Capitolo 21.

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"Oddio."
Esclamo quando qualcosa mi colpisce in testa, o meglio non qualcosa ma una goccia di pioggia.

"Merda."
Oliver si alza in piedi di scatto, altre gocce di pioggia cominciano a scendere sempre più veloci.
"Okay Isla Ariel, dobbiamo correre o ci imbatteremo in un acquazzone."
Aggiunge prendendomi la mano.
"Pronta?"
Annuisco.

Cominciamo a correre, mano nella mano, non so dove abbia intenzione di andare ma non mi interessa, di Oliver mi fido come forse mi fido solo di Jake e mia sorella. Azzardato? Esagerato? Probabilmente. Ma è stata una cosa che mi è venuta spontanea. E' stata una cosa che è scoccata subito e non saprei nemmeno dire perché ma mentirei se dicessi che non mi piaccia come cosa.

In pochi minuti siamo davanti al palazzo del suo appartamento, scelta plausibile dato che era il luogo più vicino a Lakelag.

Ci rifugiamo sotto il suo portico e ci appoggiamo al muro per riprendere fiato un attimo, non sembra ma abbiamo corso davvero veloci.

"Sono fradicia, non voglio bagnarti tutta casa."
Esclamo quando infila la chiave nel portone.

"Oh si Isla Ariel va bene, allora ti lascerò qua a farti diventare un ghiacciolo perché non vuoi bagnarmi casa."
Risponde girando la chiave.
"Muoviti."
Dice ridacchiando, sorrido, lo seguo e lo ringrazio quando mi tiene aperto il portone, prendiamo l'ascensore e poco dopo siamo davanti alla porta di casa sua. Ci togliamo le scarpe sulla soglia della porta e poi entriamo nel suo appartamento.

"Okay, allora, non ho vestiti da donna ma non posso di certo lasciarti con questi vestiti addosso o ti prenderai una polmonite."
Sembra più volesse pensarlo che dirlo ad alta voce ma non importa, mi fa sorridere.
"Vieni."
Mi prende la mano e lo seguo sempre in silenzio, mi porta in quella che credo sia camera sua mi fermo sulla soglia della porta, lui lascia la mia mano per aprire il suo armadio e cercare qualcosa da darmi.

"Questa credo potrebbe andare bene."
Esclama mostrandomi una felpa che a me sembra possa star grande anche a lui.

"Direi perfetta."
Rispondo sorridendo.

"E poi prendi questi da mettere sotto, se son troppo grandi legali con un codino."
Mi passa un paio di boxer neri e lo ringrazio di nuovo, sorride, poi mi mostra il bagno, mi da una salvietta per asciugare i capelli e un paio di ciabatte.

"Grazie."
Dico di nuovo quando sta per uscire.

"E' il minimo Isla Ariel."
Si gira a guardarmi, mi sorride e il mio cuore fa la solita, consueta, capriola.
Chiude la porta del bagno e rimango sola con me stessa. Mi cambio, trovando sollievo quando mi tolgo i vestiti bagnati. Mi metto la felpa, che mi arriva al ginocchio praticamente, e i boxer che, come da previsione, lego con un codino. Passo la salvietta sui capelli cercando di asciugarli il più possibile, poi li lego in uno chignon piuttosto disordinati ma non m'importa molto. Fortunatamente giro sempre con almeno un paio di codini per le emergenze.

"Oliver?"
Lo chiamo quando esco dal bagno.

"Sono in cucina."
Risponde.

Richiudo la porta del bagno e percorro i pochi metri che mi separano dalla cucina.

"Dove metto i vestiti bagnati?"
Chiedo quando arrivo ma mi blocco a pochi passi da lui che è davanti al bollitore senza maglietta e con solo un paio di pantaloncini addosso. Ammetto che i pensieri che sto facendo in questo momento non siano per niente casti. E' tremendamente bello. Sembra una meravigliosa opera d'arte con tutti quei tatuaggi intorno. Si gira, con un sorrisetto sulle labbra e solo ora mi accorgo di star fissando Oliver senza far nulla per nasconderlo.

