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"Sono sicura che non comparirà una cicatrice tesoro."

"È un punto davvero visibile. Non me ne preoccuperei se non mi imbarazzasse il modo in cui me la sono procurata. Se rimane la cicatrice avrò un ricordo permanente di come sono svenuta a un concerto." Dissi al telefono, con la schiena contro la testiera de letto e le gambe stese sotto le sottili lenzuola.

" È una storia divertente che puoi raccontare ai tuoi figli." Mia nonna constatò.

"Riderebbero di me."

"Perché sei svenuta? Era un attacco d'asma?"

"No...faceva solo caldo lì. Non avevo mangiato abbastanza quel giorno." Mormorai, rifiutandomi di dirle la vera ragione dietro lo svenimento. Ero svenuta perché continuavo a pensare a quanto pericolosa fosse quella band.

"Devo essere preoccupata del fatto che tu non mangi abbastanza?" Potevo sentire quel tono famigliare che era pieno di preoccupazione.

"Certo che no, è solo stato un brutto momento." Scossi la testa e alzai le ginocchia sotto le lenzuola. Erano le 10:30 di notte, saremmo partiti per la prossima città la mattina dopo.

"Sembri triste." Mormorò.

"Sto bene." Scossi la testa mentendo.

"Ti stai divertendo?" Fece la domanda di cui avevo paura, odiavo mentirle.

La band era una finta e il cantante voleva uccidermi.

Passai un dito sul ricamo del costoso copri piumino, non sapendo come rispondere senza confessare tutto.

"Aven..." Lei ruppe il silenzio.

"Mi divertirò di più quando mi abituerò." Sbuffai, stringendo la mia coscia.

"Ti manca casa?" Chiese

"Si, penso di si." Annuì. "Mi mancate tanto."

"Oh tesoro, ci manchi anche tu." Parlò dolcemente, i miei occhi si inumidirono. "Parlando di..."

Immediatamente sentì una piccola vocina.

"Aven?" La bambina di nove anni che aveva superato l'orario in cui sarebbe dovuta essere a nanna, la cosa migliore che sentivo da un po'.

"Ciao Winnie." Sorrisi per quella che sembrava la prima volta, era una benedizione sentire la sua voce.

"Ho perso un altro dente!" Esclamò felice.

"Davvero?" Dissi sorpresa, il mio petto si sollevò e le mie cavità nasali si strinsero. Sapevo che mi mancasse il suono della sua voce, ma sentirla mi emozionava.

"Penso che tu sia quasi adulta allora." Dissi mentre una lacrima lasciava il mio occhio.

"Presto sarò più grande di te." Potevo sentire la felicità che aveva anche a quell'ora della notte.

"Scommetto, non manca tanto." Risi nonostante stessi per piangere, il mio naso iniziò a gocciolare.

"Tornerai presto a casa?" Chiese in un tono tranquillo, il mio cuore si ruppe.

Mi bloccai e chiusi gli occhi, posando la mano sulla mia bocca. Non sarei tornata a casa per molto tempo, otto mesi. Ma la cosa spaventosa nella mia testa era che non sapevo se sarei durata otto mesi con quelli uomini spaventosi. Ero spaventata tutto il tempo che qualcosa mi sarebbe successo per colpa di Harry. Ero spaventata che da un momento all'altro sarebbe entrato e avrebbe deciso di farmi qualcosa solo perché mi odiava così tanto. Era capace di terrificare l'inferno che era dentro di me.

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora