Salvacondotto

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«Voglio un salvacondotto per uscire dalla Valle» gli sussurrò all'orecchio.

«Lo avrai.»

«Lo voglio prima, adesso... Qualcosa di scritto e firmato da te...» continuò, attorcigliandosi una ciocca bionda attorno al dito.

Il re, con le mani impegnate per trattenerla, si sfilò dal pollice un anello d'argento intarsiato di antichi simboli. «Molti vichinghi non sanno leggere. Riconosceranno questo» disse, cedendole l'anello.

Morr lo prese e se lo legò a un laccio dell'abito bagnato. Poi si avvicinò per baciarlo.

«Non voglio i tuoi sordidi baci» disse Cristen, con voce bassa. Al contempo, la lussuria prendeva il sopravvento: la strinse e camminò nella piscina per un po' trascinandola con sé. Poi fece un cenno a Nore: gli bastò alzare la mano e il servitore se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

I seni di Morr erano visibili attraverso la veste leggera bagnata ed egli sentì che un impulso irresistibile gli fletteva il pensiero.

Non si trattenne, vagò verso la parete della stanza e la schiacciò sulla pietra fredda, abbassò le labbra sul suo petto e iniziò a esplorarla con la bocca.

Morrigan, che doveva mantenersi lucida, in quel momento fu invasa da una sensazione primitiva che le annebbiò la mente: non ricordava perché si trovasse tra le braccia del re. Per qualche istante, la fuga non risultò poi così importante.

Il vichingo affondò la testa su di lei, la staccò dalla parete portandola con sé. Aveva le sue gambe una su un fianco e una sull'altro e faceva un passo dopo l'altro sui gradini di pietra fino a che non furono per metà fuori e per metà dentro l'acqua.

A quel punto, l'adagiò sulle scale e le si gettò sopra avidamente.

Morr aveva i capelli neri bagnati che si appiccicavano al viso e alla veste: poggiava la testa sui gradini e osservava Cristen armeggiare con i bordi della sua tunica per alzargliela. Aprì le gambe per metà immerse in acqua e si preparò al suo arrivo.

Cristen ansimava e si contorceva. Con le ruvide mani le sfiorava il bacino mentre sfilava il vestito bagnato verso l'alto. Era agitato, del tutto diverso da come appariva di solito.

La scrutava famelico e rabbioso. Sembrava volesse ricoprirla di improperi.

Morr rimase quasi del tutto scoperta e attendeva.

Cristen le mise un palmo a mo' di coppa sulle guance che sembrava tremolare alla luce delle torce.

Morr sentì il suo peso che la schiacciava. I bordi degli scalini le si conficcarono in più punti nella schiena, eppure non sentiva dolore, solamente desiderio di averlo dentro di sé.

Lui si arrestò.

«Resta, Morrigan, resta con me» sussurrò roco, con occhi consapevoli e voce arrocchita dalla smania di averla.

Morrigan, stranita, aggrottò la fronte. Tornò ad addolcirla in modo particolarmente studiato. Si alzò di poco per abbracciarlo, e sussurrargli all'orecchio: «Starò con te, Cristen dei vichinghi. Avanti, ti sto aspettando» mormorò, in modo molto sensuale.

Cristen soffocò un grido e la respinse. Gli bastò una mano per piegarla indietro e per tornare nervoso e gonfio su di lei.

Morr ebbe paura. Suppose che il re si fosse invaghito di lei a tal punto da non accettare che se ne andasse. Era inondata da tremori di desiderio, poiché non poteva mentire al suo corpo che lo voleva, ed era anche in accordo con la sua mente, perché quello stratagemma l'avrebbe liberata.

Cristen la sorprese. Si scostò di lato, si sedette con la testa tra le mani e tornò ad alzare lo sguardo fieramente.

«Vattene...» disse, con un tono di voce talmente cupo da sembrare una minaccia di morte immediata.

Morrigan non comprese, si drizzò sullo scalino e lo osservò del tutto incredula.

«Vattene via...» ripeté. Era curvo e appariva come una roccia scalfita, scavata dall'acqua e intenta a rompersi.

«Il tuo prezzo è una notte» gli si rivolse Morrigan.

«Vattene!» ringhiò lui, voltandosi e sbraitandole in faccia.

Morrigan strisciò indietro, sempre più su. Alzò i piedi leggeri e di corsa salì tre o quattro gradini.

Cristen, meditabondo, sembrava davvero lo spettro di sé. L'amazzone tornò a guardarlo. Ripercorse il tratto che la divideva da lui e lo raggiunse: non sapeva cosa dire.

Il vichingo si alzò in uno scatto e sembrò sul punto di colpirla. Aprì le braccia e tornò a urlarle addosso: «Non tormentarmi! Sei libera di andare e hai l'anello. Nessuno ti fermerà!»

I due si osservarono, si immersero uno nell'anima dell'altra cercando di capire perché sentivano dolore entrambi.

«Non me ne andrò senza aver onorato il nostro accordo» insistette lei, testardamente.

«Se resti anche solo un minuto di più, non risponderò di me, Morrigan.» E si sporse avvolgendola col calore del suo fiato.

«Me ne andrò. Ma non adesso» e con un'energia che quasi sconvolse il vichingo, gli si gettò addosso per baciarlo, anzi, per strappargli un bacio, come già aveva fatto in passato.

L'amazzone fu violenta, passionale e ruvida. Gli forzò la bocca e si avvinghiò su di lui per farlo cadere nella propria rete.

Cristen rispose. Con una foga disperata e un'urgenza che non poteva più aspettare la tirò giù, tornò a scoprirla e le infilò le dita tra i capelli per reggerla mentre si impadroniva di lei.

«Sei pazza, Morrigan dell'Abbazia» le sussurrò, nel pieno dell'estasi che raggiunsero entrambi poco dopo.


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L'amazzone e il vichingoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora