Capitolo 80.

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Il funerale di Thomas si è concluso da pochi minuti, io e Oliver siamo ancora seduti, la sua mano stretta nella mia. La stringe forte mentre fissa quella bara bianca che stanno per ricoprire di terra, si alza senza mai lasciare la mia mano, così lo seguo anche io.

Lancia un fiore bianco, che teneva in mano poco prima. Poi cerca qualcosa nella tasca dei pantaloni neri, è una busta, la bacia e  butta anche questa sulla bara.

"Così mi porterai sempre con te."
Sussurra semplicemente, non piange mentre io non riesco a trattenermi e faccio scendere le lacrime a rigarmi il viso.

In questi giorni Oliver è stato veramente forte, ero terrorizzata dal fatto che potesse crollare e lasciarsi andare da un momento all'altro ma a parte venerdì sera nel nostro appartamento e sabato in ospedale non è più crollato. Magari gli viene da piangere da un momento all'altro ma è un pianto silenzioso, un pianto per far uscire il dolore e basta.

Siamo gli ultimi ad allontanarci dalla tomba, la famiglia di Thomas sta ancora salutando tutti.

Lily è abbracciata a Jake, mi spezza il cuore vederla così fragile. Judith e Nicholas sono accanto a Celine e Phil, per fargli forza e, in mezzo a tutti loro, c'è Jennifer, che sembra così piccolina, così fragile.

Sembra persa, per questo appena vede che io e Oliver ci stiamo avvicinando si scusa e si avvicina velocemente verso quello che è il mio ragazzo, gli lascio la mano solo ora, capendo di dovermi mettere in disparte.

Ol la prende fra le sue braccia, probabilmente sono gli unici che possono comprendere quanto dolore stiano provando. Un dolore che, purtroppo, li legherà per sempre.

Rimango ai margini di tutto, non sapendo bene cosa fare.
Mi viene da piangere ma sono l'unica persona che qui non ha diritto di piangere.

Così mi avvio semplicemente verso l'uscita del cimitero, aspetterò lì Oliver.

"Stai uscendo?"
La voce di Celine mi blocca poco dopo, mi giro.

"Si, scusa, non sapevo bene come comportarmi."

"Posso unirmi a te? Non ce la faccio più."
Il lampo di dolore che le vedo negli occhi potrebbe lacerare il cuore anche della persona più apatica sulla faccia della terra.

"Certo."
Rispondo asciugandomi una lacrima furtiva.
"Anzi scusami, non ho nemmeno il diritto di piangere."

"Non dire così tesoro."
Mi prende sottobraccio mentre cominciamo insieme a dirigerci all'uscita.
"Il tuo dolore non vale meno del mio. E vederti soffrire così per mio figlio, che nemmeno hai conosciuto, mi fa capire quanto ami veramente tanto Oliver. Oliver che è come un altro figlio per me. E vuol dire che i miei dure ragazzi si sono amati veramente tanto. E tu Isla sei riuscita a coglierli. Entrambi. Pur non avendo conosciuta Thomas e credimi tesoro, questa cosa riesce a far sorridere il mio cuore martoriato di dolore."
Se prima stavo cercando di sforzarmi a trattenere le lacrime, ora mi risulta praticamente impossibile.

"Mi sarebbe piaciuto conoscerlo."

"E sono sicura che anche lui avrebbe voluto conoscere l'unica ragazza che è stata capace di far innamorare Oliver. Sono sicura gli saresti piaciuta."

"E sono sicura che lui sarebbe piaciuto a me."
Sussurro, siamo ormai fuori dal cimitero.
"E mi dispiace tanto, veramente tanto per tutto quello che avete passato e state passando."
Cerco di asciugarmi le lacrime ma non riesco, Celine mi abbraccia e io capisco che basta questo, così l'abbraccio anche io, senza aggiungere altro.

-

"Oh scusa Isla, pensavo non ci fosse nessuno."
Esclama Judith quando entro in cucina.

"Non ti preoccupare Judith, è casa tua, ci mancherebbe."
Rispondo alzando gli occhi dagli appunti che stavo studiando.

"Mi fai compagnia per una tisana? Non riesco a dormire."

"Va bene, ti ringrazio."
Sorrido e chiudo momentaneamente i libri.

Ho perso il conto dei giorni a New York, non sono tanti ma nemmeno pochi e sto rimanendo un po' indietro con i miei corsi, anche se in questo momento l'università è assolutamente in secondo piano ma sto cercando di rimanere almeno a pari passo con lo studio.  Oliver ha comunque comprato i biglietti per tornare a San Francisco dopodomani, anche perché sia lui che Lily devono tornare al campus per sbrigare della faccende burocratiche dato che, a giugno, si laureeranno entrambi.  Lil e Jake, tra l'altro, sono tornati a Los Angeles il giorno dopo il funerale, lei doveva rientrare per il tirocinio e lui non ha voluto lasciarla da sola.

Oliver invece non ha voluto tornare subito, non so nemmeno io perché sia voluto rimanere di più a New York. Forse perché ora questa città gli pesa un po' meno e riesce a vederla un po' più casa. Me l'ha fatta anche visitare un po', mi ha presentato i suoi nonni e siamo usciti a cena con i suoi in diverse occasioni.

In tutto questo dolore c'è stato almeno qualcosa di buono.

Judith appoggia le due tisane sul tavolo, poi si siede davanti a me. Sorrido e la ringrazio di nuovo.

"Oliver dorme?"
Mi chiede.

"Si, è crollato poco dopo cena e non volevo disturbarlo tenendo accesa la luce, non capita spesso si addormenti così presto."

"Grazie."
Alzo un sopracciglio, non capisco a cosa si riferisca.
"Per tenerlo a galla intendo. Per prenderti cura di lui in modo impeccabile e arrivare dove non riesco ad arrivare io. Grazie perché negli ultimi anni non l'ho più visto felice come da quando ci sei tu. E grazie perché, se non ci fossi stata tu Isla, non sarebbe mai tornato a New York a salutare Thomas e se ne sarebbe pentito. Mi stai ridando mio figlio e io non ti sarò mai abbastanza grata di questo."
Le si sono formate delle lacrime agli angoli degli occhi, non voglio nemmeno pensare a quanto abbiano sofferto anche loro come famiglia. Non dico niente, allungo semplicemente una mano verso la sua, l'afferro accarezzandola dolcemente con il pollice.

"Tuo figlio è la persona migliore che io abbia mai conosciuto e se è un essere umano così meraviglioso è solo perché tu e Nicholas vi siete presi cura di lui in modo impeccabile."
La vedo sorridere in modo così sincero che sorrido pure io, non serve aggiungere altro. Ho già detto tutto così e so che lei ha capito benissimo. Come solo una mamma può capire.

"Cosa state tramando voi due?"
La voce di Oliver ci fa sussultare perché non ci aspettavamo arrivasse, ha comunque dormito qualche ora e ne sono felice.

"Cose da donne."
Risponde Judith alzandosi, beve l'ultimo sorso di tisana e poi l'appoggia nel lavabo, Oliver si è sistemato dietro la mia sedia con le mani sulle mie spalle, ho appoggiato la mia mano sulla sua.
"E comunque tienitela stretta."
Aggiunge passando accanto a suo figlio, sorrido.

Oliver le lascia un bacio sulla guancia augurandole buonanotte e poi rimaniamo solo noi. Mi fa alzare, si siede sulla mia sedia sistemando in braccio a lui, gli lascio un bacio sulle labbra.

"Io dovrei studiare signorino."

"Hai studiato abbastanza."
Fa combaciare di nuovo le nostre labbra, questa volta approfondendo di più il bacio e sono sicura che non aprirò più libro per stasera.

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