Capitolo 73.

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"Buongiorno."
Sussurro alzando lo sguardo e trovando già Oliver a guardarmi, sono appoggiata al suo petto e mi sta accarezzando la schiena dolcemente.

"Buongiorno Isla Ariel."
Mi lascia un bacio sul naso, gesto che mi fa sorridere.

"Sei sveglio da tanto?"
Chiedo mettendomi seduta e stiracchiandomi leggermente.

"Un po'."

"Potevi svegliarmi."
Lo ammonisco.

"No direi di no, eri così bella mentre dormivi, non ti avrei mai disturbato."
Scuoto il capo e gli lascio un piccolo bacio a stampo sulle labbra. Siamo ancora a casa mia, anche se le vacanze di primavera sono praticamente finite. E' domenica, domani ricominceranno le lezioni. Non so ancora se torneremo a Stanford in serata o domattina.

Oggi però sarà una giornata tutta dedicata alla famiglia. Andremo a pranzo dal nonno e dato la bella giornata di sole si potrebbe azzardare anche un pomeriggio al parco. Non ci sarà Jake, è andato a trovare Lily qualche giorno fa quindi non lo rivedrò prima di tornare a Stanford, anche se spero non passi troppo tempo prima che possa rivedere il mio migliore amico. Non è facile coordinare le nostre attuali vite ma io e Jake ci siamo sempre l'uno per l'altra anche se non possiamo vederci fisicamente.

Mi alzo dal letto, prendo i vestiti ed esco per lasciare a Oliver il bagno di camera mia, io andrò in quello di famiglia. Dopo essermi lavata velocemente, mi cambio ed esco per tornare in camera mia. Anche il mio ragazzo è già pronto, seduto sul bordo del letto che guarda il telefono con accanto Ginger.

"Non accetterò mai che il mio gatto ti preferisca a me, è una cosa letteralmente assurda."
Sbuffo facendolo ridere, Oliver lo accarezza dolcemente.

"Che ci vuoi fare, anche lui come la padrona non ha saputo reggere al mio fascino."
Alzo il dito medio, ride ancora mentre io scuoto il capo. Sistemo delle cose nei cassetti e poi, in realtà, non ho tempo di fare nient'altro. Oliver mi prende per una mano, trascinandomi a cavalcioni su di lui.

"Lo sai che se dovesse entrare qualcuno questa posizione potrebbe essere un po' equivoca?"
Alzo un sopracciglio incrociando le braccia dietro il suo collo, Oliver alza le spalle.

"Siamo tutti adulti e vaccinati."

"Touché."
Strofino il naso contro il suo, non ancora abituata veramente a tutte le sensazioni che mi faccia provare. Sensazioni che non ho mai provato prima. Sorrido, gli prendo il viso fra le mani e lo bacio.

Si accoccola di più al mio petto, per farsi stringere e coccolare, in questi momenti i suoi ventidue anni sembrano annullarsi completamente.

"Starei così una vita intera, senza muovermi di un passo."
Sussurra piano il mio ragazzo, gli bacio i capelli.
"Quando siamo così e mi stringi fra le tue braccia mentre io ti stringo fra le mie, sembra come se tutto si annullasse, sembra che nulla possa farmi del male. Come se il dolore che ho sempre con me non sia mai esistito."
Non dico niente, non ci sarebbe nulla di veramente giusto da dire. Lo abbraccio forte, facendogli capire tutto così, apprezzando questi momenti in cui si apre e mi permette di prendermi un po' del suo dolore.

Non ha più bevuto, su tanti aspetti è migliorato. Ma non vuole farsi aiutare. Sapevo che quando ha detto che avrebbe cercato aiuto l'avesse fatto solo per il momento e anche lui sapeva benissimo che io avessi finto di credergli. Ogni volta che provo a nominare la cosa cambia discorso e ormai ho perso le speranze. Quindi mi accontento di questi momenti qua in cui si fa aiutare, in cui mi permette di entrare veramente nella sua testa.

Anche se, in realtà, non so quanto potremo andare avanti così.

Scuoto il capo, non voglio pensarci ora, non devo pensarci ora.

Alza la testa, lo bacio e mi prendo un po' di quel dolore che non credo lo lascerà mai andare.

-

Sistemo meglio gli occhiali da sole mentre prendo una una sigaretta e l'accendo dondolandomi piano sull'altalena, mi godo la vista della mia famiglia. Oliver e Dylan stanno giocando a palla insieme a Ethan e a mio padre mentre Astrid con Katrin, mamma e Sarah giocano a pallavolo.

Melody è qui, accanto a me, che si dondola anche lei sull'altalena.

Oliver, dopo lo sfogo di prima in camera mia, ha finto che non fosse successo niente, cosa che accade più spesso di quel che possa sembrare. A volte vorrei aiutarlo e fare di più ma poi penso che lui non voglia veramente farsi aiutare e che io non possa fare più di così.

Ne parlo con Damian ogni tanto ma anche lui mi dice la stessa cosa.

"Non puoi aiutare qualcuno che non vuol farsi aiutare Isla, tu gli hai ridato voglia di vivere, gli hai ridato una serenità che non gli vedevo da tempo ma più di così non puoi fare".

Me l'ha detto più di una volta ma tante volte non riesco a convincermi.

"Pronto, Terra chiama Isla."
La mano di mia sorella che si muove davanti al mio viso mi fa rinsavire dai miei pensieri.

"Scusa."
Rispondo girandomi verso di lei, faccio un tiro di sigaretta, sbuffo il fumo verso l'alto.

"Sei proprio innamorata."
Mi prende in giro.

"Non sono io quella che cammina da un metro da terra dal giorno del suo matrimonio."
La faccio ridere, poi cerca la mia mano, la stringe, mi giro verso di lei e sorrido. Melody sarà sempre un punto di partenza e un punto di arrivo per me, la persona di cui mi son fidata fin dal primo giorno su questa Terra.

"Comunque mi sono iscritta anche al corso di laurea in musica, c'era la possibilità di conseguire la doppia laura iscrivendosi entro gennaio e Oliver mi ha convinta a farlo."
Lo dico a lei, la persona che sa ogni singola, minima cosa di me. Volevo già dirglielo da un po' ma non ho mai trovato il momento adatto.

"Mamma e papà lo sanno?"

"Assolutamente no e non lo sapranno fino al giorno della laurea."

"Ti ho cresciuta proprio bene Ariel."
Scoppia a ridere, poi mi fa alzare tirandomi verso di lei con la mano. Mi fa sedere sulle sue ginocchia come quando avevo sette anni e andavamo insieme sull'altalena.
"Qualsiasi cosa mi troverai sempre dalla tua parte, lo sai vero?"

"Lo so ma ho bisogno di sentirmelo dire ogni tanto."

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