Capitolo 58.

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Finalmente venerdì, ultimo giorno di lezioni, poi non dovrò tornare in università fino a martedì, quando ci sarà il test di matematica di base. Sono a casa mia, non sono al dormitorio, la voglia di rimanerci da sola era pari a zero e, detto sinceramente, la mia voglia di stare vicino a Oliver era letteralmente pari a zero, volevo andare il più lontano possibile da lui e dal male che mi ha fatto.

Non lo vedo da due giorni, forse tre. Non ho minimamente tenuto il conto della cosa dato che sto cercando di ignorare il dolore del mio cuore per non far precipitare la mia vita. Non so cosa mi sia saltato in mente, non so perché abbia pensato che potessi veramente stargli accanto, non so perché mi stia accusando io quando, sinceramente, non ho colpe. Non questa volta. Sospiro, parcheggio la macchina vicino alla palazzina dove sarò a lezione, prendo la mia borsa e affondo la faccia nella sciarpa, un gesto che ormai mi viene automatico ogni volta che entro a diretto contatto l'aria fredda.

Ci sarà solo laboratorio d'arte e questo, sinceramente, non mi rende per niente felice perché dovrò vedere Daniel. Non ho voglia di vedere nessuno in realtà ma Dan men che meno. Non per cattiveria o altro ma perché continua a chiedermi di andare a pranzo insieme o roba simile ed io non ne ho proprio voglia, credo sia abbastanza chiaro che non mi vada di uscire da sola con lui. Non sono scema e non ho cinque anni, so benissimo che non mi vorrebbe solo come compagna di corso ma io non voglio altri uomini a complicarmi la vita, mi basta già quello con cui sto, anche se ad ora non so nemmeno più se io sia la sua ragazza.

Scaccio questi pensieri, entro in caffetteria per prendere un cappuccino grande da portare via, non ho voglia di sedermi dentro nonostante manchi ancora mezz'ora alla lezione. Mi siedo su una panchina davanti alla palazzina dove dovrò andare, cerco una sigaretta e mi guardo intorno, pensando a quanto, nonostante tutto, in questi mesi la mia vita sia cambiata. Quanto questa ormai sia casa mia e quanto mi sia innamorata di questo posto.

Sono innamorata di Stanford, mi sono innamorata di questa vita fin dal primo istante, anche se ad ora si è tutto un po' complicato ma come è normale che sia nella vita, non può sempre andare tutto in un'unica direzione.

"Ehilà bella malinconica."
Alzo gli occhi al cielo, credo che il destino ce l'abbia proprio con me in questo periodo.

"Ciao Dan."
Sorrido cortese quando lo sento sedersi accanto a me.

"A che ora stacchi?"

"All'una, non ho altre lezioni dopo il laboratorio."
Rispondo sorseggiando il mio cappuccino.

"Anche io, andiamo a pranzo?"
Non mi ero mai resa conto della sua insistenza fino a questa settimana, in realtà non credo lo sia mai stato tanto ma penso che ora sia giusto mettere dei paletti.

"Sono a San Francisco in questi giorni, preferisco tornare a casa."

"Mi stai evitando Isla?"

"Cosa? No."
Mi affretto a dire scuotendo il capo.
"Semplicemente è un periodo incasinato."

"O forse il tuo ragazzo non vuole che tu esca con me?"
Alzo un sopracciglio, non ho idea di che film mentale si stia facendo.

"Senza offesa Daniel ma non hai tutta questa importanza nella nostra relazione."
Faccio per alzarmi ma lui mi precede.

"Meriti di essere trattata di meglio di come vieni trattata da lui."

"Perché una volta non mi ha portato l'ombrello? Mi dispiace ma non credo tu sia nella posizione di poter dare un giudizio su come Oliver mi tratti, non lo conosci, conosci a malapena me e, soprattutto, non sai assolutamente nulla sulla nostra relazione."
Faccio un sorrisetto divertito, questa storia è assurda, mi alzo per andarmene.

"Isla andiamo, vieni a pranzo con me."
Mi afferra per un polso e io sto cominciando a irritarmi davvero.

"No Daniel, te l'ho già detto. E mi trovo costretta a dirti che il tuo interesse nei miei confronti non è ricambiato. Sto con Oliver. Sono innamorata di lui e non so perché tu ti stia comportando così. Forse hai frainteso qualche mio comportamento ma ho sempre creduto di essere molto sulla mia posizione."

"Solo un pranzo Isla, sol..."

"Mi pare che ti abbia già detto di no."
Mi giro di scatto quando sento questa voce.
"Quindi ora lasciala andare o non ti farò passare un bel quarto d'ora."
Daniel lo guarda, non dice niente, rivolge un'ultima occhiata a me, poi lascia il mio polso e se ne va.

Mi avvicino a lui, mi faccio abbracciare.

"Pensavo tornassi a fine mese."
Dico piano, stando ancora fra le sue braccia.

"E poi chi ti avrebbe salvato da quella sanguisuga?"
Rido, grata di averlo finalmente qua.

"Mi sei mancato Damian."
Mi accoccolo un po' di più a lui.

"Mi sei mancata anche tu Isla."
Mi bacia i capelli, sono veramente felice che sia qua. Ne avevo bisogno io e, sicuramente, ne aveva bisogno Oliver. Sono felice che non sia rimasto solo.

Dio solo sa quante volte avrei voluto prendere la macchina e correre da lui per vedere come stesse, se fosse ancora ubriaco o se si fosse deciso a reagire in modo diverso ma non l'ho fatto. Non l'ho fatto perché il modo in cui si è comportato con me, le cose che mi ha detto, mi hanno veramente ferita e non aveva diritto di trattarmi così. Non dopo che lui mi ha chiesto di restare e non lasciarlo solo. Solo perché qualcuno soffre e si porta dentro un dolore più grande di quello degli altri, non è autorizzato a far stare male le altre persone e a trattarle come spazzatura.

"Devi andare a lezione?"
Chiede quando ci stacchiamo ma sempre tenendomi un braccio intorno alle spalle.

"Dovrei."
Rispondo svogliata, in realtà possiamo fare due assenze, una a settimana e sarei veramente tentata di saltare la lezione perché la mia voglia di stare nella stessa stanza di Daniel, ad ora, è pari a zero.

"Dato che non ti vedo particolarmente convinta sull'andare a lezione che ne dici se ti porto da Poppy's e parliamo un po'? Perché so che hai bisogno di parlare."

Sorrido. Grata a lui e grata alla vita che mi abbia donato persone meravigliose accanto a me.

"Dico che non vedo l'ora di chiacchierare con te davanti ai pancake di Roger."
Sorride, mi bacia di nuovo i capelli e sempre abbracciati andiamo verso la sua auto.

E si, amo ogni giorno di più l'aver scelto Stanford e l'aver scelto questa vita.

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