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Aven Brooks

"È semplice, devi colpirli negli occhi." Niall parlò con la bocca piena, camminando su un tapis roulant.

"Wow, grazie." Feci un finto sorriso. "Nessuno potrà farmi più del male."

Ero accanto al muro imbottito della palestra dell'hotel, guardavo i tre ragazzi che si allenavano con diversi attrezzi, Harry era accanto a me. Quella notte ci sarebbe stata la cena, a cui avrei dovuto partecipare. Le parole non possono descrivere quanto nervosa fossi, specialmente dopo quello che mi era successo in Atlanta. Quindi per quel motivo, i Duplicity mi stavano addestrando.

"Ha ragione, i colpi negli occhi non falliscono mai." Harry annuì raggiungendomi nella sua maglia nera e jeans neri.

Eravamo su un ring da wrestling mentre gli altri si allenavano.

Liam stava facendo le trazioni senza maglia e con un cappello al contrario, lunghi pantaloncini blu sui suoi fianchi e l'elastico dei boxer che sporgeva. Niall stava camminando sul tapis roulant, mangiando li ultimi morsi di un panino, non era un buon mix. Aveva una bandana rossa intorno ai capelli per bloccarli, una canotta bianca e dei pantaloncini grigi. Louis era sulla panca, alzava i pesi un braccio alla volta. Non indossava la maglia esponendo i tatuaggi sul suo petto, pantaloni neri di tuta alle sue gambe.

I miei occhi si spostarono su Harry che camminava verso di me, più si avvicinava più mi sentivo una nana in confronto a lui. Una volta avanti a me, le sue mani si schiantarono contro il muro ai lati della mia testa. Sussultai, abbassò la testa facendo sfiorare le nostre fronti. Con un piccolo spazio tra i nostri corpi, rimasi timidamente pressata al muro con le braccia lungo i miei fianchi.

"Come ti liberi?" Sussurrò.

Abbassai lo sguardo sul suo corpo, le sue gambe leggermente separate. In una decisione veloce, feci per passare sotto il suo braccio sinistro, ma fu troppo veloce a spostarlo più in basso.

"Davvero?" Inarcò un sopracciglio.

"Non sono capace."

"Riprovaci." Ordinò guardandomi negli occhi, cosa che non aiutava. Era troppo intimidatorio.

Guardai nuovamente il suo corpo, chiedendomi quale sarebbe potuta essere la mia mossa migliore per liberarmi. Spinsi le mani contro le sue spalle, ma come un muro, rimase immobile.

Scosse la testa, sorridendo.

"Perché non mi dici cosa dovrei fare invece di sorridere?" Strinsi gli occhi cercando di non ridere.

"Il tuo obbiettivo è quello di non farti intrappolare a un muro." Mi istruì.

"Pensavo che il mio obbiettivo fosse scappare."

"Quello viene dopo. Se riesci a non farti intrappolare contro un muro, avrai la forza necessaria per scappare."

"Perché?"

"Perché dal momento in cui sei contro il muro, perdi ogni possibilità di difenderti. Ci sono diversi modi per scappare anche da quella situazione se sei faccia a faccia con l'avversario. Ma il peggio viene quando sei di spalle, con il viso contro il muro e le mani bloccate dietro la schiena." Spiegò più chiaramente.

Annuii ascoltandolo.

"Quindi cerca di bloccarmi dal girarti." Suggerì facendo un passo indietro per lasciarmi un po' di spazio.

"Okay."

"Pronta? Avrò le mani sulla tua gola ma non ho intenzione di farti del male."

Annuii, il mio cuore iniziò ad impazzire mentre lasciavo un po' di spazio tra il muro e la mia schiena.

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora