Capitolo 13.

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Non so da quanto tempo siamo qua, credo non m'interessi minimamente. 

Qualcuno è andato via, qualcun altro è arrivato ma io e Oliver siamo sempre qua, parliamo, ridiamo, a volte stiamo completamente in silenzio e mi piace così. Come adesso.

Io, lui e il silenzio, un silenzio che non pesa. Un silenzio che abbiamo reso nostro.

"Che c'è?"
Chiedo quando mi accendo una sigaretta e noto mi stia guardando.

Alza le spalle, mi sfila la sigaretta dalle dita, se la mette fra le labbra.

"Il nostro rapporto è già arrivato al punto in cui mi rubi le sigarette?"
Lo faccio ridere.

"Il nostro rapporto è al punto in cui oltre a rubarti le sigarette mi fai anche da cuscino."
Risponde stendendosi e appoggiando la testa sulle mie gambe.

"Ah buono a sapersi."
Rispondo fingendo disappunto, gli accarezzo il viso, chiude gli occhi, sembra rilassarsi sotto il mio tocco. 

Mi accendo un'altra sigaretta, sbuffo il fumo verso l'alto poi torno di nuovo a fissare Oliver che tiene ancora gli occhi chiusi. In un gesto che mi viene spontaneo gli accarezzo i capelli, sorride, così continuo ancora.

"Mi canti qualcosa?"
Chiede poi, non apre gli occhi, non mi guarda.

"Sai che non amo cantare quando c'è altra gente? Canto solo con Jake o con mia sorella."

"Con me l'hai fatto, sia in macchina che da Poppy's."

"E' vero, non so nemmeno io perché."
Rispondo sincera, Oliver sta diventando l'eccezione a tutte le mie regole e non so se sia una cosa buona o una cosa cattiva.

"Allora, mi canti qualcosa?"

"Hai qualche richiesta particolare?"

"La prima canzone che ti ho sentito cantare, quando eravamo in macchina."

"Us?"
Chiedo ricordandomi benissimo quel momento.

"Si, credo sia quella."
Risponde sistemandosi meglio sulle mie gambe.

"E' tra le mie canzoni preferite."

"L'hai dedicata a qualcuno?"

"No, io non dedico canzoni Oliver."

"Perché?"

"Perché le persone se ne vanno, ti scivolano via. La musica, invece, ti rimane per sempre. Nessuno te la può togliere. Non si può dedicare qualcosa di eterno a qualcuno che prima o poi ti lascerà andare."

"Sei così simile a me Isla Ariel che, a volte, mi spaventi."
Gli accarezzo di nuovo i capelli, non dico niente.
"Puoi cantare ora?"
Aggiunge dopo qualche istante  e decido di rispettare la sua richiesta.

"So tell me how to be in this world, tell me how to breathe in and feel no hurt.
Tell me how 'cause I believe in something. I believe in us".

Faccio una piccola pausa e poi riprendo a cantare.

"Tell me when the light goes out, that even in the dark we can find a way out. Tell me now 'cause I believe in something, I believe in us".

Altra piccola pausa, chiudo gli occhi anche io, accarezzo di nuovo i capelli di Oliver, li riapro e attratta come una calamita poso di nuovo lo sguardo di lui.

"I believe in something and I believe in us".

Non dice nulla, non fa nulla.
La sua espressione però cambia completamente. 
Un piccolo sorrisetto sul volto. 

Un barlume di serenità su questo viso che ho sempre visto troppo tormentato.

Non abbiamo bisogno di dirci altro, mi accendo una sigaretta, la passo a Oliver.

"Mi vizi Isla Ariel."

"E ti dispiace?"

"No, Isla Ariel, decisamente no."

-

"E' stata una bella giornata."
Esclamo alzandomi in piedi dopo che ho aiutato Oliver a mettere tutto nello zaino, si sta facendo veramente tardi e Lily mi ha chiesto di cenare insieme a lei e Abby questa sera, quindi devo rientrare al dormitorio.

"Bellissima, non passavo una giornata così da tempo."
Risponde lui chiedendo lo zaino, io ne approfitto per cambiare gli occhiali.
Tolgo quelli da sole dato che ormai è quasi sera e metto quelli da vista.

Oliver si alza e prima di cominciare ad andare prende le mia mano e, sinceramente, speravo proprio lo facesse. Mi piace il contatto fisico che ho con lui, non so nemmeno io perché. Ma in queste prime settimane di college, se c'è una cosa che ho capito, è che quando si tratta di Oliver non so spiegare tante, troppe cose.

Ci avviamo verso il campus, fianco a fianco, mano nella mano. Camminiamo piano, forse perché nessuno dei due vuole veramente separarsi così presto. Nonostante abbiamo passato insieme ore il tempo sembra sempre troppo poco. 

E per quanto cerchiamo di rimandare il tutto siamo ormai arrivati al campus, sotto la palazzina del mio dormitorio.

"Se sali ti ridò il giubbotto."

"Se salgo ora insieme a te mi dovrò sorbire l'interrogatorio di mia sorella mentre così te la sorbirai solo tu."

"Sempre molto carino Oliver Kyle O'Connor."

"Il mio nome completo detto da te risulta veramente sexy."
Risponde e scoppio a ridere un po' imbarazzata.

"Scemo!"
Gli tiro una pacca sul petto, faccio ridere anche lui.
"Comunque, se mi dai il tuo telefono, ti scrivo il mio numero così non dovremo continuare ad affidarci al caso ma puoi scrivermi per quando passi a riprendere il giubbotto."

"Se volevi il mio numero potevi chiedermelo senza imbatterti in questa terribile scusa."

"Non è una scusa."

"Come no."
Risponde prendendo il suo telefono, lo sblocca e me lo passa.

"Non è stato difficile convincerti a darmi il telefono."

"Touchè."
Risponde, rido di nuovo.
Scrivo il numero. 
"Segnati Isla Ariel."
Aggiunge avvicinandosi a me per controllare.

"Sei probabilmente l'unica persona che mi ha segnato in questo modo in rubrica."

"E pensi mi dispiaccia?"
Sussurra al mio orecchio facendomi provare miriadi di brividi.
La sua mano accarezza la mia per riprendersi il telefono e, in questo momento, tremo sotto il suo tocco. 

"Devo andare, tua sorella starà impazzendo, le ho detto che sarei tornata più o meno venti minuti fa."
Ridiamo insieme, probabilmente entrambi immaginiamo Lily maledirmi in tutti i modi che conosce.

"Grazie per la bellissima giornata Isla Ariel, non stavo così bene da tempo." 
Mi sussurra.
Si avvicina ancora di più a me, poggia una mano sul mio fianco, mi da un bacio sulla guancia che fa durare un po' più del dovuto, mi sento andare a fuoco, non per l'imbarazzo, non per timidezza ma perché provo qualcosa che non credo di aver mai provato.

"Grazie a te Oliver."
Sussurro piano quando si stacca.
"Sono stata bene."

Non dice più niente, si gira, se ne va.
Lo guardo allontanarsi e poi girarsi di nuovo, sorride quando nota che non me ne sono già andata.

"Comunque il giubbotto puoi tenerlo. Te l'ho detto, ne ho altri, uguali."
Non mi da il tempo di rispondere. 

Si gira di nuovo. 

E questa volta, col cuore che batte forte mi giro anche io.

E sorrido.

Sorrido davvero.

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