Capitolo 12.

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Quando apro gli occhi credo sia tarda mattina e l'orologio sul muro che segna quasi le undici conferma la mia tesi.

Mi rendo conto di essere ancora con i vestiti di ieri sera e solo ora mi ricordo di essermi addormentata nella macchina di Oliver e che è stato sicuramente lui a portarmi in camera mia. Un'altra volta i miei pensieri vengono confermati dal biglietto che trovo sul mio comodino.

"Non ho voluto svegliarti, ho trovato le chiavi nella tua borsa (scusami se l'ho aperta ma non sapevo come fare) e ti ho messa a letto.
Sappi che sono un bravo ragazzo e l'unica cosa che mi sono permesso di toglierti sono stati quei vertiginosi tacchi che ti avrebbero dato fastidio. 

Grazie per la serata Isla Ariel."

Sorrido. Non si è firmato ma non ne ha bisogno, so benissimo che è lui.
Noto che mi ha lasciato il suo giubbotto, dovrò riportarglielo.

Alzo lo sguardo, Lily sta ancora dormendo, sono sicura che non sia tornata molto presto, anzi, quasi sicuramente saranno state le prime ore del mattino. Faccio piano, prendo un maglioncino grigio, un paio di jeans e ciò che mi serve per chiudermi in bagno e non disturbarla. Mi faccio una doccia veloce perché ne ho davvero bisogno, poi mi vesto e raccolgo i capelli in una coda alta facendo cadere due ciocche per incorniciare il viso.

Prendo la mia borsa e gli occhiali da sole perché nonostante sia la fine di ottobre il sole splende alto. Mi assicuro che Lily dorma ancora e non capisco nemmeno perché mi preoccupi così tanto dato che una cosa che ho capito è che quando dorme, soprattutto dopo una sbronza, non potrebbe svegliarla nemmeno una cannonata. Sorrido guardandola, poi prendo la mia chiave, apro la porta ed esco dalla stanza.

La domenica al campus mi piace particolarmente, è tranquilla, non c'è tanta gente perché in molti tornano a casa o vanno da qualche parte, nonostante il semestre non sia iniziato da poi tanto tempo.

Esco dal mio dormitorio, c'è già qualcuno seduto nei giardini, mi sistemo gli occhiali da sole, sorrido. Mi piace la piega che sta prendendo la mia vita, nonostante non stia facendo proprio quello che vorrei. Mi piace la mia vita qui, la routine che mi sto creando. Qualcosa di solo mio. 

Pensavo sarebbe stato molto più difficile senza Jake, pensavo di non riuscire a legare con nessuno. Ho seriamente pensato che sarei scappata dopo due giorni perché non sarebbe stato il mio mondo. E invece sono qui e tutto questo mi piace, mi piace davvero tanto. 

Entro nella caffetteria del campus, ordino un cappuccino grande e un toast da portare via, è una bella giornata voglio passarla all'aperto, non voglio chiudermi qua.

Pago, ringrazio il ragazzo che ha preso la mia ordinazione e gli auguro una buona giornata, sorride e ricambia.

Esco di nuovo, cerco uno spazio meno affollato e lo trovo vicino a una pianta un po' più isolata rispetto agli altri, mi siedo appoggiando la schiena all'albero, prendo un sorso di cappuccino e un morso del toast che per metà tengo ancora nella carta. Prendo il libro che sto leggendo dalla borsa, non so bene cosa farò oggi ma non mi dispiace come sia iniziata questa giornata.

"Davvero ti basta quel misero toast per non aver più fame?"
La voce di Oliver fa fare l'ennesima capriola al mio cuore, sorrido, alzo lo sguardo.

"Non sono sveglia da molto in realtà."
Rispondo.
"Anzi, grazie per avermi riaccompagnata in camera."

"Dormivi così bene. Non avrei mai potuto svegliarti."
Sorrido. 

