Attori, ecco cosa erano.
Musicisti—no.
Solo degli attori.
Sapevano come muoversi, guardavo sul palco mentre si esibivano per un'intera arena che gli adorava. Sapevano come suonare degli strumenti, sapevano cantare, ma dopo quel giorno non avrei più potuto guardarli con gli stessi occhi.
Quel giorno mi sembrava un sogno senza fine, erano le undici di notte e il concerto era quasi finito. Ero sveglia da trentasei ore, e i miei occhi bruciavano. Le cose che avevo visto mi avevano lasciata fisicamente ed emotivamente instabile.
Solo la notte prima avevo tirato Harry fuori da una vasca, ed ero sveglia da allora. Quello che era successo da quel momento era un roller coaster.
Quando eravamo tornati in hotel, i ragazzi mi avevano trovato una nuova stanza. Avevo chiesto della vecchia stanza e cosa sarebbe successo, ma mi avevano detto velocemente che era tutto sotto controllo e pulito. Non sapevo per mano di chi o quando, e non me lo dissero nemmeno prima di andarsene.
Mi ero fatta una doccia e cambiata prima del soundcheck, ma ero troppo stressata per dormire.
Durante il soundcheck rimasi nel mio, bevendo un energy drink in modo da restare attiva. Mi sentivo come se avessi perso la mia finestra per il sonno, ma nel momento in cui sarei arrivata alla stanza d'hotel sono sicura che avrei dormito per almeno undici ore piene.
Ma non sapevo se sarei stata abbastanza calma per riuscirci. Ero nervosa da quando il mio nome era stato scritto con del sangue nella mia stanza d'hotel. Persino sapendo di essere in una nuova stanza non ero tranquilla. Ero spaventata di rimanere sola, qualsiasi persona come me lo sarebbe stata. Non ero Harry o qualsiasi altra persona che lavorava per la mafia, ero una persona normale ed ero spaventata. Ero spaventata persino di tornare in hotel nonostante quanto fossi esausta, semplicemente non volevo rimanere sola.
Ma mentre il concerto finiva, sapevo di dover andare in quella stanza. Ero terrificata di vedere altro sangue sul muro, un altro cuore umano. Qualcuno mi seguiva e saperlo mi rendeva sempre costantemente nervosa. Non volevo che il concerto finisse, non volevo stare sola.
Mentre Harry suonò l'ultima nota con la sua chitarra, le luci si spensero e io capii che il concerto era giunto al suo termine. Il mio petto divenne pesante.
Dovevo tornare in hotel ora.
Ingurgitai e camminai silenziosa dietro il palco, lontana dalla folla e verso il backstage. La mia testa era annebbiata durante tutto il concerto, tutto quello a cui potevo pensare era quanto nervosa fossi per tutta la situazione.
Avevo pensato poco a tutte le cose che quei ragazzi mi avevano detto in quel magazzino, sorprendentemente era l'ultima cosa nella mia mente.
Camminai nel backstage verso il mio camerino, assicurandomi di non incontrare nessuno. Mi sentivo nauseabonda, i nervi mi stavano divorando.
Entrai nella stanza, chiudendo la porta dietro di me e godendomi l'aria di quel luogo vuoto. Sospirai mentre sistemavo le mie cose, spaventata di dover tornare in una stanza vuota d'hotel. Infilai tutto nella borsa, controllando velocemente il telefono.
Volevo davvero chiamare mia nonna, avevo bisogno di sentire la sua voce. Ma sapevo che nel momento in cui l'avrei fatto sarei scoppiata a piangere. L'insieme di emozioni represse mi stava divorando. La parte peggiore era che non potevo dirle nulla di tutto quello, quindi in conclusione non potevo chiamarla.
Volevo trovare Harry e chiedergli se avesse potuto accompagnarmi in hotel, ma quando mi avvicinai alla porta mi ricordai velocemente che lui aveva una routine dopo i concerti.
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Duplicity •Traduzione•
Fanfiction"Fumare fa male, sai." La voce placida parlò dal lontano angolo buio, non si vedeva altro che una sagoma alta e il bagliore arancione di una sigaretta tra quelle labbra alla ciliegia. "È l'ultimo dei miei problemi." Mormorai con la mia sigaretta tra...