Zadra strepitava nella radura correndo verso Lena. Come sempre, le due si erano cacciate nei guai ed erano sporche di fango fino alla punta dei capelli.
Morrigan aveva permesso loro di andare per boschi a tirare con l'arco. Dopo aver schioccato loro un bacio in fronte, le aveva lasciate andare.
Insediarsi nella riserva dell'Ovest era stato complicato: i continui sgarri della popolazioni dei Legnaiuoli, che non avevano intenzione di convivere pacificamente con loro, la stremavano.
Al passaggio della lunga carovana di donne che migravano, molti tagliaboschi avevano sputato loro contro e Morrigan aveva dovuto trattenere con la forza le sorelle più riottose.
Quel pomeriggio, nella casa sull'albero che era stata approntata da poco per ospitare lei, Zadra e Lena, Morrigan si immerse nei progetti di costruzione per covi sicuri e in altezza. Fino a quel momento le Venti, le giovani e le poche bambine dividevano gli spazi su carrozzoni e tende improvvisate di fogliame.
La sorella maggiore doveva ricevere di lì a poco una delegazione del popolo dei Legnaiuoli: di notte venivano tormentate dai loro fuochi, accesi per cercare di allontanarle. Quando le incrociavano, perché si erano perse o esploravano la zona in cerca di provviste, le rincorrevano inveendo contro di loro con furia. Tutta quell'acredine doveva finire.
«Ma noi abbiamo questo...» disse parlando a sé stessa e tamburellando con la mano sul tavolo, come volesse prepararsi all'incontro.
Sfiorò l'editto firmato da re Cristen, infilato nell'anello-salvacondotto, che permetteva loro di vivere recluse entro i confini di una riserva, in territori non rivendicati dai popoli dell'Ovest e, pertanto, di regia competenza. Ripensò al mese precedente. Furono la carta e l'inchiostro nero che aveva di fronte a rammentarle come aveva ottenuto quella concessione.
Il re, subito dopo la cerimonia del nodo di fronte alle delegazioni di ogni regno, le aveva permesso di partire. Anzi, aveva insistito inviando un messo per caldeggiare la partenza sua e di Zadra.
Ancora una volta Morrigan era in possesso di una concessione con la quale si sarebbe allontanata da lui.
Amarantha non si era presentata per salutare né lei né Zadra. Morrigan ebbe di che pensare riguardo la sorte di una delle sorelle a cui maggiormente era stata legata.
Amy, secondo lei, risultava essere una delle più fragili tra loro e difficilmente era pronta a guidare l'impero dei vichinghi. L'aveva sempre immaginata lontana da quel mondo violento, colmo di patimento e sofferenze. Quando erano arrivati i vichinghi e l'albino l'aveva requisita e strappata dalla sua casa, a Morrigan era parsa indifesa. E, invece, Amy aveva sepolto l'albino senza batter ciglio e non aveva mostrato alcun ripensamento. Morrigan dubitava che Amy potesse essere in grado di resistere al Tism ed era rimasta stranamente colpita dall'atteggiamento che aveva tenuto durante la cerimonia del nodo, avvenuta sul balcone del Tism.
Appagata, candidamente rapita dai gesti di Cristen che l'avevano indotta a piegarsi di fronte a lui e a ricevere il nastro d'oro da infilare tra i capelli, Amy si era lasciata sfuggire un bagliore inquietante negli occhi, mentre veniva "marchiata" alla maniera vichinga.
I suoi pensieri furono interrotti da alcune voci dabbasso: era forse la delegazione dell'Ovest?
Scese con agilità le scalette di corda lungo il fusto del larice e si presentò a due delle sorelle dabbasso che erano accorse da lei trafelate.
«Morrigan! Un contastorie, presto, vieni!»
Le due la trascinarono verso un gruppo di amazzoni che si affollavano attorno a un cavaliere. Quest'ultimo si faceva strada tra loro intonando versi scanzonati che inducevano le ragazze a schiamazzare.
