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Fissandomi nello specchio, mi dicevo di non guardare verso il basso. Ero pallida, occhiaie sotto i miei occhi e un'espressione stanca. Ero stata molto agitata da quando ero scesa dal bus, tutto era successo molto velocemente. Non avevo nemmeno visto l'interno della stanza d'ospedale, tutti contavano sul fatto che mi sarei ripresa da sola.

Fisicamente, mi sarei ripresa velocemente. Avrei sentito dolore e avrei avuto qualche livido per i giorni seguenti, ma non mi avrebbe fermata dal fare il mio lavoro. Quello di cui ero più preoccupata era il mio stato mentale. Continuavo ad avere flashback di quell'uomo che cercava di ammazzarmi. Immagini di quel coltello erano bloccate nella mia testa. Continuavo ad andare in panico ogni volta che quelle cose passavano per la mia mente; sentivo le mani tremare.

Tutti erano preoccupati per la mia salute fisica, ma nessuno mi chiedeva come stessi mentalmente. Non andava bene, ero terrorizzata che qualcuno mi stesse seguendo come se fosse la mia ombra. Ero così agitata che non riuscivo a dormire da sola.

E in quel momento ero sola.

Avanti allo specchio del bagno, una tovaglia copriva il mio corpo nudo, ero sola e spaventata. C'era un intero team di security fuori dalla mia porta, ed Harry aveva delle telecamere per guardare ogni mio movimento. In tutta onestà, ero protetta. Ma nonostante tutte quelle cose, continuavo ad avere ansia.

Mi ero fatta una doccia, ed era stato difficile. Ero stata suscettibile per l'intero tempo. Continuavo a spiare fuori dalla tendina per assicurarmi che non ci fosse nessuno. Ma ce l'avevo fatta, non era successo nulla. Avevo dovuto coprire la mia cicatrice con un pezzo di plastica, era ancora troppo fresca per bagnarla. Era stato difficile lavare i miei capelli con una mano, quando avevo tolto il pezzo di plastica avevo sentito decisamente dolore. La cicatrice era aggressiva e fresca, ma sapevo che sarebbe guarita. Dovevo essere molto cauta a non far saltare i punti.

Aprendo la porta del bagno, sentivo l'ansia nel mio corpo. La mia mente era all'allerta, mi aspettavo sempre il peggio. Pregai che non vedessi altro che una stanza vuota.

E fortunatamente, fu così.

La stanza era vuota, confermando il fatto che fossi sola. Harry e io eravamo in una suite enorme solo per due persone. C'era una cucina, due bagni, un salotto, i balconi e persino un piccolo bar. Era tutto su un piano, ma davvero spazioso.

Sarebbe dovuto tornare in poco tempo, erano le undici passate. Raggiunsi la mia valigia, tenni l'asciugamano attorno al corpo. La droga che il dottore mi aveva dato aiutava molto, ma mi dava anche molta sonnolenza. Volevo dormire ma ero troppo ansiosa. Sapevo che non sarei riuscita a dormire finché Harry non sarebbe tornato, era l'unico modo per farmi rilassare.

Afferrai un pigiama a caso, una grande maglia e l'intimo. Faceva caldo in Nashville, grazie a dio c'era l'aria condizionata lì dentro. Una volta afferrate le mie cose, sussultai sentendo la porta aprirsi.

"Sono io." Harry disse per tranquillizzarmi.

Sospirai sollevata, tenendo l'asciugamano intorno al mio corpo. Il 98% di me sapeva che fosse lui ma l'altro 2% era molto più forte.

"Sono così agitata..."Mi coprii il volto con le mani, sedendomi sul letto.

"Lo so, è tutto okay..." Chiuse la porta dietro di se, il suo tono tranquillo. Mi strofinai gli occhi, lo sentii lanciare le sue scarpe da qualche parte. "Hai dormito?"

"No, non ci riuscivo." Scossi la testa. "Come è andato il concerto?"

Sentii le sue mani sulle mie ginocchia, facendomi realizzare che fosse difronte a me. Aprii gli occhi per vederlo inginocchiato avanti a me. Guardai in basso verso di lui, la lampada sul comodino era l'unica fonte di luce.

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora