Casa.
Non ho mai dato una sola vera definizione a questo termine. Non ho mai considerato casa le quattro mura in cui sono cresciuta. Quella era la mia dimora, il mio tetto sopra la testa ma non è mai stata davvero la mia definizione di casa.
Casa, per esempio, ora è Stanford.
Nonostante sia passato così poco, nonostante sia più il tempo che abbia trascorso a San Francisco. Quella minuscola stanzetta che condivido con Lily ora è casa. E l'ho già resa casa mia. Con le foto sulle pareti, i vestiti sulle sedie, gli appunti sparsi e i profumi che si mischiano. Si, la mia stanza è decisamente la prima definizione materiale di casa che abbia mai potuto dare.
E poi c'è la mia definizione più profonda di casa.
Casa come le braccia di Jake, le risate con Melody o le carezze di nonno Eddy.
Casa quando stringo forte Katrin e Dylan mentre Ethan ci guarda sorridendo.
Casa è quando sono a cena con mamma e papà che mi vedono semplicemente come la loro bambina e ridiamo e scherziamo fino alle lacrime.
Casa quando canto libera senza vincoli.
Casa è tante, tantissime cose.
E ora non penso di star tornando a casa. Devo tornare dai miei, dove son cresciuta. Dove ho probabilmente i miei ricordi migliori e le mie persone del cuore. Anche se ora sto trovando il mio cuore anche a Stanford.
Ho preparato un borsone veloce per questi due giorni, preso il pc e degli appunti da finire, salutato Lily e Abby che erano in camera mia e ora sto andando verso la mia macchina per tornare a casa. Non ho visto molto Oliver in questa settimana, o meglio, non ci siamo visti soli però ci siamo scritti spesso. Oggi non l'ho visto a lezione e non l'ho salutato ma in fondo è venerdì pomeriggio e tornerò domenica sera, sono praticamente solo due giorni.
Attraverso il campus che ormai è casa, per la prima volta ,sento un posto casa. E mi dispiace dover lasciarlo anche se si tratta di sole 48 ore.
Sorrido a questo pensiero, non avrei mai pensato di potermi ambientare così bene, soprattutto senza Jake. Non ho mai fatto nulla senza Jake, mi credevo molto più debole, invece ho trovato una forza che non sapevo di avere e, soprattutto, ho trovato persone che mai avrei pensato di incontrare.
Tra le folle di studenti che si destreggiano per il campus arrivo alla macchina e perdo un battito quando vedo Oliver appoggiato al cruscotto.
"Volevi andare via senza salutarmi Isla Ariel?"
Mi chiede sorridendo, sorriso che ricambio subito."Torno domenica Oliver."
Rispondo cercando di nascondere la felicità che provo nel trovarmelo davanti."Fa niente."
Mi prende il borsone, sento il suo profumo così vicino e già riconosco i mille brividi che solo lui mi fa provare.Apre la portiera dal lato del passeggero, sistema il mio borsone , sistemo anche la mia borsa e poi è lui che chiude la portiera e ci si appoggia.
"Hai fretta?"
Mi chiede ancora difronte a me."No, in realtà no, non ho detto a che ora sarò di ritorno."
"Ci fumiamo una sigaretta insieme?"
Mi chiede e io annuisco, ci mettiamo sulla panchina di fronte alla mia auto, ci accendiamo una sigaretta e poi ci guardiamo."Sei felice di tornare a casa?"
Alzo le spalle."Sono felice di vedere i miei nipoti, di vedere Jake, i miei fratelli e si anche i miei genitori ma mi piace qua, sto trovando la mia routine. Non sento il bisogno di tornare a San Francisco, lo faccio più per loro che per me."
Rispondo sincera.Oliver sorride, fa un tiro di sigaretta, sbuffa il fumo verso l'alto.
Non diciamo molto altro, finiamo la sigaretta fra sguardi e i nostri silenzi.
Poi arriva il momento di andare.
Mi appoggia una mano sul fianco, mi da un bacio sulla guancia.
"Torna presto Isla Ariel."
Mi sussurra all'orecchio.
Tremo.
"E scrivimi quando arrivi."-
"Sono a casa!"
Esclamo aprendo la porta, è quasi ora di cena."Zia Isla!"
Esclama Katrin correndomi incontro, appoggio velocemente le chiavi della macchina e di casa sul mobile e il borsone a terra."Il mio terremoto."
La prendo in braccio e aspetto arrivi anche Dylan, mi accovaccio, prendo in braccio anche lui, li riempio di baci.
"Mi siete mancati tanto amori miei.""Anche tu zia."
Si appoggiano a me, poi alzo lo sguardo e trovo mia madre davanti a me che sorride, ricambio il sorriso e poi cammino verso di lei per andare in salotto. Lascio a terra i miei due nipoti e mi lascio abbracciare da Ethan."E' bello averti qui."
Mi dice mentre mi abbandono fra le braccia di mio fratello, gli bacio una guancia.
Saluto mia cognata e poi i miei genitori."Melody?"
Chiedo anche se immagino già la risposta."Sai come fa tua sorella, tanto ha detto che uscite domani sera."
Risponde mio padre.Sospiro.
Melody non ama tornare a casa se non per occasioni come Natale o il Ringraziamento, diciamo che da tempo non sta più bene in casa nostra. Ogni occasione è buona per rinfacciarle che non è andata al College e creare discussioni che degenerano.Lascio perdere il discorso, ci mettiamo a tavola.
"Lasagne!"
Esclamo felice quando mia madre appoggia la teglia davanti a noi."Il piatto preferito della mia bambina che è appena tornata a casa."
Risponde mia madre che mi accarezza i capelli baciandomi il capo.Sorrido, le do un bacio anche io.
Passo una bella cena, con quasi tutta la mia famiglia al completo, poche domande sulle lezioni, tante sulla mia vita a Stanford, sui miei nuovi amici, su come la piccola di casa stia diventando grande.
Gioco un po' con i miei nipoti dopo cena, poi mi faccio un bagno caldo.
Ora sono in camera mia in pigiama.
Esco sul mio balconcino a fumare insieme al mio Ginger, era abituato a star sempre in camera mia e mamma ha detto che anche se non ci sono più io questo è rimasto il suo posto preferito. Mi siedo, il mio gatto si accovaccia su di me, lo coccolo un po', mi accendo la sigaretta e, qualche secondo dopo, la vibrazione del mio telefono mi distrae.
Sorrido.
"Non ce la fai proprio a stare senza di me è?"
Lo sento ridere, il mio cuore fa una capriola.
"Forse hai ragione Isla Ariel."
"Forse."
Rispondo, faccio un tiro di sigaretta, sbuffo il fumo verso l'alto.
Gli avevo scritto che fossi arrivata poi non ho più guardato il mio telefono fino ad ora.
"Dove sei?"
Chiedo sapendo che essendo venerdì ci sarà sicuramente qualche festa."A casa, sono andato a mangiare da Poppy's e poi son tornato qua."
"Nessuna festa?"
"Non avrebbe senso se non ci sei te con cui scappare quando si fa noiosa."
Non so se io abbia mai sorriso tanto in vita mia."Settimana prossima possiamo scappare insieme da qualche festa, se ti va."
"Certo Isla Ariel. Certo che mi va."
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Storie d'amoreIsla Ariel Roy ha 19 anni e una vita apparentemente perfetta. Sta per partire per Stanford, dove hanno studiato i suoi genitori e anche suo fratello. Sua sorella Melody invece, "pecora nera" della famiglia, non ha voluto fare il College e dopo il l...