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Erano passate due settimane, e Chavem non si era mai fatto sentire.

Erano passate due settimane di me che fissavo il telefono, due settimane di attacchi di panico notturni per la paura di essermi bruciata il futuro. Sono state due settimane difficili, quattordici giorni bui.

Iniziavo a pensare di aver preso la cattiva decisione, rifiutare una proposta per fotografare un tour mondiale. Dopotutto era una cosa carina; girare il mondo, vedere il pubblico, assistere al dietro le quinte della band. Chi non vorrebbe tutto questo?

L'unica cosa che mi tratteneva era la parte che includeva la band.

Per iniziare, avevo incontrato il solista/chitarrista. Avevo quasi scopato con il solista/chitarrista. E il solista/chitarrista è il più stronzo che io abbia mai incontrato in questo mondo. Quindi non potevo immaginare di presentarmi lì il primo giorno, guardare la confusione nei suoi occhi- sempre se si fosse ricordato di me.

Non penso sarei mai entrata lì dentro senza cagarmi in mano.

I miei attacchi di panico provenivano dall'idea di essermi rovinata il futuro rifiutando la proposta. Continuavo a pensare che la decisione che avevo preso non fosse giusta e che ora Chavem, o qualsiasi altra persone all'interno dell'industria fotografica, non mi avrebbe presa più sul serio. E se pensava che non volevo davvero questa carriera? Ci sono probabilmente migliaia di fotografi più bravi di me che avrebbero accettato quella proposta. Chi pensavo di essere per rifiutare?

Era un opportunità, le opportunità possono essere difficili ma se volevo farcela avrei dovuto fare ciò che mi avrebbe portata in alto. Galen mi aveva detto cosa avrei dovuto fare, ma io avevo rovinato tutto.

Avevo parlato a mia nonna della situazione, e lei era scioccata per come avevo rifiutato la proposta. Lei pensava che quella proposta fosse tutto quello che stavo aspettando, quindi era abbastanza confusa quando non avevo preso l'occasione al volo. Lei non sapeva i veri motivi per cui avevo rifiutato,non volevo lo sapesse,perché se avesse saputo avrebbe ingigantito la cosa.

Avevo un turno al The Steam quel giorno, quindi erano circa le sei meno un quarto quando stavo correndo fuori di casa indossando metà dei miei vestiti e con le chiavi della mia auto tra i denti.

Era una mattinata buia, davvero tenebrosa. Sembrava quasi sarebbe arrivata una tempesta prima o poi. Aprì la mia auto e mi infilai al suo interno, per niente su di giri di dover lavorare per le seguenti otto ore.

Dovevo fare l'apertura da sola quel giorno, perché era domenica, il giorno più morto per il negozio. Aprire alle sei è davvero impegnativo durante i giorni settimanali, ma per fortuna la domenica aprivamo alle sette. Nessuno entrava davvero per prendere un caffè almeno fino alle otto. Quindi la prima ora consisteva più che altro in me che aspettavo da sola la mia collega.

Durante il mio corto tragitto iniziò a piovere, quindi quando parcheggiai avanti al negozio corsi verso la porta cercando di bagnarmi il meno possibile. Le mie mani armeggiarono con le chiavi, la pioggia iniziò a scendere più velocemente mentre io cercavo la chiave esatta. La pioggia mi bagnò la schiena,facendo si che i vestiti mi si appiccicassero al corpo,cosa che mi irritava.

Aprì finalmente la porta e mi spinsi all'interno prima di chiudere la porta dietro di me, l'odore di caffè mi inebriò. Spostai i miei capelli bagnati lontano dal mio viso e accesi la luce, presi un respiro prima di camminare nel piccolo bar.

Appesi il mio cappotto, afferrai il mio grembiule blu e lo indossai.

C'era una piccola radio dietro il bancone,su una mensola. Afferrai il piccolo sgabello bianco posto sotto la cassa e lo posizionai sotto la mensola in modo da poter raggiungerla. La accesi, trovando la giusta stazione per avere compagnia mentre preparavo il bar.

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora