Matrimonio vichingo

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«Sei impazzita?» sbottò il re, avventandosi su di lei. Le afferrò le guance tra le mani e la spinse con la schiena contro il muro di pietra che dava sul vuoto.

«Non posso più accettare il nodo pubblicamente, Cristen. Sono la tua regina, non la loro. Tu l'hai detto al sinedrio!»

«Cosa vuoi dire?» latrò lui in un misto di rabbia e indignazione.

«Ora mi abbasserò ai tuoi piedi in segno di rispetto, mio re, e sì, sarò tua. Ma non mi umilierai di fronte ai popoli, non accetterò di ricevere da te il simbolo della sottomissione!» gli disse.

E così fece.

Si divincolò da Cristen e il popolo la vide scomparire sotto di lui.

I tumulti si arrestarono.

Cristen era sconcertato, ma doveva riprendere in mano la situazione. Come era abituato a fare, riprese il controllo e con un gesto riuscì a zittire la folla.

Morrigan avvertì la mano di lui che le sfiorava il capo.

«Morrigan dell'Abbazia, sorella maggiore delle Amazzoni, regina consorte dei vichinghi. Ora sei mia moglie. Qualsiasi ferita ti verrà inflitta verrà inflitta a me» recitò con sapienza, solo una leggera nota di preoccupazione nella voce lo tradiva. «Ogni notte, la trascorrerai con me; ciascuna battaglia, la combatterai al mio fianco; qualsiasi dolore, sarà anche mio. Poiché questo è il volere degli antenati e degli dèi che parlano attraverso la profezia.»

Tolse le dita dai capelli di lei, inchinata lì di fronte, prese dalla teca la pergamena con la profezia e la gettò nel fuoco.

Il popolo, gli eserciti, gli uomini si scatenarono in una sequela di fischi, urla, applausi. I soldati, arrabbiati e costretti a partecipare a una cerimonia per loro insensata dopo aver fatto un lungo viaggio, furono finalmente liberi di festeggiare.

Cristen parlò ancora. «Che il giubilo matrimoniale abbia inizio.»

E i vichinghi sotto di lui presero le torce e accesero grandi falò che avrebbero accompagnato la notte. Le urla si tramutarono in canti stonati, i boccali traboccarono di vino, i fuochi accolsero la cacciagione e gli uomini si prepararono a ballare, fare a botte, ubriacarsi.

«Non avresti dovuto farlo, Morrigan.»

Cristen le parlava in una stanza preparata appositamente per la coppia reale. Anche se la prima notte, loro, l'avevano già trascorsa assieme quattro anni prima.

Morrigan lo osservò implacabilmente. Si sfilò la cappa e rimase vestita solo della leggera veste bianca che le cadeva sulle forme sensuali.

«Sentili... A loro non importa...» spiegò lei indicando il rumore che proveniva da fuori: un numero imprecisato di uomini si votava alla frenesia della notte.

«A me importa... Il nodo è simbolo di antico voto matrimoniale!» spiegò Cristen, togliendo il mantello reale e lanciandolo con rabbia su uno scranno. Si calmò notando il fastoso letto a baldacchino, portato all'Abbazia da chissà dove e decorato con tendaggi verdeoro. Le lenzuola apparivano lussuose e sicuramente provenivano da Oltremare.

Morrigan inclinò il capo accennando un sorriso. «Accetterò il nodo alle mie condizioni, Cristen dei vichinghi» sussurrò, ammaliandolo.

«La nostra situazione è precaria, sei stata imprudente là fuori...»

«Alle mie condizioni, vichingo...» continuò lei, portandosi una mano al petto.

Questo gesto frenò l'impeto di Cristen che si fermò a distanza per giudicarla. La rabbia si stava tramutando in malizia.

Morrigan percorse con le dita affusolate i bottoncini dell'abito e li aprì. Poi fece scivolare la veste lungo la schiena e i fianchi. Cadde ai suoi piedi.

Una tunica di velo trasparente metteva in risalto le sue nudità, del tutto visibili agli occhi di Cristen.

«Non usare questi mezzucci» disse lui, digrignando i denti. Era rabbia o desiderio che lo infiammava?

«Chiami "mezzuccio" l'anticamera della nostra prima notte coniugale?» domandò lei argutamente. Poi fece qualche passo avanti e si chinò ai suoi piedi. «Ora puoi farmi il nodo, poiché mi darà piacere riceverlo» spiegò, abbassando il capo mentre si inginocchiava davanti a lui.

Cristen indugiò sul nastro dorato tra i capelli che si era allacciata da sola in una treccia mal riuscita.

Sospirò.

«Sei pazza, Morrigan dell'Abbazia...» concluse, alzando gli occhi al cielo. Poi calò la mano sullo scalpo di lei.


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