"Ho bisogno di una doccia, devo lavarmi via tutto. Lil puoi far vedere a Isla Ariel la camera? Uso il bagno in comune così quello di camera mia può usarlo lei."
Chiede Oliver quando entriamo in casa, ha la voce ancora rotta dal pianto e gli occhi gonfi."Certo."
Risponde la mia migliore amica ancora abbracciata a Jake.Siamo appena tornati tutti, siamo rimasti in ospedale fino a sera inoltrata, poi abbiamo trovato la forza di tornare a casa. Jake si è offerto di guidare per i signori O'Connor, visibilmente distrutti mentre io ho guidato la macchina di Lily che tiene qua a New York.
Oliver mi da un veloce bacio sulle labbra prima di sparire su per le scale. Judith mi dice di fare come se fosse casa mia, le sorrido e la ringrazio.
Lily mi guida per casa sua, portandomi sul fondo del secondo piano dove c'è la camera in cui dormiremo io e Oliver per i prossimi giorni.
"Se ti serve qualcosa la mia camera è la prima vicino alle scale, sulla sinistra."
"Grazie mille Lil."
Sorrido, esausta."Sono io che devo ringraziare te Isla, per tutto."
Non dico niente, l'accolgo semplicemente in un abbraccio. Non ci sono tante parole che possa dire, così meglio far parlare i gesti in questi casi.Chiudo la porta alle mie spalle, sono veramente esausta, voglio farmi una doccia calda e buttarmi a letto per dormire tre giorni.
Per ora mi accontento di fare la prima delle due cose, mi levo tutti gli indumenti che ho addosso, si portano dietro l'odore di ospedale. Li butto in un angolo, apro il getto della doccia e mi ci fiondo sotto prima ancora che sia bollente. Voglio levarmi l'odoro di ospedale che è rimasto addosso anche a me e mi sta letteralmente dando la nausea.
Appena il getto si scalda come vorrei sento il mio corpo rilassarsi, sentendomi un po' meglio, faccio durare questa doccia anche un po' troppo ma ne avevo veramente bisogno.
Quando esco avvolgo i capelli in un asciugamano e dopo essermi asciugata mi metto il pigiama.
Si, dopo questa doccia mi sento decisamente meglio.Esco dal bagno, torno in camera e mi siedo sul letto.
Rispondo a un messaggio di mia madre che ho avvisato di fretta e furia ieri mentre oggi mi ha sentito solo quando siamo atterrati.
Appoggio il telefono sul comodino e faccio l'unica cosa che bramo da ieri: stendermi su un letto.
La mia schiena che è a pezzi fra aereo e sedie di ospedale è immensamente grata di questo momento. Chiudo per un attimo gli occhi, cercando di dimenticarmi questi due giorni infernali, cercando di levarmi dalla mente l'immagine di Oliver che cade a pezzi fra le mie braccia anche solo per un secondo.
Per un solo attimo voglio dimenticare di essere a New York, voglio dimenticare tutta la sofferenza che ho visto.
Ma mi rendo conto che non sia possibile perché sento ancora le urla di Celine che tra le braccia di Judith urla "il mio bambino". Sento ancora il pianto di Jennifer tra le braccia di suo padre che cercava di farsi forza per tutti ma invano. Sento i singhiozzi di Lily fra le braccia di Jake.
Ma soprattutto sento quelli di Oliver. Forti e spezzati, lo vedo ancora nella mia testa incapace di dire qualsiasi cosa, col panico negli occhi.
E' tutto ancora così perfettamente figurato nella mia mente che mi chiedo come farò a dormire di nuovo.
Sussulto quando una mano mi tocca il ginocchio e apro di scatto gli occhi.
"Scusa amore, non volevo spaventarti."
Sussurra Oliver, non mi ero nemmeno accorta fosse entrato."No, tranquillo."
Rispondo sorridendogli, mi sposto più indietro sul letto così che possa sedersi accano a me.
Mi metto più dritta, appoggiando la mia schiena alla testiera, Oliver si siede sul letto, apre un cassetto e cerca qualcosa."Questa è la prima foto che ho fatto con Thomas."
Esclama schiacciando l'interruttore della luce tra il letto e il comodino per farmi vedere bene ciò che vuole mostrarmi. Non sta piangendo, anzi, c'è un lieve sorriso sul suo viso.Prendo in mano la foto che mi fa ridacchiare.
"Sei il più serio tu vero?"
"Ovviamente."
Sorrido guardandola meglio, entrambi hanno il grembiulino che si indossava all'asilo.Oliver ha le braccia conserte mentre Thomas gli tiene un braccio intorno alle spalle con le gambe incrociate e una faccia buffa.
Avrei veramente voluto vederli insieme.
E vedere Oliver felice, felice veramente.
Vederlo completo, perché è questo che più mi fa male, il fatto che non lo vedrò mai e poi mai completo.
"Vi completavate già a cinque anni è."
Sussurro quando mi fa vedere un'altra fotografia, questa volta sono in piscina."Eravamo complici."
Gli trema un po' la voce, gli accarezzo la schiena."Non devi per forz..."
"Si Isla Ariel devo. Devo parlartene e vogliono parlartene. Ad ora sei la persona più importante della mia vita. Ad ora sei tutto quello che ho, l'unica cosa che mi tiene legato a questo mondo. E quindi voglio parlarti di chi è stato il mio compagno di vita, la mia costante per i primi vent'anni della mia vita. Non mi darò mai pace al pensiero che tu non l'abbia mai conosciuto. E voglio parlarti di lui."
"Va bene amore, sono qui, ti ascolto."
Si sistema fra le mie gambe, appoggiandosi al mio petto, lo circondo con le mie braccia e appoggio la testa sulla sua.Mi fa vedere altre foto, sia cartacee che sul cellulare, mi racconta tante storie e poi per ultima mi fa vedere una vecchia scatola di scarpe.
"Questa era la cosa più preziosa per noi."
Esclama aprendola, alzo un sopracciglio perché non capisco. Prende un foglio piegato in quattro, lo apre.
"E' la lista dei paesi che più volevamo vedere in Europa, ti avevo già parlato del nostro sogno no?""Di trasferirvi in Europa senza stare mai fermi in un posto?"
"Si esatto. Era il nostro sogno, abbiamo passato l'adolescenza ad organizzarlo. L'avremmo realizzato dopo la laurea partendo da Londra, per essere più facilitati nella lingua e poi via dove ci avrebbe portato il destino. E dentro questa scatola ci sono cartine, itinerari, musei da visitare, posti sconosciuti scelti solo perché ci piaceva il nome. Qui dentro ci sono tutti i nostri sogni."
Lo guardo prendere tutte le cose dentro la scatola, è assurdo ma sembra felice, veramente felice mentre sfoglia tutto e guarda attentamente ogni singolo contenuto di essa.Tiene sempre quella lista in mano.
E in questo momento sembra mi sia concesso di vedere una parte di quell'Oliver completo che non vedrò mai.
E mi balena in testa un'idea dopo svariati pensieri.
Ma no, non posso.
Li scaccio immediatamente.Gli bacio i capelli, lo stringo un po' più forte e faccio la cosa che mi viene più facile, amarlo.
Amarlo con tutta me stessa.
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Us.
RomanceIsla Ariel Roy ha 19 anni e una vita apparentemente perfetta. Sta per partire per Stanford, dove hanno studiato i suoi genitori e anche suo fratello. Sua sorella Melody invece, "pecora nera" della famiglia, non ha voluto fare il College e dopo il l...