Le fece scivolare i piedi scalzi sul ghiaccio e sul nevischio fino a un fiume.
Lei ne sentì con chiarezza il gloglottio sotto lo strato pesante di gelo e solo a quel punto venne lasciata andare e cadde sprofondando nel pallore del bosco.
Lui la fissava con intensità mentre si toglieva la veste sporca di sangue e lacerata dalla battaglia, i calzari e i calzoni imbrattati di terriccio. Era come se, mentre si mostrava a lei nudo alla luce di poche fiaccole posizionate alle estremità del campo vichingo, volesse esibirle prestanza e forza, le armi che avevano distrutto l'Abbazia, e l'intelligenza che aveva schiacciato lei e le sue sorelle a una a una sotto il peso di un conflitto su più fronti. Io vi ho conquistate, amazzoni, pareva dire, nonostante rimanesse in assoluto silenzio.
Era il suo turno.
Non servì a nulla protestare. Le mani di lui le stracciarono via gli abiti da combattimento, le tolsero la fodera vuota del pugnale, chissà dove l'aveva perso, non lo ricordava, e le tirarono i capelli lunghi e attorcigliati a causa del furore del combattimento da poco conclusosi. Ciò che le servì per avere notizie della Valle fu chiedere ancora una volta della sorella maggiore.
Questa volta lui rispose. Purtroppo, lo fece.
«Bethesda» ringhiò di nuovo Morrigan, scoperta del tutto, mentre tentava di proteggersi come poteva con le mani. Con difficoltà si nascondeva agli occhi dell'usurpatore vichingo.
La fiammella delle torce le dipinse sul viso uno sguardo fiero che sembrava rispondere alle parole inespresse di lui: «Hai il mio regno, non hai me.»
«Betshedadet crefit gerake» rispose lui.
Morrigan comprendeva poco di quell'idioma e, anche se avesse capito, non avrebbe voluto credergli. Pertanto glielo chiese di nuovo mentre lui, grosso e nervoso, la prendeva per il braccio e la spingeva nell'acqua gelida del fiume raggiungendo un paio di grandi sassi.
«Dov'è Bethesda!» latrò lei, scuotendosi dalla presa del carceriere, ma rimanendo seduta sulla roccia. Non aveva più alcuna voglia di coprirsi le vergogne.
«È morta, lo sai» disse lui con una pronuncia quasi perfetta e facendo fuoriuscire dalla bocca uno sbuffo di vapore caldo nel gelo della notte.
Lei se lo aspettava, era ovvio che fosse così, ma voleva averne conferma. Digrignò i denti e ricacciò indietro le lacrime.
A quel punto il vichingo iniziò le abluzioni.
Tenendo fisso il fiero sguardo su di lei e sul bracciale della prigionia, il vichingo si immerse fino alla vita e si portò un catino sul capo versandosi l'acqua sul viso.
Ondate di brividi scossero Morrigan, poiché sapeva a cosa stava andando incontro: presto sarebbe stato il suo turno, e, già, non avvertiva più i piedi. Troppo era il freddo che pativa, rannicchiata su quello spuntone di roccia appresso al fiume.
Il vichingo uscì dall'acqua e si posizionò di fronte a lei. Morrigan ebbe, così, una chiara visione delle sue parti basse: scostò la testa di lato.
Lui avvinghiò il bracciale e lo sentì ancora tiepido ben sapendo che si sarebbe raffreddato nel giro di pochi minuti. Quindi la spinse verso l'acqua nel tentativo di vincere ogni sua resistenza. Le calò una mano alla base del collo e la spinse giù e ancora più giù sotto di lui. La costrinse a sedersi in una parte dove l'acqua era bassa, dopodiché prese la spazzola con le setole fini che aveva usato poco prima per sé, si mise dietro di lei, la forzò ad abbassare la nuca e iniziò a passargliela sulla schiena.
Le setole erano ruvide, rigavano la pelle diafana di lei che iniziò a tremare sotto le poco gentili mani del vichingo.
Lui continuò a strofinarla per bene lungo la schiena, giunse ai glutei e poi si posizionò di fronte per guardarle i piedi e le gambe martoriate da contusioni e ferite. Attese che l'acqua si portasse via il sangue della battaglia che ancora aveva addosso e iniziò a grattare la pelle anche lì. Era molto concentrato, assolutamente ligio ai propri doveri.
Quando giunse al seno, lo vide sensibile a causa del freddo. Non la guardò con insolenza, bensì continuò a scrutare i lembi di pelle da pulire e iniziò a spazzolarle anche quella zona.
Morrigan aveva i pugni chiusi ed era raggelata dal freddo, quasi non riusciva a muoversi a causa della stanchezza e dalla rabbia. Nonostante ciò, prese forza e gli spinse via le mani.
«Come mai ne hai due?» domandò lui senza fissarla negli occhi.
Lei non rispose, anche se aveva capito benissimo.
«Una me la taglierò e la seppellirò col tuo cadavere» rispose in un sussurro malefico.
Il vichingo rimase impassibile e iniziò a sfregarle il ventre con dovizia.
Le voci affermavano che le amazzoni usassero tagliarsi una mammella per poter meglio fissare le armi alla schiena e per non avere impedimenti nel tiro con l'arco. Erano tutte dicerie che le donne del mondo alimentavano nella speranza di apparire più temibili e più difficili da attaccare.
Infine, il vichingo la issò in piedi di fronte a sé, la costrinse ad allargare le gambe e le gettò un catino d'acqua fredda addosso.
L'abluzioneera dunque completata.
*Bagni purificatori caratteristici di molte religioni.
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L'amazzone e il vichingo
Fantasy"Morrigan capì le loro intenzioni solo quando il re si avvicinò a lei, le prese la spalla, le strappò via la manica e le racchiuse il bicipite dentro un anello dorato. Si dimenò, tentò di scostarsi, ma erano in due a tenerla ferma e, ben presto, il...