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Harry Styles

E proprio così, lo schermo divenne bianco. Un proiettile aveva appena colpito l'unico mezzo in cui avremmo potuto guardarla. Rimasi immobile nella mia sedia, fissando lo schermo come se fosse tutto un incubo contorto. La mia mente era persa, il mio sangue si era raggelato. Ammanettato alla sedia, tutto quello che potevo fare era pensare a cosa cazzo stava succedendo.

Malikai rimase avanti agli schermi dandomi le spalle, fissando le immagini statiche a cui nemmeno lui poteva credere. Non sapevo se fosse confuso o compiaciuto, probabilmente entrambe le cose. Aveva vinto, aveva vinto la lotta. Era sopravvissuta a Quincy come le era stato chiesto— ma ora non aveva più freni.

La stessa ragazza che aveva appena ucciso un uomo con le sue stesse mani girovagava nel distretto, ricoperta di sangue e impugnando una pistola. Probabilmente doveva sentire una scarica di adrenalina che avrebbe ucciso qualsiasi persona le si sarebbe messa tra i piedi. Proprio come durante la fuga in auto, quando aveva ucciso quei poliziotti ed era elettrizzata dopo. C'era una parte di lei che si cibava di caos.

"Ho cercato di avvertirti..." Sussurrai, sentivo il mio corpo spegnersi lentamente. "Diventerà una potenza con cui non potrai competere."

Si girò e mi guardò, un'espressione illeggibile che mi diceva che aveva un piano in mente ma non ne avrebbe fatto parola. La sua mascella si irrigidì ma rimase composto. Non avevo mai visto quell'uomo urlare o dare di matto per la frustrazione o la rabbia. Teneva tutte le sue emozioni all'interno, chi sapeva a cosa stava pensando.

"Ha avuto successo come volevo."

Ridacchiai, i miei occhi pesanti.

"E ora cammina in questo edificio perché non si fermerà finché non saprà che sto bene. Non sarà mai sottomessa al tuo potere, Kai. Non se ti liberi di me, non se mi uccidi." Constatai serio, la mia voce era solo un lamento stanco a questo punto.

Lui ridacchiò divertito ma sapevo che era sbalordito dall'intera situazione. Nel profondo, sapeva che avevo ragione. La voleva così tanto ma allo stesso tempo sapeva che c'erano cose che non sarebbe mai stato in grado di controllare.

"L'Aven di due anni fa forse si sarebbe lasciata sottomettere al tuo potere. Ma l'Aven che è diventata dall'inizio di questo tour non farà nulla a che lei non voglia. L'ho vista crescere in qualcuno che si piace, qualcuno che non ha bisogno di me o di qualsiasi altra persona per sentirsi al sicuro. È cambiata, e io l'ho solo e sempre stimolata a farlo. Potrai averla sorvegliata in qualche situazione, preso appunti su di lei, e aver appreso qualche informazione su di lei da una madre che non la vede da quando era una bambina. Ma non sarai mai in grado di capirla come io la capisco, di vedere cosa io ho visto standole affianco." Spiegai con tutta la forza che avevo.

"Non ho bisogno di vederla come fai tu per sapere di cosa ha bisogno."

"Allora non sarai mai capace di gestirla." Scossi la testa.

"Ha potenziale, non lascerò che sia sprecato."

"Do che ha potenziale. Ma il potenziale che vedo io in confronto al potenziale che tu vedi è il motivo per cui siamo in questa situazione. Non è così?" Aggiunsi.

La porta si spalancò dietro di me, girai la testa immediatamente vedendo i due uomini di prima entrare. Uno aveva ancora del sangue asciutto sul lato del suo viso, una benda intorno alla testa in modo da coprire il suo orecchio ferito.

"Qual è il protocollo in queste situazioni?" Uno chiese. "Tutte le porte sono chiuse per un cortocircuito, la ragazza è scomparsa."

"Cosa intendi con scomparsa?"

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora