La portò dentro e iniziò a legarla.
«Il mio nodo» sussurrò lei, mentre il re armeggiava con le corde vichinghe. «Dovresti rifarmelo.»
Morrigan aveva assunto un atteggiamento stanco, ma allo stesso tempo fermo. Si scoprì piuttosto persuasiva.
«Perché?» domandò lui senza fermarsi prendendole i polsi con una sola mano.
Lei non rispose, lo fissò truce.
«Abbassa la testa» ordinò lui.
«Non qui, nella tua tenda» rispose lei. «Non lasciarmi qui, ti prego.»
Ma quella preghiera la fece senza guardarlo, con un velo di pudicizia che le attraversava il viso.
«Cosa ti fa pensare che meriti di condividere i miei spazi?» E Cristen si interruppe scrutandola come se non la capisse.
«Forse perché sono tua moglie?» e fiamma d'ardore si accese nei suoi occhi.
Cristen soppesò tali parole e fece una smorfia.
«Sono prigioniera, lo comprendo. E non posso non cercare di difendere il mio regno, tu faresti lo stesso, Cristen dei vichinghi. Ma nessuna regina può essere ospitata in questa prigione» e allargò le braccia invitandolo a contemplare la tenda fatta di tessuti logori.
«L'amazzone è scontenta...» dichiarò ironico Cristen.
«Lascia che dorma da te e rifammi il nodo» continuò lei decisa.
Il re scosse la testa in un misto di divertimento e incredulità. Quella donna aveva appena tentato di sovvertire l'ordine del suo esercito e ora chiedeva di avere il nodo, simbolo per eccellenza di sottomissione. Sapeva che l'amazzone lo stava raggirando, eppure non riusciva a non essere affascinato dal volto candido e dai capelli scompigliati di lei. A Cristen sembrarono i boschi notturni della Valle.
Ci pensò su, poi la prese per il braccio e la attirò fuori conducendola verso la tenda reale.
Furono di nuovo all'interno.
Cristen la lasciò andare e, incapace di figurarsi cosa sarebbe accaduto, iniziò a levarsi le armi di dosso.
Morrigan si massaggiò le braccia e si aggirò incerta per la tenda.
Entrambi erano a disagio. Si trattava di quella sensazione che coglie due sconosciuti quando debbono condividere uno spazio ristretto.
L'amazzone guardò il re di sottecchi mentre si sciacquava il viso e si scioglieva i capelli. Tante piccole gocce d'acqua gli percorsero la mascella per scivolare via verso la camicia bianca di lino e la giubba marrone.
Non appena si voltò, lei cambiò punto di riferimento e si mise a guardare a terra.
Cristen si fermò possente in mezzo alla tenda ravvivando le torce che rischiaravano i candidi teli.
A quel punto l'amazzone gli si avvicinò con solennità e si inginocchiò innanzi a lui.
Il re le infilò le mani tra i capelli incerto, come se quel gesto che già aveva fatto in passato fosse cosa nuova.
La sensazione che provò Morrigan fu stranamente positiva. Sentì che lui le tendeva le ciocche nervosamente e che mentre le faceva il nodo le sfiorava lo scalpo con metodo. Godette di quell'operazione che in passato era stata violenta e invasiva.
Si rese conto di essere nella giusta disposizione d'animo per ciò che intendeva fare.
Cristen concluse il nodo percorrendole con un dito la guancia e alzandole il mento in modo da osservare il risultato. I due si sfiorarono con lo sguardo per pochi secondi, poi tornarono a rivolgerlo altrove.
STAI LEGGENDO
L'amazzone e il vichingo
Fantasía"Morrigan capì le loro intenzioni solo quando il re si avvicinò a lei, le prese la spalla, le strappò via la manica e le racchiuse il bicipite dentro un anello dorato. Si dimenò, tentò di scostarsi, ma erano in due a tenerla ferma e, ben presto, il...