46

3K 86 16
                                    

"Dove stiamo andando?" L'ascensore si aprì ed entrammo entrambi.

"A fare una passeggiata." Rispose vago come sempre.

Cliccò il tasto del garage sotterraneo. Pensavo che saremmo andati sul tetto o qualcosa del genere, ero solo in felpa e leggings.

Si appoggiò contro il muro opposto a me, camicia rossa aperta sulla sua maglia nera.
Avevo le mani in tasca e il cappuccio alzato. I miei occhi bruciavano dalle troppe lacrime versate, ma ero calma ora.

Più che altro ero confusa su dove mi stesse portando, non volevo chiederlo ancora una volta. Ero svuotata dalle mie energie, speravo che non avremmo nulla di sospetto o pericoloso.

"Non ti sto portando da qualche parte per ucciderti, quindi rilassati." Parlò.

Alzai la testa e realizzai di sembrare nervosa senza nemmeno averlo notato, persa nei miei pensieri.

"Se ti volessi morta di sicuro non ti ucciderei ora." Ridacchiò, l'ascensore si aprì e lui uscì lasciandomi con quell'affermazione.

Grazie?

Lo seguii, le sue mani tra i suoi capelli. Tenni le mani nella mia tasca mentre camminavamo tra i veicoli.

Immaginavo che avesse la sua corvetta rossa qui, considerando che era quella che aveva guidato l'ultima volta. I nostri passi echeggiavano nell'enorme garage.

Camminando a poca distanza dietro di lui, fissai la sua figura. Aveva un passo casual, ma ovviamente era intimidatorio. Feci scorrere i miei occhi sul suo corpo pensando a quanto perfettamente scolpito fosse. Era strutturato in modo da urlare 'non devo nemmeno provarci'.

Girò in un parcheggio che aveva una moto nera.

Mi bloccai mentre lui camminava verso il veicolo instabile, girando la sua testa verso di me quando non sentì più i miei piedi.

"Cosa?" Chiese confuso.

Immediatamente ripensai al giorno in cui io e Nova eravamo sul bus e abbiamo guardato i ragazzi in moto, e come Harry fosse pazzo. Mi ricordo il modo spericolato in cui correva tra il traffico, in piedi sui suoi pedali e persino senza mantenersi. Aveva rischiato venti incidenti diversi in cinque minuti.

"Io...erm..."

"Sei spaventata?" Chiese.

Mi schioccai le dita, la paura nella mia testa.

"Sei un'autista spericolato." Mormorai.

"Non ho mai fatto un incidente." Mi assicurò girandosi e sedendosi sulla moto. Il mio stomaco era ribaltato. "Cosa ti spaventa di più?"

"La tua follia." Risposi alla sua domanda semplicissima.

Ridacchiò e guardò i due manubri, passò una mano nei capelli prima di afferrare i guanti di pelle. Li infilò sulle sue grandi mani.

"Non farò nulla di pericoloso." Disse stringendo i guanti.

"Promesso?" Ero ancora esitante.

"Certo." Annuì, accendendo il motore. Il suono era più forte di quanto pensassi quindi sussultai.

Immaginavo di essere impazzita per credere alle sue promesse.

Salii sulla moto, il veicolo era grande per le mie corte gambe.

"Devi stringerti a me." Constatò girando la testa, mentre mi mettevo comoda.

Annuii avvolgendo le braccia intorno alla sua vita, il mio corpo contro il suo. Il suono del motore echeggiava nel garage, il mio cuore impazziva.

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora