«Il re dei vichinghi non ha avuto pietà per te» disse la voce nella sua testa.
L'amazzone aggrottò la fronte.
Lo Scuro allungò la mano nera con le dita nodose e le afferrò il bracciale. Quest'ultimo s'illuminò, divenne rovente. Morrigan soffocò un grido.
«Sei stata la nostra arma migliore, Morrigan» sussurrò la Nebbia.
L'amazzone ritrasse il braccio. Era pronta a rispondergli, a confessarsi, ma la bestia nera indietreggiò.
Un rumore. Qualcuno aprì la porta su per le scale e scese a grandi passi nelle segrete.
Morrigan tornò a imprimere forza alle sbarre.
«Cristen» sussurrò a denti stretti, quando lo vide ergersi nell'ombra poco fuori dalla cella.
Lui armeggiò con il chiavistello e lei si precipitò fuori ansimando. Si accostò alle sbarre e cercò di prendere fiato.
Il re era granitico, racchiuso in abiti da viaggio e armato di tutto punto.
«La Nebbia...» sussurrò lei con voce strozzata, indicando dentro la gabbia.
Cristen annuì.
«È prigioniera, non può fare del male a nessuno.»
«Metti fine alle mie sofferenze, vichingo!» lo pregò lei sull'orlo delle lacrime.
Cristen chiuse gli occhi dolorosamente. Le avrebbe rivelato il suo piano.
«Sono qui per questo: voglio andarmene. Lascerò il trono dei Tism, dei vichinghi. Ti porterò via e con noi verrà anche la bambina.»
Morrigan si morse le labbra.
«Non funziona, Morrigan. Il Berserkr non ha alcun potere in tua presenza. Se tu non sei con me io non trovo pace» continuò. «Lasciamo il Tism, fuggiamo ai confini del mondo. Imbarchiamoci per le Isole, Oltremare. Sono pronto a rinunciare alla corona, all'esercito, ai territori conquistati. Non m'importa più di nulla, voglio unicamente dividere le mie notti con te e i giorni con Zadra» disse lui, con un accenno di tremolio in gola.
«Ti prendi gioco di me, vichingo?»
«Non chiamarmi così!» sbottò lui, teso. Si avvicinò e la spinse contro le inferriate della cella afferrandole il capo con entrambe le mani, intrecciando le dita tra i suoi capelli neri liscissimi.
«Sono Cristen dei vichinghi, il tuo uomo, l'unico a te devoto. Lascio il regno, Morrigan. Scambio il mio destino per un'esistenza unita alla tua! Lo devo fare o impazzirò!»
Le possenti mani le spinsero la nuca e le piegarono il capo. Si fece sempre più vicino alla bocca e la guardò con una speranza viva, ardente.
Anche se era buio Morrigan capì l'intensità delle emozioni che l'animavano. Capì.
Cristen continuò a parlare. «Se è vero che non potresti mai stare con chi, ai tuoi occhi, segna la fine del tuo genere, ebbene, io rifiuto il mondo e mi calo la corona dal capo. Non sussistono più impedimenti.»
Morrigan alzò una mano e la mise sopra la sua, accoccolandosi e poggiandosi al suo palmo.
«Perderesti il regno in cambio del mio amore?» domandò con gli occhi velati.
«Qualsiasi cosa in cambio di te» proseguì lui.
E la baciò. Si abbassò su di lei e stavolta non avvertì alcuna resistenza, mentre ne sentiva il sapore e ne assaporava l'alito caldo.
Morrigan era come lui affamata. Si lasciò andare, passandogli le mani attorno alle spalle. Dopo fu difficile staccarsi, ma dovette farlo.
Cristen la riprese impendendole di parlare e con una mano aperta sulle scapole la attirò a sé, verso il centro della stanza. Le fregò il naso sulla guancia e le baciò gli zigomi, le tempie, la fronte.
Morrigan ruotò il capo e aprì la bocca ansimando a quei tocchi di labbra. Sentì le mani di lui che scivolavano sul lenzuolo attorcigliato sotto le braccia. Era troppo, troppo leggero, quel tessuto, tanto da farla impazzire di piacere da capo a piedi.
Si ricordò dove si trovavano e perciò mise le mani contro il forte petto del vichingo: con fermezza lo spinse poco più in là.
«No!»
Il re la guardò da una posizione privilegiata.
«Non posso lasciartelo fare» continuò lei, stringendo le labbra e scostando lo sguardo: con la coda dell'occhio vide le spire di fumo uscire lentamente dalle celle e spostarsi sul soffitto, verso la breccia nel pavimento del Tism.
Cristen deglutì: la gola gonfia e pulsante, il mento rigido, gli occhi stretti in mezzelune.
«Gli dèi hanno per te un piano diverso da questo. La profezia è chiara. Non è il mio credo, ma la rispetto. E c'è dell'altro: non posso permettere che il sinedrio prenda il sopravvento. Solo tu puoi tenerli a bada, Cristen.»
L'amazzone prese fiato: «Scappiamo e saremo perseguitati per sempre!»
«Qui non ti posso proteggere, Morrigan...» sibilò lui.
«Tu hai sempre conosciuto il tuo destino, Cristen. Io ora so qual è il mio» continuò lei prendendogli la mano ruvida, guantata di nero e avvolta nelle polsiere di pelle. «Sarò la tua compagna. Assieme raccoglieremo le ceneri di questo mondo antico e lo trasformeremo!»
Cristen le lasciò la mano e la strinse in un pugno.
«Non capisci Cristen? La profezia ci ha indicato la strada! Zadra è tua erede legittima e io posso essere tua moglie. È ciò che hai sempre voluto! Il sinedrio dovrà accettarlo, perché la tradizione lo prevede!»
«Non accetteranno mai le tue condizioni, Morrigan!» disse lui. «Tu vuoi libertà per le amazzoni e per tutte le donne del mondo...»
«Sì e rimarrò sempre fedele ai miei principi» rispose lei con determinazione.
Cristen la vide risplendere nelle tenebre della prigione: una guerriera, scalfita dall'orrore delle persecuzioni, ma capace di brillare come un diamante.
«Ci sarà tempo per questo...» continuò lei. «Va pianificato, va presentato al sinedrio, inculcato nelle menti aride dell'Ovest, insegnato ai Legnaiuoli. È un progetto ambizioso che inizierà con la cerimonia del nodo di fronte a tutti i popoli.»
Cristen si strinse nei propri abiti.
«Anche per Zadra, lo stesso. La verità le andrà rivelata quando sarà abbastanza grande per difendersi.»
Cristen era immobile nella penombra: si preparava a rispondere.
«Così sia, Morrigan»
E con tutta la forza che aveva in corpo le prese il capo e se lo schiacciò contrò il petto.
![](https://img.wattpad.com/cover/197342253-288-k439278.jpg)
STAI LEGGENDO
L'amazzone e il vichingo
Fantasia"Morrigan capì le loro intenzioni solo quando il re si avvicinò a lei, le prese la spalla, le strappò via la manica e le racchiuse il bicipite dentro un anello dorato. Si dimenò, tentò di scostarsi, ma erano in due a tenerla ferma e, ben presto, il...