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Harry Styles

Le mie dita accarezzavano le chiavi bianche in porcellana del pianoforte, la ripetitiva melodia echeggiava nel primo piano della nostra casa. Le dita iniziarono a farmi male, le mie corde vocali divennero più raspe mentre continuavo ad armonizzare con la canzone che portava infinita felicità a mio padre. La cravatta intorno al mio collo era stretta. A volte dimenticavo di allentarla prima di iniziare a suonare per ore.

Avevo suonato quella canzone già ventinove volte, ancora una volta e sarei rimasto senza voce il giorno dopo.

Hallelujah, una canzone che conoscevo alla perfezione.

L'unico modo per mio padre di trovare una connessione con mia madre era che io suonassi quella canzone. Lei amava il piano, quindi a prescindere dovevo amarlo anche io.

Quando finii la canzone, le mie dita lasciarono le chiavi. Ogni volta speravo fosse l'ultima volta. Aspettavo sempre che mi fermasse dicendomi di andare a fare altro, sembrava che avrei potuto suonare all'infinito. Mi faceva suonare finché non pensava fosse abbastanza— ma quella notte non mi avrebbe fermato.

Finii per la ventinovesima volta la canzone, le dita mi bruciavano mentre le spostavo dalle chiavi.

Volevo solo andare a dormire e rimanere solo. La mia testa non smetteva di pensare a Beth e a cosa era successo la notte prima. Ero miserabile e ansioso, avevo bisogno di respirare. Ogni volta che pensavo a lei e quello che era successo, sentivo di dover vomitare.

"Non ti ho detto di fermarti." Sentii la sua voce profonda dalla sua sedia nell'angolo della stanza, non gli piaceva che non avessi ripreso a suonare.

Tenni la testa bassa verso le chiavi, il petto pesante mentre sentivo il sudore ricoprirmi. Separai le labbra per parlare, potevo solo balbettare.

"Non mi sento bene...posso...andare a letto?" Tenni la testa bassa, la schiena china.

"Hai finito quando io dico che hai finito." Disse con la freddezza che la sua voce aveva solo per me.

Respirai, "Lo so, scusami- io solo...ho avuto davvero una brutta giornata a scuola. Prometto di suonare più a lungo domani."

Non volevo girarmi e guardarlo nella sua sedia, tenni semplicemente la testa bassa mentre cercavo di essere il più educato possibile in modo che mi avrebbe semplicemente lasciato andare. Non potevo fisicamente restare seduto lì a suonare ancora a lungo con tutta quella voglia di vomitare e le mani che mi tremavano.

Il silenzio riempì la stanza, lo stomaco mi si ribaltava mentre aspettavo una risposta. La testa mi girava mentre pensavo a Beth, il cuore impazziva. Non volevo farlo incazzare, volevo solo andare a dormire e dimenticare tutto.

Lo sentii alzarsi dalla sedia e davvero lentamente avvicinarsi nelle sue scarpe lucide. Ogni volta che si avvicinava, il mio intero corpo era teso. Ero così nervoso quando era in mia prossimità.

Posò una mano sulla mia nuca, sospirando. Chiusi gli occhi al contatto, tenendo la testa bassa mentre lui restava alto dietro di me.

"È per Bethany?" Disse con tono calmo, uno a cui non ero abituato.

Respirai, non sapendo cosa dire. Non sapeva nulla di quello che era successo tra di noi la notte prima, ero troppo spaventato per dirglielo. Non gli andava bene che frequentassi una ragazza, specialmente sapendo che sarei potuto essere intimo con lei prima del matrimonio.

"Già." Ingurgitai, la sua grande mano restò sulla mia nuca.

"E cosa è successo?" Continuò come se gli interessasse, continuando a sembrare calmo. Non ero abituato a quel tono dolce da parte sua.

Duplicity •Traduzione•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora