La mia donna

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Cristen non conosceva tutti i dettagli, ma ragionava con la spada sguainata. Su di lui il ghigno di chi fa molta fatica ad avanzare e la consapevolezza di essere in inferiorità numerica.

Gli Scuri, con le informazioni che Morrigan aveva dato loro, avevano radunato molti più uomini e ora i vichinghi soffrivano.

Cristen vedeva a fatica e non avrebbe potuto dire come imperversava la battaglia o a favore di chi pendeva la sorte. Ebbe l'impressione di sentirsi meno oppresso, a mano a mano che gli Scuri venivano abbattuti e si accorse che la nebbia si diradava. Si rallegrò della propria avvedutezza in quella circostanza: aveva chiesto a degli squadroni di aspettarlo fuori e, di sicuro, questi sarebbero intervenuti in soccorso.

Trascorse mezz'ora prima che la forza vichinga si dispiegasse in toto, e finalmente l'aria si fece respirabile e trasparente.

Le amazzoni rimanevano ancora imbattute. Qualcuna di loro era stremata e sanguinante, ma tutte sembravano ancora in grado di resistere.

Il re cercò Morrigan tra la folla e la vide ingaggiare battaglia con uno dei suoi, che era alto il doppio di lei. Era veloce, aggraziata, ferma. Lo aggirava e lo intontiva con mosse e fendenti veloci.

Il re scattò verso di lei, senza sapere cosa lo muovesse.

Gridò forte e questo lo rivelò agli occhi di lei, che saettò all'indietro e corse verso la parete della sala. Morrigan si fece rincorrere per qualche minuto, dopodiché scartò sperando che l'avversario si schiantasse contro il muro. Questa tecnica non funzionò e il re le indirizzò la spada così vicina alla schiena che Morrigan ebbe davvero paura di venire colpita.

L'amazzone si introdusse in una saletta laterale e più piccola. Era uno spazio riservato alla lettura, stipato di testi e ingombro di sofà e cuscini. Quasi incespicò, ma si voltò e realizzò di trovarsi sola assieme al suo aguzzino. Alzò la spada e si mise in guardia, pronta a sfidarlo.

Vide il re gonfiarsi, non dalla fatica, bensì dalla rabbia. Il duello ebbe iniziò e i due girarono in tondo per la stanza scontrando le lame che accendevano scintille. Tra loro si udirono solo ansimi e grida di rabbia.

«Mia moglie, la mia donna...» latrò lui a bassa voce, mentre le lanciava una scarica di fendenti da cui lei si ritirò con agilità.

«Sei talmente ottuso, re dei vichinghi» disse Morrigan, ridendogli in faccia. «Talmente radicato nei tuoi schemi.»

I due si scontrarono prima di riprendere a parlare.

«Ti sei concessa a me nell'inganno!» proseguì Cristen, sudato e con la sicurezza di vincere quell'incontro. Grugnì per lo sforzo e le ferì la pelle, poco sopra il bracciale della schiavitù vichinga.

«È un'arte che andrebbe affinata tra le mie sorelle. Sei stato così stupido, Cristen. Te lo dissi la prima notte: noi amazzoni ci amiamo tra noi. Impariamo a concederci per salvarci la vita, o per vincere le guerre, in questo caso...»

«Taci! Sei la vergogna del creato!» urlò lui, perdendo il controllo.

A Morrigan tale reazione piacque. Allo stesso tempo, Cristen mise più foga negli attacchi e lei si trovò confinata al fondo della stanzetta con poca possibilità di manovra.

Aggrottò la fronte e cacciò un grido mentre si avventava su di lui, saltava via con un balzo e rideva sguaiatamente. L'amazzone dava le spalle alla porta e sembrò avere la meglio su di lui.

Cristen prese fiato, si drizzò in piedi e alzò la spada. Era perfettamente padrone di sé e decise di combattere Diplomazia con quelle stesse carte. Lanciò a terra la spada e aprì le grandi braccia attorniate da borchie appuntite, sporche e piene di tagli.

«Uccidimi, amazzone» invocò lui.

Morrigan s'arrestò di colpo e rimase impietrita. Non s'aspettava una svolta di quel genere da parte sua.

«Uccidimi, Morrigan dell'Abbazia» continuò Cristen, avvicinandosi a grandi passi a lei e alla sua spada sguainata che si alzava e abbassava.

Lei gridò, ma non caricò il colpo.

«Mi hai ingannato, mi hai reso un burattino nelle tue mani. Uccidimi, o subirai una sorte peggiore non appena la Nebbia sarà sconfitta.»

«La Nebbia vincerà e solo allora io morrò» rispose lei, rabbiosa. I capelli neri le ricadevano a cascata sulle spalle giù quasi fino alle natiche.

«Uccidimi ora, Morrigan, o il tuo destino sarà peggiore della morte...» mormorò, in preda al rancore più assoluto, il vichingo che si avvicinava alla punta della spada e la prendeva con le mani.

I palmi si racchiusero attorno alla lama, Morrigan indietreggiò ferendolo e lunghe strisce rosse si aprirono nei suoi palmi e tra dita.

Lei tentennò, brandiva la spada e non sapeva come comportarsi.

«Raccogli la tua arma e combatti, cane!» gli urlò contro. «Dov'è il tuo onore?»

Cristen aveva capito che era turbata e che mai si sarebbe aspettata un gesto del genere da parte sua. «Morrigan, Morrigan, Morrigan...» disse, con fare paternalistico.

L'amazzone fu colta di sorpresa. Dalla porta erano sciamati cinque uomini, uno dei quali si era avvicinato a lei da dietro. Con un colpo secco le mise le braccia attorno al torace e la imprigionò.

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora