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Harry Styles

Aprendo gli occhi, la prima cosa che sentii fu il calore del suo corpo sotto il mio, io suo respiro. Con gli occhi annebbiati e la vibrazione che sentivo, ricordai lentamente di essere sul bus.

Nel piccolo letto a castello, la mia testa era sul suo stomaco, un braccio accanto al mio fianco e l'altro avvolto alla sua coscia. Non sapevo come tendessi a finire in quella posizione quando dormivo con lei, ma succedeva. Immagino fosse un istinto, in più in quel letto stavamo stretti.

Una delle sue mani era tra i miei capelli, le dita ad avvolgere i miei ricci. I miei occhi guardavano il muro del bus, la piccola finestra era coperta da una tenda. Curioso, la mia mano la spostò leggermente per vedere dove fossimo. Immediatamente la luce colpì i miei occhi, istintivamente ritrassi la mano rimanendo di nuovo al buio.

Alzai la testa, la mia guancia si staccò dal suo stomaco, sudato dall'essere attaccato a lei. Girai la testa per guardarla.

Sdraiata sulla schiena, occhi chiusi, labbra unite, capelli ad avvolgere il cuscino— dormiva nel piccolo spazio che avremmo dovuto condividere. La mano che era sulla mia testa, cadde sulla mia spalla quando mi alzai. L'altra mano era accanto alla sua testa, sul cuscino.

L'orsetto blu fatto di crack accanto a lei. Era sempre attenta a portarlo sul bus come se quell'orsetto significasse tanto per lei.

Immagino che quella fosse una delle cose che mi piacevano di lei— voleva le cose che gli altri invece disprezzavano.

Mi spostai su di lei finché non fummo faccia a faccia. Con il mio corpo completamente sul suo, affondai il viso nel suo collo sospirando. Si mosse un po' nel sonno per via del mio cambio di posizione, poi posò la mano sul mio collo e l'accarezzò. Sapevo che  non fosse in un sonno profondo. Posai la fronte sulla sua guancia chiudendo gli occhi.

Sentire il suo petto salire e scendere contro il mio era confortante in un modo che non so spiegare. La sua presenza mi calmava come uno di quei cristalli magici in cui non credevo. La sua mano si bloccò sul mio collo, segno che si era addormentata nuovamente.

Aprendo gli occhi sul suo collo, la prima cosa che vidi fu un livido. Era un livido che le avevo lasciato la notte prima, il contorno perfetto della mia impronta. Non mi aspettavo di vedere quello come prima cosa, ma eccolo lì. Il punto era un paio di centimetri sotto il suo orecchio, proprio dove l'avevo stretta sul letto. I ricordi affollarono la mia mente, cosa le avevo fatto e come lei non aveva obbiettato.

Era quello che mi faceva più male, il fatto che avesse lasciato che la ferissi perché non voleva ferirmi.

Qualcosa prendeva il sopravvento su di me quando ero con lei, e mi spaventava. Non è che andassi in blackout e non mi ricordassi nulla, era solo che non me ne accorgevo finché non era finito. Mi ricordavo di esserci andato giù pesante, aggressivo quando parlavo. Mi ricordavo ogni cosa che avevo detto, ma non l'avevo realizzato nel momento stesso. Quando la stringevo e graffiavo, non ci facevo caso.

Semplicemente non realizzavo quanta forza ci mettevo perché ero perso nelle mie emozioni. Non indossavo la maglia, quindi avevo dei flashback incontrollabili di Bethany.

C'era stato un momento in cui ero sopra Aven, affondavo delicatamente dentro di lei. Era un momento dolce pieno di significato, e per questo, la mia mente ha cominciato a viaggiare. Ho iniziato a realizzare che in quel modo avrei dovuto perdere la verginità se a Bethany fossi davvero importato io e non quello che nascondevo sotto la maglia. Mi sentivo speciale in quel momento con Aven, ma mi aveva portato a pensare a quanto Bethany non mi facesse sentire in quel modo.

Quindi quel momento dolce, era diventato odio. Era per quello che avevo iniziato ad arrabbiarmi, pensando a Bethany e a quanto mi avesse incasinato. Volevo il controllo che mi era stato tolto a quindici anni.

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora