Ritorno alla Fonte

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Furono accerchiate da divise rimaste indelebili nella mente di Morr: gli inseguitori erano vichinghi.

«Fetri ute reberm!» gridò uno di loro, mentre Morr stringeva a sé Zadra.

Lena, come le era stato insegnato, si mise spalla contro spalla alla sorella maggiore assumendo una posizione da combattente.

«Amazzoni?» domandò uno dei vichinghi parlando la lingua comune dei regni.

Morr si guardò attorno spaventata, in cerca di una via di fuga. Era impossibile scappare poiché i quattro cavalli incombevano da ogni lato.

«Reberm gret, Koenig!» disse un altro.

Uno dei vichinghi sfoderò la spada e la puntò verso Morrigan. La piccola Zadra non la smetteva di dimenarsi per la paura. L'amazzone temette per lei, doveva proteggere le bambine! Era obbligata a tenere al sicuro le sorelle più piccole, quella volta!

Fece l'unica cosa possibile.

Si infilò con foga la mano tra i capelli neri tra le trecce sulla sommità della nuca.

Agitata e tremante riuscì a sfilare un oggetto dai capelli e a mostrarlo trionfante nella mano aperta e rivolta ai vichinghi.

«È del vostro re! Mi ha accordato la libertà! Andate oltre e lasciateci in pace!» dichiarò tenendo alto tra indice e pollice un anello d'argento intarsiato di simboli.

Uno dei vichinghi ridacchiò, un altro sputò a terra.

«Siete o non siete amazzoni?» domandò il primo.

«Certo che lo siamo, idiota! Quante donne credi siano rimaste qui, se non quelle che sono scappate dall'Abbazia anni fa?»

L'altro soggetto aggrottò la fronte come chi cerca di afferrare un discorso complesso.

«Questo è un salvacondotto!» ribatté lei continuando a mostrare l'anello che intrecciava ogni giorno ai capelli. Negli ultimi tempi era stata più un'abitudine che una vera necessità, ora si ricredette.

«Ha ragione...»

Il quinto cavaliere avanzò sul suo cavallo bianco e si inframmezzò ai quattro che tenevano le amazzoni sotto scacco.

Morrigan avvertì che lo stomaco le si contraeva, il collo si irrigidiva e i brividi le attraversavano l'intero corpo.

Cristen, re dei vichinghi, era di fronte a lei.

Non più in sogno, nei ricordi o nella propria immaginazione: Cristen era proprio lì.

Lo guardò sbalordita, dimenticandosi per un momento dei singhiozzi di Zadra e della schiena di Lena che si attaccava alla sua, in ansia.

Cristen non sembrava cambiato, se si eccettuavano due nuove cicatrici sul volto che parevano abbastanza fresche, e se non si considerava la stazza che era imponente, ma meno smagliante di quanto lei ricordasse.

«Quello, in effetti, era mio, un tempo...» Scese da cavallo e fece cenno agli uomini di abbassare le armi. «Lo diedi a un'amazzone, perché avesse la vita salva se fosse stata fermata nella sua fuga a ovest o verso le Alte Valli» spiegò, arrestandosi di fronte al terzetto impaurito. «Non pensavo di rivederlo. Morrigan dell'Abbazia...» sussurrò osservandola con voracità.

Morrigan strinse Zadra al petto e prese Lena per il polso in modo da dimostrare che era a capo di quella piccola spedizione.

«Siamo... Di passaggio» tentò di dire lei.

«Ah... Vi chiedevate se fossero amazzoni, uomini? Ebbene, lo sono.»

Morrigan sentì che qualcosa era cambiato in lui, rispetto a come lo ricordava. Non era freddo e misurato, sembrava piuttosto sul punto di scoppiare da un momento all'altro e pareva arginare con difficoltà quello stato di insofferenza con risate inquietanti.

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora