Capitolo 62.

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Rimaniamo in silenzio per un po' con loro due che mi stanno fissando in modo tutt'altro che carino, plausibile che reagiscano così vedendomi con Rhys ma non sanno cosa sia successo e cosa ci siamo detti.

"Allora? Che ci fate qui? Mi seguite?"
Chiedo incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio.

"Perché eri con Rhys?"
Mi chiede Jake cercando di tenere il tono calmo, cosa che non gli esce particolarmente bene.

"Perché siete qui?"
Chiedo di nuovo, non passerò dalla parte del torto quando sono loro due che sono piombati qui senza dirmi niente

"E' passato da casa tua, non c'era nessuno e tu non rispondevi al telefono. E' venuto da me per chiedermi se sapessi dove fossi e l'ho accompagnato qua dato che non rispondevi nemmeno a me. E ora so anche il perché."

"Jake."
Lo riprendo, sta esagerando e non sa nemmeno perché io fossi con Rhys e stessi parlando con lui.

"Cosa Isla?"

"Voleva scusarsi e basta, non farla tanto lunga."

"Oh certo, scusarsi, ti stava per..."

"Ma non è successo!"
Esclamo esasperata.
"Non è successo Jake okay? So che ti senti terribilmente in colpa ma non è successo niente. Sono andata avanti con la mia vita grazie a tutto quello che hai fatto per me. Vederlo mi ha permesso di chiudere definitivamente un capitolo della mia vita che non voglio più minimamente ricordare. Quindi ti ringrazio, davvero, ma non c'è nulla di cui preoccuparsi."
Mi avvicino, gli cingo la vita e anche se esista un attimo ricambia l'abbraccio.

"Scusa."
Sussurra piano.

"Non devi scusarti perché ti preoccupi per me."
Mi bacia i capelli.

"Penso che ora dobbiate parlare voi due, ci vediamo stasera, va bene?"
Annuisco, gli lascio un bacio su una guancia e poi saluta Oliver che lo ringrazia.

Il mio ragazzo non mi ha ancora rivolto parola ma non ho intenzione di farlo io, mi avvio per prima verso la mia aiuto, mi segue stando qualche passo indietro.

Il viaggio verso casa mia è caratterizzato da silenzio. Non che si strano se si tratti di me e Oliver ma questo silenzio è molto più pesante. Fa quasi male. E ringrazio Dio quando arriviamo finalmente a casa mia.

Parcheggio la macchina, saliamo direttamente dalla scala che collega il garage alla sala.

"C'è qualcuno?"
Chiedo e quando non ricevo risposta sono di nuovo grata a Dio, preferisco così. Se devo litigare con Oliver non voglio di certo dar spettacolo.

Ginger si precipita in salotto, una strusciatina a me e poi subito da Oliver che lo coccola.

Appendo il cappotto e la sciarpa, Oliver fa lo stesso poi mi segue in camera mia quando porto di sopra la borsa con i libri. Ha dietro un borsone che appoggia ai piedi del letto, quindi credo non abbia intenzione di andarsene molto presto. E questo mi fa sorridere ma solo internamente, non voglio di certo tradirmi facendo espressioni sul volto.

Prendo una sigaretta ed esco sul mio balconcino con una coperta sulle spalle.

Oliver mi segue e fa la prima mossa passandomi una busta gialla con il logo di Stanford sopra.

"Che è?"
Chiedo confusa e in tono piuttosto distaccato.

"Hanno accettato la tua domanda per il doppio corso di laurea, devi finire di completare queste carte e consegnarle settimana prossima, son venuto a portartele."

"Sei venuto solo per questo? Potevi non scomodarti, martedì devo tornare a Stanford, le potevi dare a Damian."
Le appoggio malamente sulla parte di divanetto libera accanto a me e fisso un punto a caso senza guardarlo in faccia.

"E' ovvio che non sia qui solo per questo, avevo un discorso in mente e volevo scusarmi ma ad ora sono piuttosto arrabbiato."

"Ah tu sei arrabbiato?"

"Non sono io che ero in un bar con la mia ex a bere un caffè."
Rido amara, scuotendo il capo.
"E non ci trovo niente da ridere Isla Ariel."

"Come ho già detto a Jake, voleva semplicemente scusarsi e io volevo chiudere quel capitolo della mia vita per andare avanti. E' stato un caso, mi ci sono scontrata entrando in biblioteca. Libero di credermi o no, sinceramente non mi interessa. Dovresti conoscermi abbastanza bene ma ho qualche dubbio ora."
Spengo la sigaretta, prendo la busta e faccio per entrare. Oliver mi afferra per un braccio, senza farmi male e fa combaciare la mia schiena al suo petto.

"Io mi fido di te Isla Ariel, più che di chiunque altro."
Allenta la presa, si tranquillizza quando vede che non mi allontano, appoggia una mano sulla mia pancia.
"E mi dispiace. Per tutto. Tutto quanto. Sono stato terribile, una persona di merda. E mi fa schifo tutto ciò che ti ho fatto. Non meritavi minimamente di essere trattata così. Non avevo il diritto di comportarmi così, la mia sofferenza non può essere una scusa. Sono stato orribile e son fin troppo fortunato a trovarti ancora qui, che mi ascolti."

"Mi hai ferito e non lo meritavo."

"Lo so e non sai quanto mi odi per quello che ti ho fatto."

"Stai meglio?"
Chiedo non riuscendo ancora a guardarlo.

"Si, sto meglio. Non ho più toccato un goccio d'alcol. Ho buttato tutte le bottiglie che avevo in casa. Cambierò, ci sto già lavorando. Non ricapiterà più."

"Ti credo Oliver, davvero, ma non puoi fare tutto da solo, lo sai? Ti serve qualcuno con cui parlare, qualcuno di diverso da me o Damian."

"Lo so, lavorerò anche su questo."
Sospiro, non credo davvero farà questa cosa ma il fatto che ne parli è un passo avanti. Gli prendo la mano, rientriamo in casa perché comincia a fare freddo, Oliver chiude la portafinestra, io appoggio la busta sulla scrivania e lascio la coperta sulla sedia. Mi giro e lo trovo a pochi passi da me. In men che non si dica sono fra le sue braccia e mi stringe forte, come non ha mai fato prima.

"Mi sei mancata così tanto Isla Ariel."
Sussurra piano, affondando il viso fra i miei capelli.

"Mi sei mancato tanto anche tu Oliver."
E senza aspettare oltre si abbassa a cercare le mie labbra e mi bacia.
Un bacio pieno di passione e desiderio.
Di mancanza e amore.

Lo faccio indietreggiare fino a farlo cadere sul mio letto, mi metto a cavalcioni su di lui, gli tolgo la felpa, lui mi toglie la maglietta, baciando ogni lembo della mia pelle.

Ci spogliamo dei nostri vestiti ma anche di tutto il male di questi giorni.

Mi fa scivolare sotto di lui.

"Ti voglio così tanto Isla Ariel."
Sussurra leccando ogni lembo della mia pelle, mi bacia un seno e afferrandomi l'altro con una mano. Affondo una mano nei suoi capelli, tirandoli leggermente.

"Oliver."
Sussurro gemendo.

"Cosa Isla?"
Si struscia fra le mie gambe, sapendo bene come farmi impazzire.
"Dimmelo amore, dimmi cosa vuoi."

"Voglio te, voglio sentirti, in ogni modo possibile."
Un lampo di lussuria attraversa i suoi occhi e in poco tempo è dentro di me.

Mi lascio andare e in questo momento sono ancora più grata che in casa non ci sia nessuno. Le sue spinte sono subito frenetiche, bisognose.

"Cazzo Isla quanto mi sei mancata."
Lego le gambe intorno alla sua vita mentre le mie unghie si conficcano nella sua schiena.

"Dammi di più Oliver, voglio di più."
Esclamo rendendomi conto solo ora di quanto mi sia veramente mancato.

Appoggia una mano alla testiera del letto per spingersi più forte.

"Ti sento ovunque Oliver."
Inarco la schiena per toccarlo ancora di più con ogni lembo della mia pelle, è come se il mio corpo andasse a fuoco e lui sia acqua fresca.

"Mi mandi fuori di testa e io ti amo così tanto cazzo, così fottutamente tanto."
Inverte le nostre posizioni, come spesso capita, mi fa andare sopra di lui, tenendomi stretta, le sue dita che affondano nella mia schiena, le mie mani fra i suoi capelli e facciamo l'amore anche con gli occhi e con l'anima.

E, ancora una volta, diventiamo una persona sola.

Un'anima sola.

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