Fredda notte

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Era stata la sorella a dirle che i vichinghi non mentivano mai e, quindi, doveva essere plausibile, se non irrimediabilmente vero, che Bethesda si fosse lanciata giù dall'Abbazia di propria volontà.

Cristen le aveva appena confessato di essere vergine, perciò diceva il vero anche sulla morte della regina e sorella maggiore delle amazzoni.

«Dunque hai deciso che dormirai lontano da me e congelerai per seguire le orme di Bethesda...» dichiarò lui, quasi leggendole nel pensiero.

Morrigan, spinta dal disgusto per il suicidio di Beth, si arrischiò ad avvicinarsi, si sedette sul giaciglio e infine si stese accanto a lui.

Cristen allungò la mano e spense la candela con le dita. Poi si rigirò tra le coltri e la ignorò del tutto, addormentandosi all'istante.

Fu lei a non trovare pace, non solo per gli accadimenti che erano occorsi nelle ultime terribili ore, ma anche e soprattutto per il gelo. La tormenta di neve aumentò i suoi dolori.

Non aveva freddo: era letteralmente fredda. Avvertì il formicolio nei piedi e comprese che la tunica leggera di lino non l'avrebbe di certo protetta dagli spifferi che filtravano da ogni dove in quella dannata tenda.

Si coprì le orecchie con la pelliccia e, sfiorandosi le labbra, capì che non avrebbe superato la notte.

Il dolore delle contusioni e delle ferite di guerra le sembrò nulla in confronto al gelo che l'attanagliava.

All'Abbazia, in serate come quella, i camini delle grandi sale erano riscaldati e le vasche erano ricolme d'acqua bollente per inumidire la pelle e per evitare alle bambine la tosse. L'aria era sempre pregna di eucalipto e menta e se faceva tanto, troppo freddo, tutte si facevano un bagno nella grande sala delle abluzioni, che non aveva pavimento, bensì acqua e acqua per tutto il perimetro, riscaldato da un grande fuoco nei sotterranei.

Morrigan si rannicchiò, si chiuse, si arrotolò. Non servì, pensava solo e unicamente al gelo.

Decise di svegliarlo, anche se era notte fonda, anche se era suo nemico.

«Ho freddo» balbettò tremante dopo averlo scosso. Posò la mano sulla grossa spalla che si mosse subito al suo tocco. Aveva il sonno molto leggero, il re. Morrigan capì che era abituato a dormire come chi teme di non svegliarsi più.

«Il fuoco...»

«Niente fuoco, Morrigan» disse lui scandendone il nome con voce sonnolenta e accento del nord.

Poi la afferrò per il bracciale che le aveva chiuso attorno al bicipite ore prima e l'attirò a sé.

Lei protestò, ma era talmente intirizzita da non riuscire a reagire. Inoltre, sfiorando la sua pelle avvertì un calore che le parve salvifico.

Lui non la strinse e nemmeno l'abbracciò. Si voltò dall'altra parte e i due rimasero a contatto solo con le loro schiene.

Alla sorella maggiore delle amazzoni ciò bastò per non morire congelata durante la prima notte nell'accampamento dei vichinghi.


L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora