Capitolo 6.

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"Alla caffetteria vicino alla nostra palazzina?"
Chiedo a Lily dall'altra parte del telefono.

"Si, brava."

"Arrivo, ho finito ora la lezione."

"Ti aspetto qui bellezza."
Attacco la chiamata, faccio scivolare il telefono nella tasca dei pantaloni, guardo Daniel accanto a me.

"Devo andare a pranzo con la mia compagna di stanza, vuoi unirti?"
Chiedo cortesemente a Daniel che è ancora accanto a me.

"Ti accompagno ma ho ancora delle cose da risolvere con la segreteria, ne approfitto ora prima della prossima lezione."
Annuisco e poi cominciamo a camminare, gli faccio strada io verso la caffetteria dove devo incontrare Lily, parliamo ancora un po', per lo più parla lui.

"Isla siamo qua!"
Esclama Abigail quando mi vede, Lily non poteva vedermi, è girata di spalle.

"Ehi bellezza già fai conquiste?"
Esclama proprio lei quandi si gira.

Vorrei sprofondare per la vergogna ma ho capito che con Lily capiterà spesso, la mia compagna di stanza mi prende sottobraccio.

"Ti fermi a pranzo con noi?"

"Non riesco, mi dispiace, l'ho già detto a Isla."
Risponde Daniel quasi mortificato.

"Allora sarà per la prossima volta!"
Insiste Lily, Daniel sorride, risponde affermativamente e poi mi saluta lasciandomi un bacio sulla guancia, gesto che inizialmente mi lascia un po' interdetta e mi fa avvampare leggermente ma che poi apprezzo, gli sorrido e lo saluto anche io.

"Dove hai conosciuto quel gran pezzo di figo?"
Mi chiede Abigail prendendomi per l'altro braccio.

"Frequentiamo la stessa facoltà."
Rispondo semplicemente, come se fosse la cosa più normale del mondo, che per me lo è, a quanto pare per loro no.

"Vedo che ti stai già ambientando bene a Stanford è."
Mi prende in giro Damian e solo ora mi accorgo che ci sono anche i ragazzi, tra cui Oliver, appoggiato al muro con un piede e con la schiena, una sigaretta in bocca ed una canottiera nera.

Ha la luce del sole che gli illumina il viso e se è possibile è ancora più bello.
Mi fissa ed io fisso lui come attratta da una calamita.

Non mi è mai capitata una cosa del genere.
Non mi sono mai sentita attratta così tanto da un ragazzo a primo impatto, non mi sono mai venuti i brividi per un semplice sguardo.
Mai, nemmeno con Rhys.

Ed è una cosa che mi fa paura, tremendamente paura.

E' una cosa nuova, che non ho mai provato.
Ed è una cosa fottutamente assurda cazzo! Conosco Oliver da meno di una settimana,  che poi 'conosco' è già un parolone.

Abbiamo condiviso un viaggio in auto, una fetta di torta e tanti, tanti, tantissimi sguardi.

Nei film, nei libri  e nelle opere del passato c'è pieno di questo genere di cose, di colpi di fulmine intendo.
A Romeo e Giulietta è bastato guardarsi durante un ballo e fare un discorso di dieci minuti, a Jack e Rose una notte, ad Achille e Patroclo uno sguardo e a Danny e Sandy in Grease molto meno.
Ma sono film giusto? Non sono la realtà.

Cazzo Isla riprenditi!
Non è nulla di tutto questo.
Non è un colpo di fulmine ne niente di queste stronzate.
E' solo il mio corpo che reagisce alla mancanza di un ragazzo da quasi due anni. Insomma, sono umana anche io!

"Prontooo, terra chiama Isla."
Abigail mi sventola una mano davanti.

"Cosa?"
Chiedo senza rendermi conto di essere rimasta imbambolata.

"Volevamo andare a mangiare in un posticino verso il centro, sei dei nostri?"
Mi chiede la ragazza sorridendo.

"Non posso allontanami più di tanto, ho lezione nel pomeriggio e devo passare in segreteria a ritirare dei moduli da compilare e riconsegnare, quindi penso mangerò qualcosa al volo qua, andrò in segreteria ed aspettando la prossima lezione guarderò gli appunti delle lezioni di prima."
Dico convincente, avendo veramente mille cose da fare ancora e non volendo che rinuncino per colpa mia.

"Ecco, mancava la secchiona fra di noi!"
Esclama Mason plateale, mi fa ridere, un po' come tutti.

"Però sta sera ordiniamo qualcosa e ce ne stiamo tranquille in camera, va bene?"
Mi dice Lily abbracciandomi.

"Certo."
Rispondo felice.

"Io passo, non ho voglia di muovermi."
Esclama Oliver.

"Sicuro?"
Chiede Damian stranito.

"Si, non ho voglia di muovermi, te l'ho detto."
Ripete e nessuno dice più niente, saluto gli altri e poi mi giro per andarmene ma mi blocco praticamente subito perché Oliver è esattamente dietro di me, così vicino che la mia faccia è praticamente contro la sua spalla.

"Siamo rimasti solo noi."
E' lui il primo a parlare.

"E?"
Chiedo alzando lo sguardo e ritrovando  quegli occhi verdi che mi hanno trovato anche nei sogni.

"Possiamo andare da Poppy's."
Sussura.

"Mi piacerebbe ma ero seria quando ho detto che non posso muovermi dal campus, ho delle cose da fare e poi lezione."
Lo dico quasi rammaricata perché sinceramente con Oliver vorrei andare ovunque e non riesco nemmeno io a spiegarmi per quale assurdo motivo sia così.

"Allora possiamo mangiare qualcosa qua e giuro che non ti darò fastidio quando dovrai fare le tue cose."

"Non mi dai fastidio."
Sorride.
Sorrido.

"Allora entriamo?"
Mi chiede ma, in realtà, non aspetta una mia risposta, si gira per andare nella caffetteria bloccandosi all'entrata quando nota l'enorme quantità di gente.

"Dovevo aspettarmelo, a quest'ora, soprattutto per i primi giorni, c'è sempre un sacco di casino. Saranno cosi piene anche tutte le altre caffetterie del campus."
Parla probabilmente più a se stesso che a me.

"Non importa, posso prendere qualcosa alle macchinette."

"Ho un'idea migliore."

"Sono tutt'orecchi."
Rispondo guardandolo.

"Tra quanto hai lezione?"
Mi chiede.

"Fra tre ore più o meno."

"Il mio appartamento è in fondo al campus, ho una cucina, che non utilizzo praticamente mai ma mia madre mi ha spedito qua dei pacchi per l'inizio dell'anno, quindi se tu sei capace di destreggiarti tra i f..."

"Mi stai chiedendo di farti il pranzo Oliver?"
Lo interrompo e lui sorride, passandosi una mano fra i capelli.

"No, sbagli, ti sto chiedendo di prepararci il pranzo."
Mi fa ridere.

"La segreteria è già aperta, possiamo andare a ritirare ora i moduli che mi servono e poi andare al tuo appartamento?"
Propongo e lo vedo rilassarsi.

"Si, suppongo sia un ottimo piano che salverà il nostro pranzo."
Sorrido e non dico nulla, torniamo in uno dei nostri strani e indefiniti silenzi, camminiamo fianco a fianco, senza guardarci, semplicemente percependoci.

Non ci guardiamo ma ci sentiamo.
E' tutto così strano.
Tutto così nuovo.

Un tutto che mi piace.

Un tutto che però non può succedere.

Ma si tratta solo di un pranzo no? 
Io so quando devo fermarmi e so che non accadrà assolutamente nulla.
Assolutamente niente.

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