Le mie gambe iniziarono a lavorare prima della mia testa perché all'improvviso corsi via impaurita. I miei organi formicolavano e il mio cuore stava battendo così veloce da farmi male. Non stavo nemmeno respirando dato che stavo scappando così velocemente da lui e da quello a cui avevo assistito.
Non sapevo dove andare, cosa fare. Tutto quello che sentivo erano i suoi passi che ripercorrevano le mie tracce- puro panico iniziò ad annegarmi. La tracolla della mia macchina fotografica stava bruciando intorno al retro sudato del mio collo, la base del dispositivo batteva sul mio stomaco per via della mia corsa in quel backstage senza conoscere una direzione per uscirne. Stavo sperando di incontrare un'altra persona, qualsiasi persona che potesse aiutarmi. Lui mi aveva vista mentre guardavo cosa lui e gli altri membri della band stavano facendo, e ora che sapevo, non avevo idea di cosa ne avrebbe fatto di me.
Pensavo mi avrebbe ucciso.
Potevo sentire il mio rapido battito cardiaco mischiarsi con l'eco agghiacciante dei sue passi pesanti che si facevano sempre più vicini. Lui non aveva urlato il mio nome o emesso una parola per fermare la mia fuga- lui mi stava solo seguendo silenziosamente.
Non sembrava stesse correndo, sembrava stesse semplicemente camminando. Io stavo correndo più veloce che potevo senza una direzione eppure i suoi passi calmi non lasciavano mai i miei timpani, il fatto che si stesse prendendo il suo tempo peggiorava le cose. Il mio terrore dei film horror stava diventando realtà, e per come stava andando avevo il forte presentimento di essere alla fine della trama.
Era vicino.
La mia mente confusa mi fece girare per un lungo corridoio, vidi due porte in acciaio nero e sopra di esse un segnale di uscita rosso che illumina la mia libertà.
Le mie instabili gambe mi spingevano il più velocemente che potevano in direzione di queste porte che mi avrebbero fatto uscire da questo edificio e si spera mi avrebbero fatto incontrare il mondo pubblico. Il mio petto si sollevava per il mio respiro barcollante mentre il mio sangue stava pompando così velocemente da farmi pensare di poter svenire. Avevo perso tutta la sensibilità nelle mie mani, erano ghiacciate ma sudavano allo stesso tempo.
Ero così vicina alla porta ma lui era molto più vicino a me e potevo sentirlo. Una volta che girò il corridoio i suoi passi aumentarono di velocità perché sapeva che fossi vicina all'uscita.
Volevo urlare per cercare aiuto come mi avevano insegnato a scuola, ma nessuno ti prepara al fatto che il terrore potrebbe paralizzare l'uso della tua voce.
Schiantai il mio corpo contro la porta di ferro impenetrabile, più forte di quanto immaginassi. I passi divennero più veloci, più pesanti e vicini.
Esattamente quando la mia mano tremante raggiunse la fredda e argentata maniglia della pesante porta la aprii abbastanza da far entrare solo un soffio di vento perché una mano che proveniva da dietro di me andò a sbattere contro la superficie.
Gridai quando la porta si richiuse, la sua mano accanto alla mia testa ricoperta da anelli, inchiostro e sangue. Il mio corpo tremava mentre ero intrappolata tra la porta e il suo corpo dietro di me, mi rifiutavo di voltarmi per guardarlo. Non mi stava toccando in nessun modo, ma potevo sentire quanto fosse vicino.
Mi aveva presa.
Tremavo con la fronte contro la fredda porta, il suo corpo irradiava calore dietro la mia schiena, ero terrorizzata da cosa avrebbe fatto. Non potevo nemmeno pensare chiaramente da quanto ero spaventata.
Non disse una parola, solo silenzio mischiato con il mio respiro terrorizzato. Spinsi me stessa più vicina possibile al muro, volevo allontanarmi da lui. La mia fronte era pressata contro la porta e i miei occhi erano serrati dal terrore. I pensieri che inondavano la mia mente non erano altro che puro mistero e paura. La mia fotocamera stava scavando nel mio stomaco da quanto ero attaccata alla porta, solo per tenermi lontana dal suo petto dietro di me.
Perché non stava dicendo nulla?
La sua mano rossa era ancora sulla porta accanto alla mia testa, potevo percepirlo con gli occhi chiusi. Il suo corpo non stava toccando il mio in nessun modo, questo mi rendeva più nervosa, sapevo che era vicino, probabilmente stava solo fissando il retro della mia testa. Ero all'oscuro di cosa avrebbe fatto, sentivo che mi avrebbe uccisa.
Ma quando mi concentrai molto attentamente, potevo sentirlo respirare.
Erano lenti e quasi silenziosi respiri profondi che risuonavano attraverso il suo naso. Il suo respiro si schiantava sul retro della mia testa. Tenevo i miei occhi chiusi in totale trauma che inondava i miei polmoni come acqua bollente. Il mio corpo era sudato, ero impotente. Non sapevo perché non stesse dicendo nulla, forse stava decidendo cosa fare con me ora che sapevo.
"Sembra che abbiamo un problema ora, no?".
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Duplicity •Traduzione•
Fanfiction"Fumare fa male, sai." La voce placida parlò dal lontano angolo buio, non si vedeva altro che una sagoma alta e il bagliore arancione di una sigaretta tra quelle labbra alla ciliegia. "È l'ultimo dei miei problemi." Mormorai con la mia sigaretta tra...