Capitolo 49.

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"Non mi vestirò mai così Melody, mai!"
Esclamo dal mio camerino.

Il matrimonio di mia sorella sarà a Marzo e lei sta ovviamente cercando di organizzare tutto per tempo perché vuole che sia tutto perfetto nei minimi dettagli. Sogna di sposare la sua principessa da quando aveva una roba come dieci anni. Si, dieci anni. Quando tutte le sue amichette dicevano che avrebbero trovato il principe azzurro delle favole, lei parlava di principessa. Mamma e papà dicevano lo facesse per dar fastidio, per essere sempre controcorrente, io penso che abbia sempre saputo che a lei, dei maschietti, non fregasse nulla. E' sempre stata libera Melody, di amare, di sbagliare, di provocare, di ridere, di piangere, di urlare. Una libertà che forse io, su tanti ambiti, non mi sono mai concessa. Lei, invece, ha sempre ricercato la libertà e credo che, nonostante tutti i conflitti, il più grande regalo che i miei genitori abbiano mai fatto a mia sorella sia proprio lasciarla libera, di andare e tornare, di urlargli contro e abbracciarli. L'hanno lasciata libera, anche se tante volte non hanno condiviso le sue scelte.

"Smettila di lamentarti sirenetta ed esci da lì!"
Mi riprende. Ha letteralmente trascinato me, Oliver e Jake in questa giornata full immersion nel suo matrimonio. A Natale ha invitato anche il mio ragazzo a unirsi a noi, lui ha accettato subito. Io gliel'avevo detto che si stava mettendo in un guaio, ha riso senza credermi ma suppongo se ne renderà conto piuttosto presto.

"No Melody sembro un cactus."

"Smettila Ariel, ti vengo a prendere a forza se non esci da li."
Sbuffo, poi mi decido ad uscire, sposto le tende del camerino, sollevo leggermente il vestito per non inciampare e tengo lo sguardo basso. Il vestito verde ha le maniche lunghe in pizzo, così come il corpetto, poi scende in una lunga gonna, con un spacco a sinistra che arriva a metà coscia.

"Porca troia."
E' il sonoro commento di Jake.
"Non ti ho visto così elegante nemmeno al ballo del diploma."
Aggiunge facendomi ridere.

"E tu pensi di assomigliare a un cactus? Ma che concezione hai di te stessa sirenetta?"
Melody mi fa sorridere mentre viene più vicino a me, prende la mia mano facendomi fare un giro su me stessa.
"E' il vestito perfetto per te Ariel, non ci sono dubbi."
Aggiunge abbracciandomi leggermente.

"Concordo."
Le fa eco Astrid.
"Ci ruberai la scena al nostro matrimonio."

"Non esagerare."
Faccio ridere tutti e poi, volontariamente mi giro verso Oliver che già mi stava guardando sorridendo. E appena i miei occhi trovano i suoi, il mondo intorno a noi si annulla completamente.

"Okay, offrono un buffet qua dietro, andiamo a prendere un caffè mentre tu capisci che questo vestito è perfetto."
Melody mi bacia una guancia, sorrido, poi lei Astrid e Jake si dileguano. Rimaniamo solo io e il mio ragazzo che ora si alza, viene verso di me, intreccia le sue mani alle mie lasciandomi poi un bacio a fior di labbra.

"Allora?"
Chiedo guardandolo.
"Cosa ne pensi? Ti piace?"

"Cosa ne penso Isla Ariel?"
Mi prende una ciocca di capelli e me la sposta dietro l'orecchio.
"Penso che questo vestito ti stia benissimo e sia perfetto per te. Non ho mai visto un essere umano più bello di te. Ma questo lo penso anche quando ti vedo la mattina in pigiama appena sveglia."

-

"E così Isla si è completamente pitturata la faccia con tutti i miei rossetti per imitarmi, quando è scesa di sotto abbiamo riso tutti per almeno un'ora."

"Avevo otto anni!"
Mi fingo offesa alzando gli occhi al cielo mentre tutti ridono nell'ascoltare Melody raccontare un aneddoto successo più di dieci anni fa, a Natale.

Dopo una giornata full immersion nel matrimonio di mia sorella siamo andati a cena tutti insieme.

"E c'ero rimasta malissimo comunque."
Aggiungo ancora.

"Me lo ricordo."
Jake mi guarda sorridendo, sorrido anche io ricordandomi ciò che è successo dopo.

"Credo di aver capito in quel momento quanto fosse forte l'amicizia che vi leghi."
Melody sorride guardandoci, sono seduta fra Jake e Oliver ed è proprio il mio migliore amico a mettermi un braccio intorno alle spalle, mi appoggio alla sua spalla.

"Come mai?"
Chiede Oliver interessato.

"Isla c'era rimasta male perché avevamo riso, ovviamente eravamo in buona fede, non volevamo ferirla, ci aveva solo divertiti. Lei però c'è rimasta male e si è chiusa in camera sua, non riuscivamo a farla uscire da lì. Jake, per convincerla, si è cosparso tutto il viso di rossetto, è l'unica persona a cui ha aperto la porta. Quando l'ha visto è scoppiata a ridere, una risata in contrasto con gli occhi ancora bagnati di lacrime. Jake ha preso la sua mano e sono usciti insieme dalla camera, rimanendo con quel rossetto in faccia fino a sera."
Il mio ragazzo sorride nell'ascoltare il racconto. Io sono ancora appoggiata alla spalla di Jake e, sinceramente, sono un po' spaventata da come Oliver possa vivere tutta questa situazione, soprattutto da quando mi ha raccontato di Thomas.

"Sono sempre stati così quindi?"
Chiede di nuovo, non sembra triste, sembra che voglia saperne di più. Saperne di più da Melody, una persona che ci ha sempre visto dall'esterno.

"Sempre, letteralmente. Non mi ricordo nemmeno più di mia sorella senza Jake, da quando ha iniziato l'asilo non si sono più separati, per nessuna ragione. Se pensi a uno ti viene automaticamente in mente anche l'altro. E poi è merito loro se abbiamo creato questa enorme famiglia allargata. E non credo possa nemmeno più esserci una Isla senza Jake e viceversa."
Sorrido ricordandomi momenti sempre fissi nella mia memoria, Jake è il compagno della mia vita, più di un fratello, più di un amico ma, ovviamente, non dal punto di vista amoroso. Jake è semplicemente una delle due persone della mia vita. Prima pensavo ci fosse solo lui, poi però ho incontrato Oliver e ho realizzato che anche lui, come Jake, è la persona della mia vita. Più di un semplice fidanzato, perché appena ho incontrato gli occhi di Oliver è come se avessi trovato il mio posto nel mondo. Vagavo senza neanche accorgermene, spaventata dall'essere senza Jake per la prima volta nella vita e all'improvviso mi sono sentita a casa, nel posto giusto, al momento giusto, con la persona giusta.

Proprio come adesso, in questo momento.

Stiamo tornando a casa, a piedi, volevamo fare quattro passi dopo aver mangiato troppo. Metto un braccio intorno alla vita di Oliver e uno a quella di Jake, li trascino in questo abbraccio e gli faccio capire tutto così.

Si, sono le persone della mia vita.

E se ci sono loro, so di essere nel mio posto nel mondo.

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