Capitolo 38.

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Spengo il mozzicone della sigaretta, mi stringo nella felpa di Oliver e rientro in casa, lo trovo ancora sul divano. E' domenica e sono ancora a casa sua perché Jake si fermerà anche questa notte, ci vedremo domani mattina prima di andare a lezione e prima che lui torni a San Francisco per andare al lavoro.

Sorrido guardando Oliver steso sul divano, sta guardando qualche stupido programma in televisione, abbiamo appena finito di cenare. Mi avvicino a lui, gli accarezzo i capelli, lo vedo sorridere. 

"Dobbiamo fare il compito di scrittura creativa per domani, abbiamo rimandato fin troppo."
Esclamo quando ancora non accenna a muoversi dal divano, fa un verso strano, mi fa ridere. 
"Preparo il caffè, tu vai a prendere carta e penna."
Gli lascio un bacio fra i capelli e dopo qualche minuto lo sento alzarsi mentre mi muovo nella sua cucina come se fosse la mia. Oliver torna, sistema tutto sul tavolo e poi mi avvicino io con le due tazze di caffè. E' già seduto, mi accarezza una gamba, gli lascio un bacio sulle labbra. 

"Tutto qua?"
Mi dice quando mi stacco da lui. 

"Dobbiamo fare il compito."
Lo riprendo. 

"Darmi un bacio come si deve ritarderà il compito di qualche minuto."
Non mi da il tempo di dire altro, mi fa sedere sulle sue gambe e mi bacia. Bacio che ricambio subito perché è come se fossi dipendente dalle sue labbra e non ne avessi mai abbastanza. 

Oliver mi tiene stretta a lui e io vorrei veramente baciarlo ogni secondo della mia vita.
Sorrido contro le sue labbra quando ci stacchiamo, gli bacio il naso e poi mi alzo, lo sento sbuffare, mi fa ridere.

Mi siedo nella parte opposta del tavolo giusto per non avere troppe distrazioni perché voglio davvero concentrarmi su questo compito, prendo un foglio ed una penna.

Inizialmente non ho la minima idea di come iniziare, poi, semplicemente, decido di non ragionare con la testa, decido di far parlare il cuore, proprio come ci ha chiesto Hughes.

E così riesco a scrivere, mi concentro solo su quel foglio, mi concentro così tanto che mi accorgo solo ora di essere rimasta sola in cucina. Ho finito la lettera ma prima che la legga il professor Hughes ho bisogno di leggerla a Oliver. Ho scritto cose troppo importanti e non posso permettere che qualcuno le sappia prima di lui.

Come immaginavo lo trovo in camera, sul letto.

"Eri così concentrata e non ti ho voluto disturbare."
Spiega prima che io gli dica qualsiasi cosa, faccio un respiro profondo. 

"So che abbiamo detto che non ci saremmo letti le nostre lettere ma ho scritto cose troppo importanti e non posso permettere che qualcuno le sappia prima di te."
Oliver mi sorride, si mette a gambe incrociate davanti a me. 
"Permettimi di leggerti la mia lettera perché ho bisogno di dirti queste cose e non so in che altro modo fare."

"Ti ascolto Isla Ariel."

Faccio un altro respiro profondo, prendo la lettera e comincio a leggere con voce un po' tremante.

"Ciao piccolo Oliver, noi ancora non ci conosciamo, ci conosceremo fra più di dieci anni in realtà.
Mi chiamo Isla. Anzi no, in realtà ho due nomi. Mi chiamo Isla Ariel. Odio il mio nome per intero ma tu Oliver, tu lo amerai. E per te non sarò mai solo Isla. Mi chiamerai solo Isla Ariel. E per quanto odi il mio nome per intero quando lo dirai tu mi piacerà da morire. Sto scrivendo questa lettera a un piccolo Oliver di otto anni che immagino già non faccia proprio tutto quello che gli venga chiesto. Sono sicura che tu sia già un  piccolo ribelle, che se ne sta sempre nella sua cameretta affacciato alla finestra ad osservare ogni piccolo dettaglio del mondo che gli corre davanti.

