Quando apro gli occhi mi ci vuole un po' prima di realizzare dove io sia. La luce che filtra dalla fessura della tapparella è leggermente fastidiosa ma non troppo. Sorrido quando noto che Oliver sia ancora accanto a me. E' seduto, con la schiena appoggiata alla testiera del letto.
"Buongiorno."
Sussurro alzando di poco il capo, Oliver distoglie lo sguardo dal suo telefono per dedicarlo a me."Buongiorno Isla Ariel."
Risponde piano."Che ore sono?"
"Sono da poco passate le dieci."
Mi risponde, annuisco e mi allungo a prendere il telefono dove trovo un paio di messaggi di Lily."Cosa devi fare oggi?"
Chiedo poi sedendomi a gambe incrociate difronte ad Oliver, mi ricordo di essere quasi in mutande quindi porto il piumone a coprirmi."Niente, niente e ancora niente."
"Lily e Jake mi hanno proposto pranzo insieme e giornata al luna park che hanno allestito vicino a Stanford prima che lui torni a San Francisco. La pioggia di stanotte a quanto pare ha lasciato posto al sole."
"E?"
Chiede ridacchiando."E non puoi abbandonarmi. Ci divertiremo. Anche se non sono un'amante del luna park ma a quanto pare è l'unico modo per godermi il mio migliore amico."
"Il luna park è per bambini."
"Non è vero!"
Mi fingo offesa, lo faccio ridere.
"Ci sono un sacco di cose anche per ragazzi della nostra età.""Potrei venire solo per non abbandonarti insieme alla coppietta felice."
"Non sono una coppietta, Jake non è fatto per avere relazioni."
"Nemmeno Lily ma non è nemmeno mai uscita la mattina con qualcuno che si è portata a letto la sera prima."
Risponde ovvio e, in effetti, nemmeno Jake ha mai fatto una cosa del genere. Fa sesso e se ne va di solito. Forse in questo caso si è comportato in modo diverso solo perché sa che è la mia compagna di stanza e ci vedremo spesso."Allora vieni?"
Chiedo cambiando discorso."Potrei pensarci."
"Io devo comunque andare in camera mia, cambiarmi e farmi una doccia. Hai due ore per decidere e dirmi se vuoi venire."
Mi alzo dal letto perché sono abbastanza di fretta e devo attraversare tutto il campus prima di arrivare al mio dormitorio che non rimane proprio dietro l'angolo rispetto a casa di Oliver.
"Tieni pure la felpa, è più calda di quello striminzito maglioncino non troppo caldo."
Esclama quando recupero i miei vestiti.
"Io non la uso più tanto.""Mi rifai il guardaroba O'Connor."
Lo faccio ridere ma non aspetto una sua risposta, mi chiudo in bagno, mi metto il resto dei miei vestiti asciutti ma tengo comunque la sua felpa, esco recupero cappotto, borsa e scarpe."Grazie di tutto Oliver, davvero."
Esclamo quando sto per uscire dalla porta di casa sua."E' stato il minimo Isla Ariel."
Questa volta sono io che mi sporgo e gli lascio un bacio sulla guancia.
Sorride."A dopo?"
Chiedo."Forse."
Scuoto il capo per le sue risposte sempre così incerte ma non dico altro, mi giro ed esco da casa di Oliver. Mi infilo nell'ascensore e schiaccio il bottone del piano terra.Mi sento felice e non so nemmeno io perché. Non è successo niente. Eppure mi sento felice.
Forse perché è bastato aver passato tutto quel tempo con Oliver, aver dormito con lui. Da tempo qualcuno non mi fotteva la testa come sta facendo lui. E se ieri sera ho detto di non sapere nemmeno io cosa voglia da lui ora è chiaro che abbia mentito anche a me stessa. Forse per autodifesa. Forse perché è difficile ammettere ciò che provo, soprattutto perché dopo Rhys ho giurato di prendere le distanza da qualsiasi tipo di relazione.
