Aven Brooks
Amo il sole.
C'è qualcosa del sole che ti fa sentire come se tutto andrà per il meglio. Il modo in cui ti scalda nei punti giusti. Ti copre di un conforto che non è facile trovare, una sensazione naturale. Ho sempre apprezzato il sole, persino nei miei giorni bui, quando pensavo che non esistesse nient'altro che l'oscurità.
Non riuscivo a non fissarlo a volte.
So che non si dovrebbe, ma come si fa a non osservare qualcosa che si ama così tanto? È difficile. Continuo a non capire perché una potenza così forte come la scienza o qualsiasi cosa in cui si scelga di credere— abbia reso il sole impossibile da osservare. È il sole, dovrebbe rappresentare il calore.
Lo fissai finché i miei occhi non iniziarono a lacrimare, li chiusi e li riaprii verso i miei piedi immersi nella sabbia. Il sole è fatto così, non vuole essere guardato troppo a lungo. Non vuole essere notato. Perché quando lo fai, in quel momento vedi cose che non ti piacciono. Forse il sole vuole essere guardato solo per poco perché sa di non essere bello come dicono. Perché più lo si guarda, più vedi. Se lo fisso troppo a lungo, realizzo che il sole che in realtà adoro è un ammasso di fuoco che può esplodere da un momento all'altro e radere al suolo la terra.
Immagino che nemmeno il sole— sia puro come ci si aspetterebbe.
Ma fa la sua parte e porta calore a tutti gli elementi sulla terra. Stava rendendo la sabbia calda per me. Più immergevo le dita nei granelli, più freddi diventavano sulla mia pelle. Equivaleva al lato freddo del cuscino, non mi bastava mai. Più le affondavo, più fresche le mie dita si sentivano.
Il vento si infiltrava tra i miei vestiti facendomi sentire qualcosa. Non sapevo cosa, ma mi piaceva. Quando chiudevo gli occhi, mi sentivo come se fossi ovunque volessi essere. Potevo vedere i colori danzare liberi in unisono. Quando prendevo un respiro, sentivo i raggi di sole riempire i miei polmoni fino a farli restringere. Quando sospiravo, rilasciavo ogni preoccupazione. L'aroma dell'acqua salata che si schiantava contro la riva era una dipendenza. Quando lo guardavo, tutto quello che vedevo era un miraggio di sfumature bluastre. Il sole che si rifletteva sull'acqua la faceva sembrare amichevole anche se avrebbe potuto inghiottire la qualunque. Le onde sulla sabbia sembravano una sottile lastra di vetro, bagnavano lo stesso punto ancora e ancora.
"È bellissimo, non è così?"
Girai la testa verso la voce alla mia sinistra, guardando il profilo mozzafiato dell'uomo seduto accanto a me. Un largo pantalone bianco e nient'altro, era seduto con le ginocchia piegate e i piedi nudi nella sabbia. I suoi gomiti poggiavano sulle ginocchia, le sue mani erano intrecciate.
Abbassai gli occhi sul suo corpo, vedendo che non c'era nessun segno sulla sua pelle. Nessuna cicatrice sulla sua schiena o sul suo petto, nessun tatuaggio sulle sue braccia. Era una tela bianca. Non l'avevo mai visto così nudo.
"Quando sei arrivato qui?" Chiesi sul vento.
Tenne i suoi gentili occhi verdi rimasero sull'acqua, il rumore delle onde trasmetteva tranquillità. Riempivano le mie orecchie.
"Non lo so." Sussurrò indisturbato.
Il suo viso, era privo di ferite. Nessun livido o taglio, non era nemmeno pallido. Era il volto della salute, era anche leggermente abbronzato. Era luminoso, era confortante da guardare. La brezza calma muoveva leggermente i suoi ricci in tutte le direzioni.
Girò la testa e mi guardò, quegli occhi verdi si connessero i miei come attratti da una calamita. Sembravano pieni di gioia, luminosi e cristallini come se fosse un dipinto di un pittore che voleva metterli in risalto. Le sue labbra, erano rosee e sane. Era sano.
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Duplicity •Traduzione•
Fanfiction"Fumare fa male, sai." La voce placida parlò dal lontano angolo buio, non si vedeva altro che una sagoma alta e il bagliore arancione di una sigaretta tra quelle labbra alla ciliegia. "È l'ultimo dei miei problemi." Mormorai con la mia sigaretta tra...