 Un mondo veloce che tante volte sembrerà averti lasciato indietro piccolo Oliver ma non te ne importerà assolutamente niente. Un mondo che a volte penserai ti abbia dimenticato ma non ti importerà nemmeno di questo. Un mondo che ami e allo stesso tempo odi. Vorresti scoprirlo tutto ma anche non saperne niente. Hai solo otto anni e già sei un piccolo paradosso. Un meraviglioso piccolo paradosso. 

Hai otto anni e sembri immune dalle sofferenze della vita. Sofferenze che probabilmente, fra qualche anno, ti travolgeranno come un uragano e tu Oliver, tu non sarai pronto. Come nessun altro essere umano. Non so ancora cosa ti sia successo, non so ancora quando me lo dirai e non so ancora se me lo dirai. So, però, che tutto quel dolore ancora ti si legge negli occhi quando ti perdi a fissare il vuoto, quando di notte il tuo respiro si fa più agitato e allora mi appoggio sul tuo petto per farti calmare e farti capire che non sei solo. Non sei più solo. Non sarai mai più solo. Piccolo Oliver penserai di non meritarti altre occasioni, penserai di non essere fatto per essere amato. Penserai che nessuno potrà mai capire i tuoi silenzi infiniti, le tue risposte a monosillabi e i tuoi sguardi persi nel vuoto. 

Ma non è così.

Non è cosi perché io mi innamorerò di te. 

Dei tuoi silenzi, dei tuoi monosillabi, del tuo sguardo perso nel vuoto. Mi innamorerò di questa versione di te un po' ammaccata che non ha più la spensieratezza e la felicità del piccolo Oliver a cui sto scrivendo. E purtroppo, non ce l'avrà mai più. A volte vorrei prendere tutta la sofferenza che vedo nei tuoi occhi e farti respirare un po', perché lo vedo quanto ti pesi, perché lo vedo che a volte sembra che tu non riesca a respirare. Piccolo Oliver di otto anni, lo sai che ancora osservi il mondo che ti scorre accanto in tutti i suoi dettagli?  Nonostante tu ora abbia passato i vent'anni, a volte ancora ti perdi e guardi tutto intorno a te, come se ogni cosa andasse avanti e ti lasciasse indietro ancora una volta. Ma non temere piccolo Oliver di otto anni, questa volta ci sono io che ti tengo la mano, questa volta questo mondo che scorre troppo veloce non ti lascerà mai più indietro. Continua ad aggrapparti forte a questa vita nonostante ti abbia fatto soffrire tanto. Vivi ogni istante e goditi ogni momento piccolo Oliver di otto anni, non c'è nessuna fretta di diventare grande."

Finisco la lettera con la voce che ancora trema, col cuore che mi scoppia ma più leggero e finalmente libero. Trovo la forza, alzo lo sguardo e guardo Oliver. Oliver che sta piangendo e non mi da il tempo di dire nulla, mi prende per un braccio, mi trascina sulle sue gambe, mi stringe forte come mai ha fatto prima e io faccio lo stesso. 

"Ti amo Oliver."
Sussurro piano, mi bacia una spalla.

"Nessuno mi ha mai detto parole così belle Isla Ariel."
Mi prende il viso fra le mani, mi fa appoggiare la fronte alla sua.
"Nessuno mi hai scavato dentro nel modo in cui fai tu, come se mi conoscessi da sempre, come se fossi parte di me. E io Isla Ariel, io dopo anni, posso dirti che sto finalmente bene. Sono tornato a respirare. Mi sono innamorato anche io di te Isla Ariel, ti amo. Ti amo così intensamente che quasi mi fa male il cuore. Ti amo così intensamente da aver paura. Ti amo così intensamente da aver voglia di tornare a vivere."

Non riesco a dire altro, lo bacio, lo bacio dandogli tutta me stessa. Sigillando tutto il nostro amore in questo semplice gesto. 

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