"Ho acceso i caloriferi, dai pure a me."
Risponde, si avvicina a me e abbasso lo sguardo, di solito non sono così insicura ma Oliver mi rende vulnerabile. Prende i vestiti, non dice altro, li sistema sul calorifero e lo ringrazio.

"Ho preparato del tè caldo, ti va?"
Chiede poi premuroso.

"Volentieri."
Gli sorrido, ricambia.

"Allora prendi pure posto sul divano, passeremo questo sabato sera con una tazza di tè e un film. Li ci sono le coperte."

"Dovrò tornare anche al dormitorio prima o poi."

"Direi che sia escluso Isla Ariel."

"Perché?"

"Guarda tu stessa il tempo fuori."
Mi giro verso la finestra e, in effetti, non è migliorata molto la situazione.
"Inoltre, con tutto il rispetto, sei in mutande e i tuoi vestiti non saranno asciutti prima di domani mattina, quindi è escluso che ti faccia attraversare il campus così. Puoi dormire in camera mia."

"E tu?"

"Il divano non è così male."

"Non esiste, è casa tua. Ci dormo io sul divano."
Rispondo seria.

"Non voglio che tu dorma sul divano."

"E io non voglio che ci dorma tu."

"Allora se la mettiamo così dovremo dormire tutte e due nel mio letto."
Mi sento avvampare ma non posso non ammettere che in realtà è ciò che avrei voluto fin da quando ho compreso di non poter tornare nella mia stanza.

"Perché no? C'è abbastanza spazio per entrambi."
Alzo le spalle, mi giro e vado a sedermi sul divano, Oliver arriva poco dopo con il tè, appoggia le tazze sul tavolino davanti.

"Cosa vuoi guardare?"
Mi chiede sedendosi accanto a me.

"A me piacciono film drammatici e strappalacrime, quei film che non piacciono mai a nessuno."
Mi allungo a prendere la mia tazza.

"Isla Ariel è sabato sera!"
Mi riprende.
"Non vorremo piangere davanti a un film per il resto della nostra serata vero?"
Mi fa ridere. Alzo le spalle.

Alla fine però cedo e guardiamo una commedia, non ho ben capito il titolo ma non mi sta dispiacendo, nonostante non sia proprio il mio genere. Verso la metà del film Oliver si stende e, in un gesto spontaneo, appoggia la testa sulle mie gambe, un gesto che mi lascia piacevolmente sorpresa. Che mi confonde. A parole dice così tante cose ma a gesti me ne dimostra completamente altre e io non so cosa pensare.

Non voglio fasciarmi la testa però, voglio vivere i momenti così come vengono. Se mi fermo a pensare rischio di fare troppo casino e non voglio.

Andiamo a letto verso l'una.

"Io dormo in mutande, è un problema per te?"
Mi chiede mentre rispondo a un messaggio di Lily che mi dice che non tornerà a dormire. E io immagino già il perché. Non gli dico che anche io resterò fuori, farebbe troppe domande.

"E' casa tua."
Rispondo semplicemente anche se i pensieri poco casti fatti qualche ora fa tornano a farmi visita. Ci sistemiamo sotto il piumone, Oliver spegne la luce e io gli do le spalle.

"Hai freddo?"
Chiede premuroso.

"Un pochino, non molto."
Rispondo.

"Mi alzo a prendere un'altra coperta."

"Non serve."
Lo interrompo prima che possa fare qualcosa e, per una volta, decido di dare ascolto solo al mio istinto. Mi sposto un po' e mi incastro perfettamente con il corpo di Oliver. La sua reazione ci mette qualche secondo ad arrivare.

Mi bacia una spalla, mi mette un braccio intorno alla vita e mi stringe a lui.

"Buonanotte Oliver."
Sussurro piano, appoggia il mento sopra il mio capo. Sorrido.

"Buonanotte Isla Ariel."

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