Ma Oliver, in realtà, ha stravolto i miei piani fin dal nostro primo sguardo.
-
"Okay ci vediamo direttamente lì Lil, tranquilla. A dopo."
Stacco la chiamata e chiudo a chiave la porta della nostra camera.Scendo velocemente le scale perché l'ascensore è occupato e un po' di esercizio fisico non fa mai male. Oliver non mi ha fatto sapere niente quindi deduco non sarà dei nostri ma non importa, sono sicura mi divertirò comunque. Prendo le sigarette quando arrivo vicino all'uscita della palazzina dato che ho giusto il tempo di una sigaretta prima di arrivare alla mia auto.
Rimango piacevolmente sorpresa quando, al contrario di ciò che abbia appena pensato, uscendo mi trovo davanti Oliver. Senza che possa controllarlo nasce un sorriso sincero sul mio viso. Sorriso che ricambia.
"Guidi tu?"
Mi chiede quando arrivo difronte a lui."Così pare, Lily e Jake sono usciti prima perché si son fatti un giro quindi li raggiungerò al fast food."
Allungo il pacchetto di sigarette verso di lui."Grazie."
Prende una sigaretta, l'accende e poi accende anche la mia. Camminiamo e un paio di volte le nostre mani si sfiorano prima che Oliver le unisca, sorrido di nuovo e percepisco il suo sguardo su di me.Prendo le chiavi della macchina mettendo poi la borsa nei sedili posteriori. Oliver si è già sistemato sul sedile del passeggero, mi sistemo al posto di guida, cintura e faccio partire la mia playlist preferita già preimpostata sulla riproduzione casuale.
E senza farlo apposta parte Us.
"E' destino."
Sussurra piano Oliver."Dici?"
Sussurro col cuore che ha aumentato un po' il battito, metto la retro per uscire dal parcheggio."Dimmelo tu Isla Ariel, credi che sia un caso o sia il destino?"
"Non so se credo nel destino."
Rispondo sincera, ho sempre pensato che siamo noi a crearci la nostra storia."Quindi non credi che qualcuno possa essere il destino di qualcun altro?"
"Siamo le scelte che facciamo."
"Certo, siamo anche quello. Siamo le nostre scelte fatte in un destino con migliaia di combinazioni."
"Che intendi dire?"
"Dico che si, la nostra storia ce la creiamo noi. Siamo le nostre scelte. Ma ci sono cose, persone, luoghi a cui siamo destinati. E che potremmo trovare anche facendo scelte diverse. Il destino, secondo me, non può essere solo uno Isla Ariel. Il destino è fatto di migliaia di combinazioni e alcune di esse porteranno sempre alla stessa cosa anche se attraverso scelte diverse."
Spiega in un discorso che mi colpisce particolarmente, è molto profondo. Un discorso che mi sta già facendo riflettere.
"E alcune cose, semplicemente e nonostante le migliaia di combinazioni, devono andare in quel modo. Non c'è possibilità che possano cambiare, non c'è combinazione che tenga. Dovevano andare così e basta. L'ho capito dopo tanto tempo ma l'ho capito. E mi sono dato pace."
Aggiunge in un discorso che rivolge probabilmente più a se stesso che a me. Capisco che ci sia qualcosa di grande. Qualcosa che non esigo condivida, per niente. Voglio solo che capisca che non sia solo. Così allungo una mano a prendere la sua, Oliver la stringe forte."Grazie Isla Ariel."
"Non ho fatto nulla."
Mi bacia la mano, la tiene stretta a lui."Hai fatto molto di più di quel che ti sia possibile comprendere."
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Us.
RomanceIsla Ariel Roy ha 19 anni e una vita apparentemente perfetta. Sta per partire per Stanford, dove hanno studiato i suoi genitori e anche suo fratello. Sua sorella Melody invece, "pecora nera" della famiglia, non ha voluto fare il College e dopo il l...