viste.

"Mamma mi sei mancata anche tu ma mi stai soffocando."
Sussurro poi baciandole una guancia.

"Scusa tesoro, è che questa casa è così vuota senza di te."
Si asciuga velocemente una lacrima e prendo sempre più consapevolezza del fatto che non sarà mai in grado di lasciarmi andare del tutto. Quando poi si stacca da me abbraccia anche Oliver.

"E' un piacere rivederla signora Davis Roy."

"Oliver, caro, te l'ho già detto, chiamami solo Carol e dammi del tu."

"Va bene."
Ridacchia il mio ragazzo.

"Allora suppongo condividerete la camera di Isla questa volta giusto?"
Ammicca mia madre tornando a guardare il sugo della pasta che ha più o meno lo stesso colore della mia faccia in questo momento.

"Se non è un problema."
E' Oliver il primo a parlare che non sembra minimamente imbarazzato.

"Ma quale problema, sei tu che devi sopportarla anche di notte."

"Mamma!"

"Scherzo tesoro su, andate a sistemare le vostre cose, non sarà pronto prima di altri quindici minuti."
Lascio un altro bacio a mia madre, Oliver la ringrazia di nuovo e saliamo insieme, non devo fargli strada perché tanto camera mia l'ha visitata diverse volte anche durante le vacanze del Ringraziamento.

Sorrido quando vedo che mamma ha appeso gli adesivi sulla porta finestra e sistemato l'alberello sulla scrivania, è stato un regalo di nonno Eddy, di quand'ero piccola. Non me ne sono più separato e l'ho esposto fiera ogni Natale.

"Tieni, questa parte di armadio è tutta per te e non fare storie Oliver non terrai tutto in quella valigia."
Lo precedo prima che possa dire qualsiasi cosa, lo faccio ridere.

"Va bene mamma."
Mi prende in giro, gli faccio una linguaccia, si avvicina a me, mi prende fra le sue braccia sollevandomi leggermente. Gli accarezzo il viso, è così bello. Bello da fare quasi male.

"Grazie per essere qua."
Sussurro piano sistemandogli le braccia intorno al collo.

"Grazie a te per avermi portato qua, per avermi fatto entrare in tutto e per tutto nella tua vita."

"Credo che la mia vita senza di te non possa più essere considerata la mia vita."
Sorride, gli sorridono pure gli occhi.

"Ti amo fottutamente tanto Isla Ariel Roy. Così fottutamente tanto che non trovo nemmeno parole per esprimerlo."

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