Capitolo 16.

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"Stiamo uscendo con Melody e Astrid, non con il Presidente Jake."
Esclamo seduta sul letto del mio migliore amico, sono venuta a cena da lui e ora dobbiamo uscire con mia sorella e la sua fidanzata.

"E se dovessi incontrare l'amore della mia vita?"
Risponde sistemandosi per l'ennesima volta i capelli.

"Tu e amore nella stessa frase è abbastanza ridicolo, scendo sotto con Johanna perché se ti vedo un'altra volta cambiare pettinatura rompo il pettine."
Balzo in piedi dal letto ed esco dalla camera di Jake che ridacchia di gusto.

Vado di sotto dove Johanna è ancora in cucina mentre Charles, il padre di Jake, è sul divano insieme a Jade e Mark.

"Posso aiutarti?"
Chiedo guardando Jo lavare i piatti.

"Puoi bere un caffè con me se ti va, ormai qua ho finito."

"Certo che mi va."
Rispondo felice. 
Johanna è la mia seconda mamma. E' sempre stata una confidente per me e anche una fonte di abbracci. Non che mia madre non mi abbia mai abbracciato ma i miei genitori, spesso, sono molto più freddi e rigidi dei genitori di Jake, per cui sono sempre stata un'altra figlia. 

"Posso unirmi anche io alle mie donne preferite?"
Chiede Mark mettendomi un braccio intorno alle spalle, gli cingo la vita.

"E io?"
Si lamenta Jade, la minore dei fratelli Mitchell.

"Tu non sei una donna, sei ancora la bambina di casa."

"Ho 16 anni!"
Risponde seria.

"Appunto tesoro, sei ancora la nostra piccolina."
Si aggiunge Charles abbracciando sua figlia, rido leggermente appoggiandomi al petto di Mark. Ventisette anni, coach della squadra di calcio delle elementari. Era bravo a calcio, bravissimo. Avrebbe avuto una gran carriera, ma un grave infortunio a 17 anni gli ha tolto l'opportunità di una vita. Così ha finito la scuola e fatto dei corsi per diventare allenatore e restare insieme al suo più grande amore: il calcio.  

E' la sua chitarra che ho sempre usato per imparare a suonare. Non ne ho mai avuto una mia, usavo la sua che era più un oggetto di bellezza in camera sua piuttosto che uno strumento.

"Come va la vita a Stanford?"
Chiede Mark quando ci sediamo.

"Benissimo."

"Era da tempo che non ti vedevo così entusiasta."
Johanna mi da il caffè, poi mi accarezza una guancia.
"Hai incontrato qualcuno di speciale vero? Te lo leggo negli occhi."
Mi dice e mi stupisco di come abbia sempre la capacità di capire ogni cosa.

"E' un amico."
Specifico subito.

"Oh piccola Isla io ho solo detto che è speciale, non ho specificato il ruolo che stia ricoprendo nella tua vita."
Mi frega sempre, è incredibile.
"Però se ti brillano gli occhi così forse non può essere solo un amico."

"Siamo incasinati Jo, entrambi, troppo. Saremmo un disastro insieme."

"Io so che quello che ti ha fatto Rhys ti ha fatto male, soprattutto perché eri ancora piccolina, perché non lo meritavi e perché c'erano state tante promesse e tanti progetti. Ma non sono tutti così. Non puoi chiudere la porta del tuo cuore per sempre. Non puoi scappare da quello che senti Isla."
Mi accarezza di nuovo la guancia, mi appoggio a questo suo tocco così pieno d'amore.
"E ricorda tesoro, le migliori cose nascono sempre da quelli che in partenza sembrano disastri."

-

"Vieni qua sirenetta."
Esclama Melody quando scendo dalla macchina di Jake trascinandomi in un abbraccio rompicostole. Mi chiama così da quando son venuta al mondo e i motivi son ben chiari.
"Odio non vederti per tanto."
Aggiunge mentre ricambio l'abbraccio.

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