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Il solitario rintocco di una campana.

Una radio con il volume basso.

Voci, risate.

Diversi profumi.

Calore.

Le mie dita girarono delicatamente l'angolo della pagina successiva, passando da uno scandalo all'altro. La prima impressione era la stessa dell'ultima, shock. Donne stupende e le loro storie spezza cuore che mi facevano sperare di essere proprio come loro. Articoli con consigli e trucchi per essere la donna ideale— come semplicemente avere tutto.

"Amore, vieni a sederti per favore." Mia madre attirò la mia attenzione.

Saltai dalla sedia, le mie scarpe risuonarono sul pavimento. Tirai il Cosmopolitan sulla pila, correndo verso mia madre che mi aspettava. Quasi inciampai nei miei lacci, ricevendo una piccola occhiataccia. Odiava quando non mi legavo le scarpe.

"Aven, cosa ti ho detto a proposito delle tue scarpe?" Mormorò mentre mi sedevo sulla sedia più alta di me.

"Che me le avresti comprate solo se le avessi allacciate." Ripetei le esatte parole che una volta mi aveva detti, parole che erano l'unico modo per avere le scarpe.

"Quindi perché non le hai allacciate?" Prese la mantellina nera e la legò intorno al mio collo.

"Non lo so, l'ho dimenticato." Feci spallucce.

"Allora devo portarle indietro e prenderti dei sandali." Tolse i miei capelli dal colletto della mantellina, facendoci scorrere i capelli.

"No!" Protestai, odiavo i sandali.

"Allora inizia ad allacciarti le scarpe, hai dieci anni ora." Era dura, ma le sue mani erano gentili tra i miei capelli.

"Ci proverò." Sbuffai, le mie gambe dondolavano dalla sedia. Non è che non sapessi farlo, me ne dimenticavo e immagino che potessi dire di essere...pigra.

Iniziò a dividere i miei capelli come sempre, tutti i suoi prodotti accanto a lei sul carrello. Sapevo esattamente quanto tempo ci avrebbe messo, voglio dire, lo facevamo spesso. Sapevo tutti i nomi dei suoi prodotti e cosa facessero ai miei capelli, avevamo uno schema. Aveva i suoi lunghi capelli biondi raccolti in una cipolla, sembrava buffa ogni volta che la teneva così disordinata.

Sentii la campanella suonare nuovamente, facendomi guardare la porta principale attraverso lo specchio. Entrò mio padre con Winnie tra le braccia.

"Papà!" Sorrisi quando entrò, presa alla sprovvista.

"Ciao zucchetta." Venne dritto da noi, abbassandosi per dare un bacio a mia madre e poi a me. "Cosa state facendo oggi?" Chiese, le sue mani sulle mie spalle.

"Solo un ritocco alle radici." Mamma rispose. "Non dovrei metterci molto."

"Ah," Lui annuì, sembrava un gigante accanto alla mamma. "Mi chiedevo se avessi un ciuccio in più? L'ho dimenticato a casa ma non ho il tempo di tornare a prenderlo, farei tardi al mio appuntamento con il dottore." Parlò a bassa voce a mia madre.

"Si, ne ho uno nella borsa." Lei rispose prima di guardare Winnie. "Ciao piccolina." Le sorrise dolcemente, facendo sorridere anche Winnie.

"Oh grazie a Dio." Camminò verso la borsa.

"Perché vai dal dottore, papà?" Chiesi curiosa.

Lui frugò nella borsa di mia madre con una mano, cercando il ciuccio. "Ho solo qualche dolore al petto, niente di serio ma il dottore mi farà i raggi X." Trovò il ciuccio.

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora