Capitolo 48.

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Oliver è accasciato sulle mie gambe da quella che credo sia almeno un'ora, piange. Anche le mie lacrime non smettono di cadere silenziosamente mentre lo stringo forte cercando di prendermi un po' di quel dolore così pesante, un dolore che nessuno dovrebbe mai provare. Nessuno.
Fa freddo ma è come se non lo sentissimo.

"Oliver."
Sussurro piano cercando di fargli alzare la testa, anche se non sentiamo il freddo lui è troppo scoperto e rischia di prendersi un accidente.
"Amore ti prego."
Dico ancora cercando di fargli alzare almeno il capo.

"Non l'ho mai raccontato a nessuno Isla Ariel."
Mi dice senza guardarmi.
"Agli altri l'hanno raccontato Lily e Damian ma nessuno mi ha mai chiesto niente. Non ho mai parlato di Thomas con nessuno, io non parlo di lui."

"Il fatto che tu mi abbia parlato di lui Oliver mi dimostra quanta fiducia tu abbia in me. E io non tradirò questa fiducia, mai, per nessuna ragione al mondo, qualsiasi cosa accada. Hai tirato fuori tutto Oliver, ne avevi bisogno. Perché hai ripreso in mano la tua vita ma non stavi vivendo davvero. Come hai detto tu. E ora quella voglia di vivere ti è tornata e, credimi, sapere che è stato perché hai incontrato me mi fa esplodere il cuore di gioia e amore quanto sento che mi riempia di responsabilità."
Faccio una pausa, si lascia prendere il viso fra le mani. Gli asciugo le lacrime con i pollici, appoggio la mia fronte alla sua.
"Non cadrai di nuovo in quel baratro amore, non succederà. Ci sono qua io, sono qua. Dammi un po' quel dolore, fanne portare un po' anche a me. Non sei più da solo, siamo in due. Non devi più affrontare tutto da solo, ci sono qua io a tenerti la mano."

"Ti amo così tanto Isla Ariel."
Continua a piangere, gli bacio le guance piene di quel dolore atroce.
E' lui a cercare le mie labbra.
Mi bacia, mi bacia con tutto il dolore che si porta dietro.

Si alza in piedi senza mai staccare le sue labbra dalle mie, mi fa alzare dolcemente prendendomi poi in braccio, allaccio le gambe alla sua vita ed entriamo di nuovo in camera mia, richiude la porta finestra con un po' di fatica.

La coperta sulle mie spalle cade, Oliver continua a tenermi in braccio indietreggiando sul letto, si siede tenendomi sempre sopra di lui.

Mi sfila il maglione, io sfilo il suo.
Mi bacia il collo, scendendo a slacciarmi il reggiseno e baciando ogni lembo della mia pelle.

Oliver mi fa scivolare sotto di lui.

"Ho bisogno di te Isla Ariel."
Sussurra contro le mie labbra.

"Sono qua."
Lo accarezzo.
"E sarò sempre qua."
Mi bacia di nuovo e in poco tempo siamo entrambi senza vestiti. Oliver non aspetta, non riesce più ad aspettare, scivola dentro di me appena possibile, mi bacia per soffocare il gemito troppo forte che stava uscendo dalle mie labbra. Inizialmente fa dei movimenti più lenti come se volesse godersi ogni singolo istante.

"Oliver."
Gemo contro le sue labbra, inarcando la schiena.

"Sei bellissima Isla Ariel, bellissima."
Sussurra prima di baciarmi e di aumentare leggermente le spinte. Conficco le unghie nella sua schiena, legando le mie gambe alla sua vita.

"Oliver, Dio."
Mordo la sua spalla per non fare troppo rumore, tutto questo mi sta completamente travolgendo e sto praticamente perdendo il controllo.

Il mio ragazzo inverte le posizioni, mi rimette sopra di lui, senza mai uscire da me.

"Voglio guardarti, guardami Isla Ariel."
Faccio come mi dice, completamente assuefatta da lui e da ciò che mi sta facendo provare.

Lo guardo negli occhi, occhi ancora rossi dal pianto ma che, in questo momento, sembrano più leggeri, più liberi. E capisco che non stiamo facendo l'amore solo noi. In questo sguardo, nei miei occhi fissi nei suoi, capisco che anche le nostre anime sono diventate praticamente una cosa sola, che stanno facendo l'amore anche loro.

"Ti amo così tanto."
Dico stringendolo forte, raggiungendo il culmine del piacere, Oliver mi bacia, un bacio così puro e sporco, così bisognoso. Poco dopo viene anche lui, crolla sul mio petto, non dice niente. Mi stringe forte fra le sue braccia. Gli bacio i capelli.

"Sono qui amore mio. Sono qui e non me ne vado."

-
Quando apro gli occhi, il braccio di Oliver mi sta ancora tenendo stretta a lui.
Sono passate le nove da pochi minuti, provo a muovermi senza svegliarlo e sono felice di riuscire nel mio intento, sembra veramente che stia dormendo più sereno.

Vado in bagno, raccolgo i capelli in una coda alta, mi lavo i denti e poi scendo sotto in cucina dove trovo già la mamma.

"Buongiorno tesoro."
Dice alzando gli occhi dal telefono.

"Buongiorno mamma."
Rispondo avvicinandomi e lasciandole un bacio sulla guancia.

"Sei particolarmente affettuosa da quando non sei più a casa."

"Non è vero, semplicemente ci vediamo di meno e ti sembro più affettuosa quando mi hai intorno."

"O forse l'amore ti ha reso migliore."
Mi siedo davanti a lei, a gambe incrociate sulla sedia, con una tazza di latte e cereali.
"Certo, se ti vedesse mangiare in questo modo forse cambierebbe idea."
Aggiunge quando mi metto in bocca il cucchiaio che straborda di cereali.

"Non è vero, Oliver mi amerebbe in ogni caso."
Rispondo con la bocca ancora mezza piena.

"Non parlare con la bocca piena Isla Ariel."
Alzo gli occhi al cielo.
"Hai quasi vent'anni e sembri una bambina di dieci."

"Ne ho diciannove, compio gli anni a Luglio."

"Sei comunque nel tuo ventesimo anno di vita."
Sbuffo.

"Tanto a te piace che io faccia ancora la bambina."

"Touché."
Ridiamo insieme, da quando sono al college è migliorato molto anche il mio rapporto con la mamma.

"Papà?"
Chiedo poi quando non lo vedo arrivare.

"Ha avuto un disguido al lavoro, cercherà di tornare prima di pranzo."
La vedo incupirsi un po', so quanto le pesi il fatto che papà metta sempre il lavoro davanti a qualsiasi cosa, anche alla famiglia. Così mi alzo, lascio momentaneamente la mia colazione e vado ad abbracciare mia madre mettendomi in braccio a lei.

"Oh dai Isla."
Ride anche se mi abbraccia immediatamente appena sono fra le sue braccia.

"Dovresti essere felice di avere la tua bambina qua, non continuare a lamentartene."
Mia mamma vorrebbe dire qualcosa ma non fa in tempo perché Oliver fa capolino in cucina, credo che mi si illumini lo sguardo.

"Buongiorno."
Sussurra sorridendo.

"Buongiorno Oliver, scusa la tua ragazza che oggi si è svegliata credendo di essere una bambina."
Il mio ragazzo ride, insieme a mia madre e tutto questo, alla fine, fa ridere anche me.

Una risata che sa di vita, di vita vera.

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