"Devo ridarti il tuo giubbotto."

"Non ho necessità di riaverlo nell'immediato, ho diversi giubbotti in quello stile."

"Chissà perché me lo aspettavo."
Ridacchia.

Si siede accanto a me togliendosi lo zaino che aveva in spalla, mi faccio un po' più in la per permettergli di appoggiare la schiena all'albero.

"Che programmi hai per oggi?"
Chiede senza guardarmi, si accende una sigaretta, ne offre una anche a me, la prendo e ringrazio.

"Nulla, oggi vivo alla giornata."

"Spartana."
Mi fa ridere, faccio un tiro di sigaretta. 

E' incredibile come anche solo due settimane fa fosse così silenzioso e non mi guardasse nemmeno in faccia e ora invece sembra che riesca sempre a trovarmi. 

E' assurdo, è successo tutto così velocemente che sembra quasi io stia sognando, che non sia reale ma Oliver è qui, accanto a me. Sento il suo respiro, il suo profumo. 

"Volevo andare a pranzo fuori."
Dice dopo un po' di tempo.

"Vai da Poppy's?"

"In realtà è una così bella giornata  che mi son preparato per fare un picnic a Lakelag."

"Lakelag?"
Chiedo alzando un sopracciglio.

"E' il Lake Lagunita. Non conosci il posto più bello di Stanford?"
Me lo chiede come se non sapessi distinguere il sole dalla luna.

Alzo le spalle.

"Dobbiamo rimediare subito."
Esclama alzandosi in piedi, mi fa ridere, mi tende una mano che sono ben felice di prendere, mi aiuta ad alzarmi e si rimette lo zaino in spalla. 

Tiene ancora la mia mano nella sua e non sarò di certo io a staccarmi per prima. Camminiamo fianco a fianco, non parliamo molto durante il tragitto ma le nostre mani non si lasciano.

Arriviamo a Lakelag una decina di minuti dopo, non c'è tanta gente anche se qualcuno ha avuto la stessa idea di Oliver per fare un picnic.

"E' stupendo."
Sussurro guardandolo ammaliata, lo sento ridacchiare.

"Te l'avevo detto, è il posto più bello di Stanford."
Le nostre mani sono ancora intrecciate, guardo davanti a me ma sento comunque lo sguardo di Oliver addosso.
"Vuoi metterti più vicino al lago o va bene anche qua?"

"Come preferisci, sei tu che conosci bene questo posto."

"Direi che lì allora è perfetto."
Mi trascina dolcemente verso un punto un po' più isolato, lontano dal sentiero che ci ha condotti qua e dal casino. 

Lascia la mia mano quando mette lo zaino a terra ed è un contatto che mi manca subito.

Prende un telo, lo stende a terra, mi invita a sedermi, sorrido e mi metto sul telo a gambe incrociate mentre lo guardo accovacciato sistemare tutte le cose che ha preparato.

"Hai preparato tutto tu?"
Chiedo.

"Ovviamente no, ho preso qualcosa al market del campus e al bar."
Risponde ridacchiando.
"Volevo andare a proporre questo pranzo a Damian ma quando ti ho vista ho decisamente pensato fossi una compagnia molto più piacevole di lui."

"Ma quale onore."

Ride, si siede anche lui e stappa una birra, me la passa, ringrazio, poi ne stappa un'altra per lui.

"Di solito non mi piace stare in compagnia, non mi piace conoscere gente nuova."

"Un po' avevo intuito."
Rispondo seria.

"Non faccio molto per nasconderlo."
Prende un tramezzino, lo scarta, io faccio lo stesso.
"Però con te è diverso."

"Perché?"
Chiedo col cuore che batte più di quel che dovrebbe.

"Non lo so, non ne ho idea ma mi piace passare il tempo insieme a te Isla Ariel."
Sorrido, non potrei fare altrimenti.

"Piace anche a me passare il tempo insieme a te."

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