«Ora basta! Che succede, qui!» intervenne severa Morrigan.
La preoccupazione per gli incontri che avrebbe dovuto tenere con i Legnaiuoli la rendeva nervosa e non incline a ridere delle gesta dei Grigi messe in rima.
«Il contastorie chiede un soldo per cantare del Tism» gridò una delle amazzoni.
«Sorella maggiore, ti prego, concedici questo svago!» supplicò una seconda.
«Sì! Sì!» dissero in coro le più giovani.
Morrigan iniziò a scuotere la testa infastidita. «Non sprecherò un soldo per sentir parlare della guerra tra vichinghi e Nebbia» dichiarò severa. «L'abbiamo vissuta sulla nostra pelle: bambine mie finireste per tornarvene alle vostre faccende con un peso sullo stomaco. Ti daremo dell'acqua, contastorie, poiché non abbiamo altro da donarti. Poi, potrai ripartire per raggiungere chi ti ha chiamato. Non fare parola con anima viva rispetto al luogo dove ci hai trovato. La nostra situazione è scomoda e precaria.»
L'uomo era alto, aveva una folta capigliatura che sfuggiva in ogni direzione e aveva l'aria trasognata di chi non vive completamente sulla terra.
«Precarissima, direi» intonò lui, e iniziò ad allargare le mani facendo una piroetta. «Vita incertissima soprattutto dopo ciò che vengo a cantare» continuò.
«Che intendi dire?» chiese Morrigan, dubbiosa.
«Un soldo per la mia canzone sul Tism» ribadì lui aprendo la mano che era composta da sole quattro dita.
Morrigan rabbrividì all'istante e si ritrasse.
«Un soldo per conoscere il destino di voi tutte.»
«È tuo dovere informare, contastorie. Smettila di cincischiare e parla! Sei stato mandato qui per noi?»
«Mio è il dovere di sopravvivere, amazzone dell'Abbazia» recitò facendo una seconda piroetta e inchinandosi.
«Sei un giullare che non è credibile. Le parole che diresti sarebbero utili solo al tuo tornaconto personale o a quello di chi ti manda.»
Egli iniziò a ridere e quella risata contagiò tutte.
«Morr, ti prego. Le ragazze ne hanno bisogno. Potrebbe essere qualcosa di importante!»
Era una delle Venti che parlava e lei non poteva non tenerne conto.
«E sia...» disse, e alzò gli occhi al cielo. «Racconterà cose che vi faranno pentire di averle volute sentire» concluse nervosamente, anche se qualcosa in lei le suggeriva quanto fosse imperativo avere notizie dall'Oltreconfine, conoscere cosa stava accadendo in quella parte di mondo.
Il cavaliere accettò di buon grado il soldo che la borsa di Morrigan gli elargì. Poi, come fosse un giocattolo magico, iniziò ad animarsi e a muoversi senza avere una direzione. Il corpo di lui si dilatò, si deformò e divenne non più uomo, ma luogo. Si dissolse e divenne immagine, non chiara alla vista, ma fuligginosa come i pensieri.
Il contastorie si trasformò in racconto e si palesò di fronte alle ragazze nelle sembianze sfocate di una di loro, una che le amazzoni conoscevano bene. Egli aveva iniziato a cantare di Amarantha.
Una voce fuori dal campo visivo recitava, mentre le donne vedevano scorrere loro innanzi un'immagine, un pensiero. Amarantha si trovava nel corridoio del Tism, immersa nelle cangianti vesti azzurre da regina dei Vichinghi. Era immobile, eppure sembrava muoversi. Come il pensiero era lenta e al tempo stesso veloce.
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L'amazzone e il vichingo
Fantasy"Morrigan capì le loro intenzioni solo quando il re si avvicinò a lei, le prese la spalla, le strappò via la manica e le racchiuse il bicipite dentro un anello dorato. Si dimenò, tentò di scostarsi, ma erano in due a tenerla ferma e, ben presto, il...