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Ero sempre stata spaventata da cosa non sapevo.

La paura era l'unica cosa che potevo sentire nel mio corpo. La mia testa era libera da ogni pensiero, il mio corpo non si muoveva. Ero totalmente distaccata, l'unica cosa che potevo decifrare era la nausea nel mio stomaco. La mia anima sembrava essere andata in vacanza e il mio corpo sembrava non ricevere impulsi. Mi sentivo morta, forse lo ero.  Forse non ero davvero nella sua macchina con i capelli al vento e la radio accesa.

Forse ero stata davvero sparata e il mio corpo giaceva alla benzina.

Lentamente girai la testa verso Harry. Il vento muoveva i suoi capelli in diverse direzioni, i suoi occhi nascosti dagli occhiali da sole. Guidava tenendo ununica mano sul volante.

Non avevamo parlato e avevamo lasciato la benzina da quasi unora.

La radio data canzoni infinite che erano lunica distrazione per il mio shock, ma nonostante questo non la stavo ascoltando.

Era pallido.

Le mie braccia erano ancora incociate sul mio stomaco, i miei occhi sulla strada perché ero troppo sconvolta per guardare da qualche altra parte. Mi sentivo male, non riuscivo a pensare ad altro. Non riuscivo a parlare e dormire non era unopzione.

Rimasi in silenzio mentre i miei capelli ondeggiavano nel vento.

"Dobbiamo mettere le cose in chiaro su cosa è successo".Parlò mentre io rimanevo in silenzio. Non avevo pianificato nulla.

La mia testa non si girò e i miei occhi si chiusero dietro gli occhiali. Sapevo che se fossi stata in un diverso stato mentale avrei avuto domande infinite. Ma non riuscivo a sentire altro in me oltre che nausea. Non riuscivo nemmeno a pensare a una domanda.

"Aven". Disse più serio. "Parlami".

Mi girai e lo guardai, notando come stesse ancora guardando lasfalto. Rimasi in silenzio fissandolo. Potevo sentire dal suo tono quanto fosse frustrato. Il suo viso passava dal pallido al rosso.

"Ho visto un uomo essere sparato e morire oggi." Parlai, la mia voce si spezzò. Mi ero quasi dimenticata che suono avesse la mia voce.

Divenne silenzioso bloccandosi. Si girò verso di me, gli occhi nascosti dietro le lenti. Non riuscivo a leggere la sua espressione e gli occhiali da sole non aiutavano. La sua mascella era contratta, il vento muoveva i suoi capelli ricci.

Si girò di nuovo guardando la strada.

Era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non sembrava essere scioccato, ma me lo aspettavo.

"Era una vita umana." Mormorai.

"E ora è libero da questo inferno che chiamiamo Terra." Parlò freddo. "Stava lavorando in una benzina nel mezzo del nulla. Quegli uomini probabilmente gli hanno fatto un favore."

Le mie labbra si separarono alle sue parole menefreghiste.

"Non puoi averlo appena detto."Mormorai.

"Ooh non fare l'offesa con me pasticcino." Scosse la testa avvicinandosi a una piccola città.

"Stai parlando di un uomo innocente." Non sapevo se sembrassi offesa o arrabbiata, erano i primi sentimenti che stessi provando da un po.

"Le vite degli umani sono tutte uguali." Protestò.

"E non ti dispiace nemmeno un po che un uomo disarmato sia stato sparato?" Mi girai sulla sedia per vederlo meglio.

"Guarda, questo è il tuo problema Aven, tu ritieni tutti innocenti." Mi guardò una volta prima di tornare a guardare la strada. "Come fai a sapere che fosse disarmato? Poteva essere un serial killer, uno stupratore, un pedofilo o tante altre cose."

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora