Flama

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Cristen tornò con la mente a Morrigan, dopo aver congedato gli uomini e aver fatto ritorno alla tenda reale. Il fatto di saperla viva aveva acceso in lui una fiamma ardente che lo stava consumando e che risucchiava ogni sua attenzione. La volontà di riaverla, di farla sua, di vendicarsi per il torto subìto come sovrano e come vichingo lo induceva a figurarsela in continuazione, con una foga che non ebbe pari per le successive notti.

Erano, le amazzoni, in grado di stregare fino a tal punto? Poteva, il desiderio, esser così accentuato da offuscargli i pensieri e renderlo preda di continue ossessioni che la riguardavano?

Morrigan era sopravvissuta nuda, al gelo, ferita, stremata. Che razza di creatura si era lasciato sfuggire? Ella era degna moglie di un re, se ne convinceva sempre più e la smania con cui la cercava, mentre da lontano cacciava gli occhi verso l'Abbazia, lo convinse, infine, a partire.

I generali avevano ragione su di lui? Era terribilmente accecato dal fascino di una donna, tanto da abbandonare il campo, di notte, per raggiungerla?

Non era proprio così.

Cristen l'avrebbe riottenuta e avrebbe, in questo modo, privato le amazzoni della loro sorella maggiore. Non dubitava che le anziane avrebbero resistito anche senza di lei, ma il re voleva indurre Morrigan a capitolare, tenendola in ostaggio. A quel punto le amazzoni si sarebbero decise: lasciare al proprio destino Morrigan, oppure rivoltarsi contro gli Scuri e fornire preziosi dettagli sulle loro postazioni nella Valle?

Ancora una volta attaccare l'Abbazia avrebbe portato alla vittoria i vichinghi. Bastava agire con segretezza, e, per segretezza, lui intendeva agire da solo, in una notte di tempesta.

La bufera di neve era in arrivo.

Cristen montò a cavallo e si addentrò nella fitta boscaglia nella direzione dell'Abbazia. Gli Scuri erano temibili, ma, avvolti dalla coltre di nebbia, erano piuttosto vulnerabili se ci si avvicinava abbastanza, in solitaria e in silenzio. Il re dei vichinghi, con questo proposito, ricoprì gli zoccoli di Bfelth in modo che un rumore sordo e ovattato smorzasse il calpestio della bestia.

Una macchia silenziosa scivolò tra l'erba alta e umida della foresta, rischiarata solo dalla poca luce della luna che presto venne coperta da nubi minacciose.

In alcuni punti Cristen, non avendo una visione ottimale, stringeva la spada a due mani, pronto a colpire un eventuale attacco. Con cautela zigzagò lontano da lingue di nebbia che si spargevano dai bivacchi del nemico.

Mentre attraversava una radura notò una sorta di spettro avvicinarsi. Oltre la foschia si rivelò uno Scuro: un'ombra appena accennata, oblunga e aguzza. Era alto e minaccioso, e si spostava pigramente nella sua direzione.

Cristen si preparò all'attacco, ma lo vide sfilare via: con sollievo apprese di non essere stato visto. La sentinella della Nebbia strisciò lenta verso le alte mura dell'Abbazia e il re vichingo si accorse, finalmente, di esser giunto a destinazione.

Sapeva come entrare nella fortezza, aveva usato quel passaggio personalmente per introdurvisi durante la presa e il ratto delle amazzoni.

Poco fuori dalla fortezza amazzone che si stagliava massiccia contro il cielo nero e sotto una leggera cortina di neve era ubicato un pozzo antico, che probabilmente era servito all'Abbazia prima che l'acqua fosse resa disponibile al suo interno da collettori piovani sui tetti.

Oltre la fessura nel terreno, parte dei cunicoli che avrebbero portato alle miniere della Valle.

Cristen scese da cavallo e lo assicurò ad un albero vicino al pozzo, poi calpestò la brina ghiacciata verso il passaggio.

Con un ghigno di autocompiacimento dipinto sul volto, il re spostò qualche ramo di pino e si sistemò sopra, pronto a calarsi nel buio percorso che lo avrebbe portato alle segrete dell'Abbazia.

Accese una fiaccola e la lanciò verso il basso, poi discese aggrappandosi a rocce e terriccio umido. Con un salto, fu alla fine, dove si guardò attorno per capire quale fosse la direzione giusta. 

L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora